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Il Lavoro per Orlando

Nunzia Penelope

Il ministero va al Pd. I sindacati sperano di avere un rapporto stretto come con la Catalfo

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Chissà se il nuovo ministro del Lavoro Andrea Orlando riuscirà a realizzare con i sindacati un’intesa solida come quella che ha caratterizzato il rapporto con colei che lo ha preceduto, la cinque stelle Nunzia Catalfo. Il dicastero che per definizione è il primo interlocutore di Cgil, Cisl e Uil, ha lavorato sempre in strettissimo rapporto con i rappresentanti dei lavoratori, e in particolare con la Cgil di Maurizio Landini. Nelle sedi sindacali, per la verità, si coglie, sia pure a mezza bocca, qualche dubbio sulle competenze del ministro uscente. (Penelope segue a pagina quattro) Tuttavia, proprio certe carenze “tecniche” hanno consentito alla Cgil di risultare, alla fine, il più stretto consulente del Lavoro. Il legame tra Corso Italia e Via Veneto è risultato determinante per una lunga serie di provvedimenti.

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Chissà se il nuovo ministro del Lavoro Andrea Orlando riuscirà a realizzare con i sindacati un’intesa solida come quella che ha caratterizzato il rapporto con colei che lo ha preceduto, la cinque stelle Nunzia Catalfo. Il dicastero che per definizione è il primo interlocutore di Cgil, Cisl e Uil, ha lavorato sempre in strettissimo rapporto con i rappresentanti dei lavoratori, e in particolare con la Cgil di Maurizio Landini. Nelle sedi sindacali, per la verità, si coglie, sia pure a mezza bocca, qualche dubbio sulle competenze del ministro uscente. (Penelope segue a pagina quattro) Tuttavia, proprio certe carenze “tecniche” hanno consentito alla Cgil di risultare, alla fine, il più stretto consulente del Lavoro. Il legame tra Corso Italia e Via Veneto è risultato determinante per una lunga serie di provvedimenti.

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A partire dall’ormai noto blocco dei licenziamenti, che secondo le recenti dichiarazioni di Catalfo era in procinto di essere prorogato addirittura “senza data di scadenza”, l’influenza sindacale sul ministero si è sviluppata su diversi terreni. Sulle pensioni, per esempio, il lavoro per la exit strategy da quota 100 è stato sapientemente guidato verso una soluzione che consentisse di prorogare le uscite anticipate oltre la scadenza del provvedimento a fine dicembre. Inoltre, Catalfo si era impegnata a varare una legge delega che finisse sostanzialmente per archiviare la legge Fornero, progettando una nuova riforma previdenziale più in sintonia con le richieste sindacali, in particolare per quanto riguarda la flessibilità in uscita e la pensione di garanzia per i giovani, particolarmente cara alla Cgil. Altro tema sviluppato in perfetta armonia è quello del salario minimo legale e della legge sulla rappresentanza, di cui proprio la ministra uscente, quando era presidente della commissione Lavoro del Senato, è stata relatrice, con un testo che recepiva le indicazioni dei sindacati. Tanto da convincere, alla fine, perfino Landini: tendenzialmente contrario alla definizione legislativa del salario, il leader della Cgil si è invece ritrovato nella soluzione prospettata dal ministero.

 

D’altra parte, non poteva essere diversamente, visto che Catalfo ha formulato una di quelle proposte impossibili da rifiutare: la finalità della legge, infatti, sarebbe stata quella di “valorizzare la contrattazione collettiva”, facendo sì che “i minimi retributivi definiti dai contratti si adeguassero progressivamente all’importo del salario minimo definito dalla legge”. Un meccanismo che avrebbe determinato – e sono parole della titolare del Lavoro – “un incremento generalizzato a livello nazionale dei livelli retributivi”. Musica, per le orecchie di qualunque sindacalista. Ma anche su questioni minori la titolare del Lavoro ha avuto un occhio di riguardo. Per esempio sui rider, battaglia ormai storica della Cgil, che combatte perché i ciclofattorini siano considerati a pieno titolo lavoratori dipendenti dalle piattaforme di food delivery. Al ministero è stato pertanto avviato un vero e proprio tavolo di trattativa, con tutte le parti in causa, per trovare il modo di traghettare i rider sotto il contratto della logistica, come richiesto dai sindacati. Impresa che ha rischiato di essere però vanificata quando la principale associazione del settore, Assodelivery, ha sfoderato un proprio contratto nazionale, firmato col sindacato di destra Ugl, che sanciva invece l’autonomia della prestazione. Un contratto che la Cgil ha immediatamente definito “illegale”, trovando ancora una volta sponda nel ministero: che le ha fornito una forte pezza d’appoggio nel parere, molto articolato, firmato dal capo dell’ufficio legislativo di Catalfo, magistrato del lavoro con una lunga e stimata esperienza. Ora, con l’avvento di Orlando, il rapporto tra sindacati e ministero si dovrà ricostruire, e certamente non sarà difficile. Anche se la perfetta sintonia che c’era con Catalfo potrebbe restare un unicum.

 

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