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un'ipotesi concreta

Rinunciare al voto in Italia

Luca Roberto

Chi fa il tifo e chi ha paura della prospettiva (reale) di rimandare le amministrative

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Se è vero che il governo Draghi è nato anche per evitare una campagna elettorale in piena pandemia, una recrudescenza del contagio potrebbe spazzare via anche le elezioni amministrative in programma a giugno. Quando si voterà per i sindaci, tra le altre città, di Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Una strada che acquista in concretezza man mano che le proiezioni sulle varianti predicono un’innalzamento esponenziale dei casi, e si torna a evocare lo spettro di un lockdown. Soluzione, quella del rinvio elettorale, vista favorevolmente dal Pd, che non ha ancora sciolto il dilemma: dar seguito all’alleanza rossogialla o mettere in discussione la linea zingarettiana con un congresso? Fatto sta che i dem, a esclusione di Milano, non hanno ancora candidati ufficiali (le primarie, per dire, rimangono tuttora un’ipotesi).

 

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Mentre il centrodestra il rinvio lo teme: ha una coalizione collaudata che spera di poter vincere. Sicumera ostentata ovunque tranne che a Roma, dove le titubanze ben si intonano al contesto così sbandato. Beppe Sala guarda con apprensione, convinto di averci solo da perdere. E lo stesso prova Virginia Raggi, che pare voglia fare della confusione capitolina una delle leve per la rielezione: per questo accelera per un’incoronazione su Rousseau e per chiudere la partita prima che Pd e cinque stelle abbiano il tempo di convergere su qualcun altro.

 

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