PUBBLICITÁ

Bonafede è “sollevato” e si gode il suo quarto d’ora di oblio

David Allegranti

Le 200 pagine di relazione sullo stato di salute della giustizia da un mese campeggiano sui siti di Camera e Senato. È l'eredità bonafediana

PUBBLICITÁ

Alfonso Bonafede fino a qualche settimana fa era l’epicentro della crisi politica, insieme al Mes e alla delega sui Servizi. Ora non si parla più né di Bonafede, né di Mes. L’avvocato Alfonso, che si è pure iscritto a Telegram nei giorni scorsi (concedendosi una botta di privacy), è tornato a fare il deputato semplice, gli manca solo la telecamerina come quando faceva le dirette streaming dal Consiglio comunale di Firenze per raccontare l’epoca renziana. Non più capodelegazione del M5s, ruolo ostico, nemmeno ministro. Portavoce dei cittadini, semmai, secondo antica consuetudine del M5s.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Alfonso Bonafede fino a qualche settimana fa era l’epicentro della crisi politica, insieme al Mes e alla delega sui Servizi. Ora non si parla più né di Bonafede, né di Mes. L’avvocato Alfonso, che si è pure iscritto a Telegram nei giorni scorsi (concedendosi una botta di privacy), è tornato a fare il deputato semplice, gli manca solo la telecamerina come quando faceva le dirette streaming dal Consiglio comunale di Firenze per raccontare l’epoca renziana. Non più capodelegazione del M5s, ruolo ostico, nemmeno ministro. Portavoce dei cittadini, semmai, secondo antica consuetudine del M5s.

PUBBLICITÁ

 

“Mi sento sollevato”, dice lui gironzolando per la Camera, a colloquio con Francesco Paolo Sisto, Enrico Costa e Giulia Sarti. Ah già, pure con Walter Verini, tesoriere del Pd. Si sente sollevato lui, ma anche noi in effetti non scherziamo, ché forse abbiamo salutato la via del populismo giudiziario. Resta però l’eredità bonafediana, contenuta nelle 200 pagine di relazione sullo stato di salute della giustizia che da un mese campeggia sui siti di Camera e Senato. E’ quella che Bonafede ha regalato, si fa per dire, alla neo ministra Marta Cartabia, che tanto per cominciare è andata a trovare il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e ha forse indirizzato, come ci suggeriva nei giorni scorsi Emma Bonino, il discorso di Mario Draghi sulle carceri. Doveva dividere, spaccare la vecchia maggioranza, quella relazione, tant’è che Italia viva aveva annunciato, in un’altra epoca politica - ma in realtà sono solo poche settimane – il voto contrario.

 

PUBBLICITÁ

A rivederla adesso, mentre Bonafede si sente sollevato, sembra materiale da museo, da esposizione. Non era neanche più così tanto divisiva, come si dice con una parolaccia, visto che era un mero elenco delle cose fatte (ma spiccano più quelle non fatte), senza politica ma con parecchie considerazioni da monsieur La Palice: “Non soltanto gli investimenti richiesti dal Ministero della Giustizia, ma l’intero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà scrutinato tenendo conto della capacità di affrontare con riforme normative, investimenti e misure organizzative i problemi del processo civile e penale di apprestare un’efficace prevenzione della corruzione. La confidence delle istituzioni europee verso le prospettive di rilancio del nostro Paese è dunque fortemente condizionata dall’approvazione di riforme e investimenti efficaci nel settore della giustizia...”.

 

Insomma, i quattrini del Next Generation Eu arrivano se l’Italia farà alcune riforme per ridurre i tempi della giustizia. Ma questo, come dire, lo sapevamo già. D’altronde, tutta la relazione sembra un gigantesco promemoria. Anche sui tempi e sulla lentezza del processo politico e legislativo del parlamento, per capire per esempio che fine abbiano fatto le famose riforme del processo civile (“E’ stato trasmesso al Senato in data 8 gennaio 2020 il d.d.l. di riforma del processo civile finalizzato ad una razionalizzazione del processo, sia di primo grado sia di appello, attraverso la riduzione dei riti e la loro semplificazione, ovviamente nella massima tutela di tutte le garanzie processuali…”) e quella del processo penale (“Il disegno di legge recante ‘Delega al Governo per l'efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti di Appello’, approvato al Consiglio dei ministri del 13 febbraio 2020, è attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati”). Forse la relazione era un appunto preventivo di Bonafede per chi sarebbe venuto dopo di lui. Si sentiva già pronto per il quarto d’ora di oblio.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ