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il colloquio

"Il caos sullo sci? Per la Lega prendere il ministero del Turismo è stato un errore", ci dice Centinaio

Valerio Valentini

Lo sfogo del senatore salviniano dopo la mancata riapertura degli impianti. "Il turismo è delega esclusiva delle regioni. E poi gli italiani nel 1993 hanno votato per abolire quel dicastero. Ora noi rischiamo l'effetto boomerang con tutto il settore"

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Questioni di posti. Quelli che restano uguali, certo, nel trapasso da un governo all’altro. Ma anche quelli che cambiano. “Aver preso il ministero del turismo potrebbe diventare un boomerang, per noi”, dice Gian Marco Centinaio. E detta da lui, che del Turismo è il responsabile della Lega, che quella delega l’ha già gestita ai tempi del Conte I, suona bizzarro. “Ma è proprio perché conosco la materia – aggiunge il senatore del Carroccio, soldato fedele del Capitan Salvini – che dico che sarà dura. E se falliamo, il settore passerà dall’entusiasmo alla frustrazione”.

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Questioni di posti. Quelli che restano uguali, certo, nel trapasso da un governo all’altro. Ma anche quelli che cambiano. “Aver preso il ministero del turismo potrebbe diventare un boomerang, per noi”, dice Gian Marco Centinaio. E detta da lui, che del Turismo è il responsabile della Lega, che quella delega l’ha già gestita ai tempi del Conte I, suona bizzarro. “Ma è proprio perché conosco la materia – aggiunge il senatore del Carroccio, soldato fedele del Capitan Salvini – che dico che sarà dura. E se falliamo, il settore passerà dall’entusiasmo alla frustrazione”.

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Si sfoga così, Centinaio, nella serata di una domenica che segna la prima prova del fuoco per l’esecutivo di Mario Draghi. Roberto Speranza ha appena firmato un provvedimento che prolunga la chiusura degli impianti sciistici fino al 5 marzo. Il tutto con pochissime ore di preavviso rispetto alla preannunciata riapertura. Ed ecco che Centinaio sbotta: “Come capo dipartimento del Turismo della Lega voglio chiedere al premier di intervenire sul suo ministro”. Speranza, appunto. “Certo. Bloccare gli impianti sciistici a meno di 24 ore dalla riapertura è da irresponsabili. Speranza non ha ancora capito che non siamo più nel governo Conte”. Ci vorrà del tempo, insomma, per imporre cambi di metodo e di strategia. “Certo, se vengono nominati gli stessi ministri del governo Conte…”, ci risponde Centinaio, e lascia la frase così, sospesa sul malumore che dentro la Lega corre sotterraneo sin da quando Draghi ha annunciato la composizione del suo governo al Quirinale, venerdì sera. E il riferimento è a Speranza, com’è evidente, ma anche a Luciana Lamorgese, confermata al Viminale con la benedizione del Colle: colei che ha preso il posto di Salvini, e ha in grossa parte smantellato i decreti che portano il suo nome, e che ora resta lì, alla guida del ministero degli Interni a cui lo stesso capo del Carroccio dovrà votare la fiducia, di fatto rinnegando se stesso e la propria propaganda pur di restare in partita.

 

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E però Centinaio ha un altro problema: il turismo, appunto. Che è ben strano, se si considera che quel dicastero è stato assegnato proprio a un leghista, quel Massimo Garavaglia che è un uomo di fiducia di Giancarlo Giorgetti e che ha ottenuto da Draghi in persona la garanzia di vedersi assegnate deleghe e portafoglio, il prima possibile, strappando dunque quelle deleghe al ministero della Cultura di Dario Franceschini. Un bel risultato, si direbbe, se non fosse che Centinaio è, inaspettatamente, di tutt’altro avviso. “Devono intanto spiegarci alcune cose, a proposito di questo ministero. Innanzitutto il Titolo V della Costituzione dice che il turismo è materia esclusiva delle regioni. Esclusiva. A cosa serve, dunque, un ministero con portafoglio visto che i soldi devono essere spesi dalle regioni? Dopodiché, faccio notare che nel 1993 gli italiani hanno votato a favore di un referendum che aboliva il ministero del Turismo”. E non poteva dirlo prima, Centinaio? “Io queste cose sono anni che le dico ma tutti continuano a non ascoltarmi”, insiste lui, che pure è dato adesso come probabile sottosegretario per quel ministero, nell’infornata di nomina che verrà. “Assolutamente no. Zero. Hanno fatto delle scelte e si assumono le responsabilità con il settore”, dice. Quasi correndo il rischio di darsi la zappa sui piedi, criticando cioè quella che Salvini rivendica come un successo. “Io non lo critico”, precisa allora. “Dico solo che è dura. Riuscire a far passare questi messaggi alla macchina burocratica dello Stato non è facile”, prosegue Centinaio, parlando col tono di chi l’esperienza di questa difficoltà l’ha vissuta in corpore vili. “Quando ero al ministero volevo mettere mano alla classificazione alberghiera, per rivedere le modalità con cui si concedono le ‘stelle’ agli hotel. Ma le regioni hanno bloccato tutto perché, essendo il turismo materia esclusiva delle regioni, ogni regione può decidere la modalità che preferisce”.

 

Dove si dimostra, quindi, che anche i leghisti talvolta si ritrovano a invocare il centralismo romano. “Sia chiaro: se ore riescono a cambiare rotta, io sono la persona più felice del mondo. Il problema è che se poi non si riesce, diventa un boomerang”. Anche perché il settore è in grave sofferenza: non solo il mondo del turismo invernale, ma anche gli operatori alberghieri, quelli del mondo dei congressi. La pandemia sta facendo danni serissimi. “E non voglio immaginare quando ci sarà da spendere i soldi”.

 

Al che viene quasi il sospetto che Centinaio ci sia rimasto male, nell’essersi visto scavalcato, lasciato senza un incarico ministeriale, in una spartizione di incarichi governativi che per ora ha visto una netta prevalenza dell’ala moderata, giorgettiana, del partito. “Al contrario”, dice lui. “Quando mi hanno detto che non ero io il ministro del Turismo, sono stati gli operatori ad arrabbiarsi. Io, invece, ho tirato un sospiro di sollievo”.

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