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Il personaggio

Di Battista, scissionista incompiuto

Salvatore Merlo

Mezzo rivoluzionario e mezzo ministro, mezzo scrittore e mezzo turista, Alessandro Di Battista nella vita non ne ha mai fatto una intera. Anche il suo addio al M5s è un atto incompiuto. E infatti nemmeno i suoi amici gli credono

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“Da tempo non sono d’accordo con le decisioni del M5s e ora non posso che farmi da parte”, dice Dibba.  Poi però  aggiunge: “Vedremo se incrocerò di nuovo il Movimento”. E quindi: “Non posso sostenere un governo in cui ci sono quelli di Forza Italia”. Ma anche: “Sosterrò il governo Draghi qualora dovesse fare  cose buone”. Insomma esce dal M5s ma anche no. Si scinde eppure resta. Va all’opposizione di Draghi, e allo stesso tempo gli dà pure il suo sostegno. Allegro vagabondo, eroe  imperituro le cui imprese non hanno purtroppo mai un termine di realizzazione, Alessandro Di Battista sembra dimostrare la validità di quel vecchio detto che recita così: si può inseguire coerentemente uno scopo per tutta la vita, specie se quello si sposta di continuo.   

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“Da tempo non sono d’accordo con le decisioni del M5s e ora non posso che farmi da parte”, dice Dibba.  Poi però  aggiunge: “Vedremo se incrocerò di nuovo il Movimento”. E quindi: “Non posso sostenere un governo in cui ci sono quelli di Forza Italia”. Ma anche: “Sosterrò il governo Draghi qualora dovesse fare  cose buone”. Insomma esce dal M5s ma anche no. Si scinde eppure resta. Va all’opposizione di Draghi, e allo stesso tempo gli dà pure il suo sostegno. Allegro vagabondo, eroe  imperituro le cui imprese non hanno purtroppo mai un termine di realizzazione, Alessandro Di Battista sembra dimostrare la validità di quel vecchio detto che recita così: si può inseguire coerentemente uno scopo per tutta la vita, specie se quello si sposta di continuo.   


Mezzo politico, mezzo scrittore, mezzo editore, mezzo rivoluzionario, mezzo ministro, mezzo turista e adesso anche mezzo scissionista, Dibba non ne fa mai una intera. Si muove a labirinto. A serpentina. A rosa dei venti o a vortice ritmico. Non  di rado in crescendo. Comunque sempre attraverso un trascorrere di vertigini. Praticamente a passo di danza. Tric-trac. Da ragazzo voleva fare l’attore e per questo aveva studiato  spettacolo a Roma 3, ma poi niente. Era convinto di poter diventare un personaggio televisivo  quando tentò un provino per “Amici” di Maria De Filippi. Ma anche lì: incostante. Aveva annunciato il famoso libro su Bibbiano, ma... boh. Chi l’ha visto? S’era lanciato con il consueto entusiasmo nella carriera di editor, per l’editore Fazi. Sembrava fatta. “La mia missione è scoprire nuovi talenti letterari”.  Esperienza conclusa prima del tempo. Anche questa. Anni fa disse pure alla Bignardi di essere pronto a fare il premier, poi però partì per il Sudamerica invece di candidarsi in Parlamento. Ma questo accadeva solo dopo che s’era definito “specialista di microcredito in Congo”. Anche se  certamente accadeva  prima del periodo in cui si occupava di “curare  progetti di sviluppo nei paesi australi”. 


Poiché, com’è noto, gli atti non avvenuti provocano  una catastrofica mancanza di conseguenze, ecco che questo simpatico bighellone ed eterno incompiuto, questo estroverso monomaniaco dell’annuncio, si trova perennemente a metà del guado. Sospeso. Né-né. E’ stato un po’ gilet giallo e un po’ ministro degli Esteri, un po’ gemello di Di Maio e un po’ nemico di Maio, eterno agitatore di una rivoluzione che non si fa mai oggi. Forse domani. Ma anche no. Chissà. Allora non c’è da stupirsi che persino i suoi amici del Movimento, Buffagni e Toninelli, Lezzi e Fraccaro,  ora non ci credano al suo addio. Nemmeno stavolta. La scissione di Dibba è infatti come tutto il resto della sua biografia, un pressappoco.

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