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Il racconto

Draghi tra Merkel e Cencelli, il premier stretto tra l'Europa e la cucina della politica

Dopo la trattativa sui sottosegretari, una boccata d'ossigeno nel vertice Ue per parlare di vaccini

Simone Canettieri

Il premier celebrato al Consiglio europeo viene riportato a terra dai ministri riottosi e da Salvini (che si diverte a fare scomparire Arcuri dalle foto)

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Mercoledì sera, Palazzo Chigi. Sala del governo, posti distanziati, barriere in plexiglass. Fermento. Finalmente sembra chiusa questa faccenda folle dei sottosegretari. Sembra. Il premier - a cui finora solo tre ministri danno del tu: Franco, Brunetta e Giorgetti - legge la fatidica lista. Brusii. Distinguo: Guerini si alza, Di Maio scuote la testa, Franceschini dice la sua. Cdm sospeso. Benvenuto, Marziano. 

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Mercoledì sera, Palazzo Chigi. Sala del governo, posti distanziati, barriere in plexiglass. Fermento. Finalmente sembra chiusa questa faccenda folle dei sottosegretari. Sembra. Il premier - a cui finora solo tre ministri danno del tu: Franco, Brunetta e Giorgetti - legge la fatidica lista. Brusii. Distinguo: Guerini si alza, Di Maio scuote la testa, Franceschini dice la sua. Cdm sospeso. Benvenuto, Marziano. 

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Draghi si trova calato così, per la prima volta, nella grande cucina della politica italiana. Il M5s non vuole berlusconiani doc all’editoria, il Pd dà ragione ai grillini, Forza Italia brontola e via così. Un lancio di agenzia avvisa tutti che sì, insomma, non c’è la quadra. Draghi vorrebbe prendersi sottobraccio il suo sottosegretario alla presidenza, Garofoli.

 

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Non lo fa per ovvi motivi. Ma alla fine i due si appartano per un’ora in una stanzetta. E’ quella dove si vedevano le delegazioni all’epoca di Conte. Carta e penna. Ci sono caselle da incastrare. E nomi da far digerire, poi angoli da smussare. Niente di sconvolgente. E’ un cdm, e non un cda. Ma è la prima volta che il Marziano ha a che fare con la complessità di partiti diversi tra loro e, a loro volta, attraversati da guerre che sì, insomma, finiscono sempre di più nel fango. L’intesa si trova. La nuova lista, mondata dai grandi malumori, vede la luce. “E ora mettiamoci a lavorare”, dice Draghi ai ministri. Che ieri a proposito del metodo commentavano con un sorriso beffardo: “Va bene tutto, ma non si fa così, non si arriva con una lista di nomine non concordate”. Drin drin.

 

Campanellino d’allarme. Sotto il fango - pardon la cenere - la politica, i partiti e le dinamiche parlamentari interne ai gruppi si sono fatte vive. Un sussulto. L’ultimo? O il primo?

Insomma, in questa maggioranza XXL non c’è solo Matteo Salvini. Pierino, lo chiamano nel Pd. Per il suo atteggiamento così discolo. Sempre un controcanto (“apriamo dov’è possibile”; “riprendiamo a vivere da Pasqua”).

 

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Al punto che l’altro giorno Draghi lo ha anche convocato, a Salvini. Per dirgli, appunto, abbassiamo i toni. Niente giochetti che piacciono tanto ai titolisti dei giornali. Lo stop, lo strappo eccetera. Un nuovo corso è iniziato, a Palazzo Chigi. E anche i ministri, che con Conte facevano a gara a spararla più grossa, ad annunciare provvedimenti impossibili, a piazzare mine di qua e di là sembrano più timorosi. Al massimo parlano dei fatti propri, della vita nei loro partiti così scassati. Ma reggono fino a un certo punto.

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La lenta decontizzazione di Palazzo Chigi è ormai compiuta. L’ultimo reduce di quella stagione, il segretario generale Roberto Chieppa, ha confessato agli amici di essere comunque stato messo ai margini, anzi era anche rimasto stupito dalla riconferma. Sfumature. Alziamo il livello. Ieri, stanze del governo. Riscaldamento in vista del consiglio Ue. Telefonata Draghi-Macron preparatoria. Si fa sul serio. Il premier detta l’agenda: sì alla produzione di vaccini in house, no all’esportazione se nei territori comunitari non si trovano. E ancora: le aziende inadempienti non vanno scusate, serve una strategia comune nella lotta alla pandemia.

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E’ il suo debutto, in questa nuova veste, al Consiglio europeo. Anche se non gli manca certo la conoscenza di Merkel o Macron. I virgolettati che escono fuori da questa videoconferenza, che continuerà anche oggi per occuparsi di sicurezza, sono draghianissimi. Eccone un po’, i principali. Primo: “Per rallentare la corsa delle mutazioni occorre aumentare le vaccinazioni. Serve un’azione coordinata a livello europeo, rapida e trasparente”. Secondo: “Le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate. il premier ha sollecitato ad un approccio comune sui test e ad un coordinamento per l'autorizzazione all'export”.

 

E infine: “Sulle prime dosi: possibilità di dare priorità alle prime dosi alla luce della recente letteratura scientifica”. Metodo Francoforte, autorevolezza. Poi certo c’è il contorno di questo presepe in cui s’è calato Draghi. Per esempio: anche al Mise si è parlato di vaccini, si è presentato pure Salvini che poi nella foto pubblicata sui social ha tagliato con sapienza politica Domenico Arcuri dalle immagini. Il leader della Lega si è fatto promettere che il commissario salterà, ma lui intanto lo fa scomparire. Ed è pronto quando sarà a intestarsi il successo. Ecco Draghi, ha a che fare anche con questi dossier. A proposito dei sottosegretari, Massimiliano Cencelli, sì il vecchio diccì che dà il nome alle tecniche delle spartizioni politiche, ripescato dall’Ansa esulta: “Il premier ha usato il mio manuale per i sottosegretari”. Pianeta terra chiama lo spazio.

 

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