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Il racconto

La trattativa Stato-Rousseau: telefonate, urla, voti rinviati e un super ministero M5s

La giornata che ha portato al voto sulla piattaforma dopo un iniziale stop. Grillo ha paura dei ribelli. Draghi ha pazienza

Simone Canettieri

Il Colle confida nell'azione del Garante pentastellato. Cronache dalle Camera dei deputati, nell'ultimo giorno delle consultazioni

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La trattativa Stato-Rousseau inizia di prima mattina.  Il voto degli iscritti M5s è stato rinviato.    Allora bisogna subito sondare gli umori di Mario Draghi, passato   dal dettare l’agenda alle cancellerie europee ai video situazionisti di Grillo che   intanto gli chiede il ministero per la Transizione ecologica. Ma ci tocca raccogliere le briciole che il premier incaricato, come Pollicino, lascia cadere alla Camera durante le consultazioni.  Con Confapi scherza: “Se riuscirò a formare il governo...”.   A Confcommercio rivela: “Alla vigilia del lockdown mi trovai in un hotel: ero l’unico ospite. Servono nuovi ristori”.  Ma il Quirinale sarà infuriato davanti a questa trattativa Stato-Rousseau? 

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La trattativa Stato-Rousseau inizia di prima mattina.  Il voto degli iscritti M5s è stato rinviato.    Allora bisogna subito sondare gli umori di Mario Draghi, passato   dal dettare l’agenda alle cancellerie europee ai video situazionisti di Grillo che   intanto gli chiede il ministero per la Transizione ecologica. Ma ci tocca raccogliere le briciole che il premier incaricato, come Pollicino, lascia cadere alla Camera durante le consultazioni.  Con Confapi scherza: “Se riuscirò a formare il governo...”.   A Confcommercio rivela: “Alla vigilia del lockdown mi trovai in un hotel: ero l’unico ospite. Servono nuovi ristori”.  Ma il Quirinale sarà infuriato davanti a questa trattativa Stato-Rousseau? 

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La risposta cade sul taccuino con dolcezza. “Nessuna irritazione per il rinvio - racconta chi frequenta il Colle - Grillo ha bisogno di tempo per portare tutto il M5s dentro”. Parola chiave: tutto. Una versione che torna anche al Pd: “Il compagno Beppe lotta insieme a noi!”. Ma Grillo ha una marea di problemi interni: c’è una pattuglia di parlamentari (con Dibba che soffia da fuori) che fa assemblee, organizza Vaffa-Draghi day e dice mai con “Dracula”. Si tratta di senatori (una decina) e qualche deputato a cui un giorno Grillo ha regalato una giacca, un apriscatole e “tieni vai a divertirti in Parlamento”. Sono rimaste le giacche, ma di sartoria.


Adesso questa fronda è un problema. E potrebbe incidere sul voto di Rousseau. Davide Casaleggio si è limitato a dire: “Sapete come la penso su Draghi”, e da sabato scorso è ritornato a Milano, davanti al computer. Grillo, dopo la consultazione, è ripartito per Genova. Ma continua a stare incollato al telefono: convince quei ragazzacci che non solo non si fidano, ma gli fanno anche i post su Facebook contro. Una volta sarebbero stati inceneriti, adesso vanno accarezzati e capiti. 


Grillo all’ora di pranzo parla anche con Draghi: lo rincuora, si fa rincuorare e gli chiede tempo: il voto si farà oggi. Rapido: dalle 10 alle 18. 
Vito Crimi è rimasto a presidiare il Palazzo. I grillini vogliono certezze croccanti: i ministeri pesanti e una formula tecnico-politica. Ecco Crimi passeggiare in un corridoio della Camera tutto baldanzoso. Come va? “Benissimo”. Insomma. Il dissidente Pino Cabras ha appena parlato di “golpe”.  Barbara Lezzi ha un diavolo per riccio. Non lo dicono, ma sono convinti, questi irriducibili, che il rinvio aiuta i sì.

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Ecco perché schiumano. Il fatto è che Rousseau rimane un mistero buffissimo insondabile e un po’ patacca di questa Terza Repubblica: per cambiare lo statuto del M5s hanno partecipato circa 30 mila iscritti su una base di 120mila e quindi bisognerà ripetere il voto con una maggioranza che non sia assoluta. Rousseau ha perso nell’ultimo anno quarantamila iscritti. Dunque chi voterà come la pensa su Draghi? Sono i dubbi di Beppe Grillo, timoroso che questa svolta non sia compresa dal suo popolo. “Dovete fidarvi di me”, dice il Garante con uno dei suoi proverbiali urli gotici ai dubbiosi. Nel frattempo cerca, il povero Beppe, sponde dal premier incaricato. Farà forse un altro video, il vecchio Garante per parlare al mondo M5s.


Questo mondo esiste ormai solo in un Parlamento (quasi 300 eletti), ma fuori il paese non se lo fila più. Tuttavia Draghi da quegli scranni deve passare, e lo sa. E allora ecco anche Giuseppe Conte: “Se votassi su Rousseau, voterei sì a Draghi”.

Ora mettetevi nei suoi panni: che generoso questo premier dimissionario in cerca anche lui di una Vita nova. Luigi Di Maio, il primo a volersi imbarcare questa avventura puntando a rimanere ministro, condivide sui social le parole di Legambiente, Wwf e Greenpeace che rivelano: “Il premier ci ha appena detto che ci sarà il ministero della Transizione ecologica”. In serata la notizia: il voto online ci sarà oggi. Otto ore per rispondere a questo quesito: “Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal M5s, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato  Draghi?".


Che spasso questa trattativa Stato-Rousseau. Se oggi tutto andrà bene: domani Draghi scioglierà la riserva. La settimana prossima il giuramento
 

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