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Altro che Rousseau

Roma, abbiamo un problema. Il Pd alle prese con il bis di Raggi e i tweet di Grillo

Disfare sul territorio l'alleanza sostenuta a livello nazionale

Marianna Rizzini

Il demiurgo dell'asse Pd-M5s Goffredo Bettini: "Non sosterremo Raggi in alcun modo". I dirigenti dem locali sottolineano la distanza dal sindaco. E intanto, sondaggi alla mano, c'è chi fa i conti sull'ipotesi Gualtieri

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Il tweet di Beppe Grillo fluttua nell’aria: “La città ha ancora bisogno di Virginia, chi sta con te sta con il Movimento. Aridaje”. E siccome per Raggi il garante del M5s aveva già espresso un “daje” l’estate scorsa, l’endorsement è apparso da un lato convinto, ma dall’altro monco, ché il sindaco aveva appena chiesto che la base del M5s si esprimesse sulla sua ricandidatura su Rousseau, ma da Grillo nulla filtrava in proposito. Non solo: se è vero che a livello nazionale l’alleanza Pd-Cinque Stelle pare ormai scritta nella pietra – almeno per quanto riguarda la segreteria del Pd – è anche vero che, sul campo romano, quella stessa alleanza viene considerata derogabile proprio da uno dei suoi demiurghi, Goffredo Bettini.

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Il tweet di Beppe Grillo fluttua nell’aria: “La città ha ancora bisogno di Virginia, chi sta con te sta con il Movimento. Aridaje”. E siccome per Raggi il garante del M5s aveva già espresso un “daje” l’estate scorsa, l’endorsement è apparso da un lato convinto, ma dall’altro monco, ché il sindaco aveva appena chiesto che la base del M5s si esprimesse sulla sua ricandidatura su Rousseau, ma da Grillo nulla filtrava in proposito. Non solo: se è vero che a livello nazionale l’alleanza Pd-Cinque Stelle pare ormai scritta nella pietra – almeno per quanto riguarda la segreteria del Pd – è anche vero che, sul campo romano, quella stessa alleanza viene considerata derogabile proprio da uno dei suoi demiurghi, Goffredo Bettini.

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Ieri infatti Bettini, intervistato da Radio Immagina, pronunciava parole lapidarie: “La Raggi ha intenzione di ricandidarsi ma noi non la sosterremo in alcun modo”. Più sibilline le parole sull’eventuale candidatura di Roberto Gualtieri (“ne leggo sui giornali”, diceva Bettini, “rispetto totalmente le decisioni del gruppo dirigente e quello che avrà nel cuore Gualtieri, una delle persone più prestigiose della politica italiana europea”). E se il Pd, per confessione stessa di Bettini, è “ancora indietro” sulla corsa a sindaco 2021, Raggi, che voleva portarsi avanti al grido di “basta ambiguità e giochi di palazzo”, trova sulla sua strada il Grillo silente sul voto “dal basso” e il non allineamento di una parte del movimento romano, che anzi dialoga con il Pd (nei prossimi giorni è previsto, nell’ambito dell’associazione Pop; un incontro tra la consigliera regionale zingarettiana Marta Bonafoni e il consigliere comunale grillino anti-Raggi Angelo Sturni). E c’è chi, nel M5s locale, pensa addirittura a una lista in nome di Conte. ma a sostegno dell’eventuale candidato Gualtieri.

 

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Come la giri la giri, la questione resta sempre ascrivibile al genere “Roma, abbiamo un problema”. Lo ha comunque il Pd, che deve smontare nella capitale ciò che crea in Parlamento (vedi intergruppo Pd-M5s-LeU). Dice Marco Miccoli, storico esponente del Pd romano: “Zingaretti è stato chiaro: le alleanze locali si fanno sul territorio. E’ chiaro che con Raggi candidata non si può fare un’alleanza”. Il segretario del Pd locale Andrea Casu lo cita direttamente, il segretario: “Come indicato chiaramente da Zingaretti il Pd lavora unito per costruire insieme agli alleati la vittoria del centrosinistra alle prossime amministrative. Il futuro di Roma è il futuro dell’Italia e la nuova fase nazionale sarà fondamentale anche per il riscatto della Capitale, sempre a partire da un punto fermo che non è stato mai messo in discussione: il nostro giudizio sull’amministrazione Raggi non cambia e non cambierà”. E chi, come l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio, con Zingaretti ha governato da vicepresidente della Regione, definendo a un certo punto il sindaco di Roma “fallimentare”, oggi non ha dubbi: “Era ovvio che Raggi volesse correre di nuovo, ed è chiaro che il M5s ha più chance con lei che con chiunque altro. Vediamo chi arriva al ballottaggio, poi magari si vedranno le condizioni di un eventuale accordo”.

 

Sottotraccia, si interrogano inquieti i vertici del Pd, tanto più dopo l’uscita di Grillo. La situazione appare a dir poco labirintica, sospira un dirigente: “Temo ci si sia incartati, adesso il Pd punta su Gualtieri ma senza accordo preventivo con Calenda. C’è il rischio reale che non si vada al ballottaggio”. E però c’è anche chi, nel Pd, si sente rincuorato da un sondaggio “che vedrebbe Gualtieri sopra il 20 cento, quindi in grado di prevalere su Raggi e Calenda anche grazie alla rete dei circoli”. Ma c’è anche chi sogna il colpo di scena, la “candidatura Z. — che non è Zorro”, scherza un dirigente, alludendo al segretario in persona, ipotesi al momento smentita dallo stesso Zingaretti.

 

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