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Dove va la curva dei contagi durante una campagna elettorale

Francesco Armillei e Lorenzo Borga

Ha senso osservare l'evoluzione dell’epidemia per dimostrare se un evento come le elezioni incide o meno sui contagi? Non tanto

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“Nel ritmo frenetico elettorale è pressoché impossibile che (comizi e assemblee) si svolgano con i necessari distanziamenti. In altri paesi in cui si è votato obbligatoriamente perché scadute le legislature dei parlamenti o i mandati dei presidenti si è verificato un grave aumento dei contagi”. Così ha detto il presidente Sergio Mattarella, quando ha argomentato la scelta di scongiurare le elezioni anticipate. Una posizione che ha alimentato diverse polemiche, in particolare da destra. Anche in Italia infatti l’epidemia e le misure di contenimento dei contagi sono diventati elementi scontro nell’arena politica, tra chi ritiene che le limitazioni debbano essere stringenti e chi invece crede che serva riaprire il più possibile.

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“Nel ritmo frenetico elettorale è pressoché impossibile che (comizi e assemblee) si svolgano con i necessari distanziamenti. In altri paesi in cui si è votato obbligatoriamente perché scadute le legislature dei parlamenti o i mandati dei presidenti si è verificato un grave aumento dei contagi”. Così ha detto il presidente Sergio Mattarella, quando ha argomentato la scelta di scongiurare le elezioni anticipate. Una posizione che ha alimentato diverse polemiche, in particolare da destra. Anche in Italia infatti l’epidemia e le misure di contenimento dei contagi sono diventati elementi scontro nell’arena politica, tra chi ritiene che le limitazioni debbano essere stringenti e chi invece crede che serva riaprire il più possibile.

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Che cosa ha detto la destra

Sia esponenti politici che alcuni media hanno polemizzato con il Quirinale. Matteo Salvini, poche ore dopo l’intervento di Mattarella, ha scritto su Facebook: “Non si può votare perché c’è il pericolo del contagio? Dovremmo spiegarlo ai calabresi che votano per le regionali […] e ai milioni di italiani che voteranno per le comunali in primavera. Questi italiani saranno delle ‘cavie’?”. L’europarlamentare leghista Silvia Sardone ha poi rincarato la dose con un video-intervento (poi cancellato da Facebook, forse per l’apertura della Lega al governo Draghi?): “Non è vero che dove ci sono state le elezioni ci sono stati aumenti dei contagi: in Portogallo […] una settimana dopo il voto i contagiati erano circa la metà rispetto a quando si è votato. Anche la Romania è andata alle urne, senza aumenti”.  E anche Libero e La Verità, negli ultimi giorni, sono tornati sul tema tentando di smentire il Presidente della Repubblica. Il primo quotidiano elencando tutte le elezioni a cui saranno chiamati a votare diversi stati europei (e ci mancherebbe altro, mica si possono sospendere le votazioni scandite dalle costituzioni, come ha reso chiaro anche Mattarella con le sue parole), mentre il giornale diretto da Belpietro si è esercitato in un’analisi dei contagi post-voto concludendo che “il capo dello Stato ha usato un argomento, se non completamente falso, almeno non supportato da prove tangibili”.

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Guardare le curve “a occhio nudo” 

Non è nostra intenzione difendere per partito preso il Presidente della Repubblica, che come tutti gli altri politici può essere colto in fallo e non è protetto dal dogma dell’infallibilità papale. Ma le critiche che sono state rivolte a Mattarella hanno peccato di fondatezza. Non è infatti in alcun modo utile né sufficiente osservare le curve dell’epidemia per dimostrare se un evento collettivo come le elezioni incida o meno sui contagi. Prima di tutto perché dipende dal punto di osservazione da cui le si guarda. Prendiamo uno dei casi analizzati da La Verità: in Polonia si sono svolte le elezioni presidenziali che – secondo il quotidiano – non avrebbero avuto “alcun effetto sulla curva epidemica”. Se però osserviamo lo stesso caso analizzato da Lorenzo Ruffino per Youtrend (che usa il dato più affidabile della media settimanale dei contagi) vediamo che dopo il secondo turno delle presidenziali polacche il 12 luglio i casi sono aumentati considerevolmente. Prendiamone un altro di esempio, gli Stati Uniti: in questo caso si scrive che la crescita esponenziale dei contagi negli Usa è “evidentemente non correlata alla corsa alle urne”, perché la curva ha avuto inizio prima del 3 novembre, giorno del voto. Ma basterebbe seguire la politica americana per sapere che sui quasi 160 milioni di elettori più di 100 avevano votato in anticipo, la gran parte per posta e circa 36 milioni di persona. E per di più non basta tener conto del giorno del voto, ma anche di tutti i mesi precedenti di campagna elettorale e comizi. Alcuni ricercatori dell’Università di Stanford hanno analizzato proprio gli assembramenti della campagna elettorale di Trump (in un paper tuttavia non ancora pubblicato su una rivista scientifica e non esente da critiche): il risultato degli autori è che 18 comizi dell’ex presidente – dove troppo spesso le mascherine erano assenti – avrebbero causato circa 30mila nuovi casi di Covid-19, e circa 700 morti. Al di là dei numeri precisi, frutto di stime e non verificabili caso per caso, è ragionevole affermare che l’effetto voto sull’epidemia c’è stato.

 

Si capisce ben presto dunque che le analisi basate sull’osservazione delle curve a occhio nudo non sono di grande utilità. Anche perché, lo sappiamo, i numeri dei contagi non sono influenzati solo dalle elezioni. Ma anche, e soprattutto, dalla capacità di tracciamento del virus e dalle decisioni sulle chiusure. Una riduzione dei contagi dopo un giorno di votazioni a prima vista potrebbe dunque dimostrare l’inconsistenza delle parole di Mattarella, ma in realtà essere il risultato di un aumento dei contagi per gli assembramenti del voto e di una concomitante più forte riduzione dovuta ad altri fattori, come un lockdown più stringente.

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La lente di ingrandimento

Ci serve dunque una lente per capire davvero cosa-causa-cosa, e se dunque Mattarella abbia torto o ragione sul rischio di contagi legati al voto elettorale. E a fornirla sono alcuni studi scientifici, che attraverso l’analisi statistica riescono a isolare l’effetto delle elezioni sui contagi dal resto.

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Uno studio del giugno scorso ha analizzato l’effetto del voto municipale di marzo 2020 in Francia, trovando nei propri risultati un probabile effetto delle elezioni sull’aumento di nuovi casi e decessi: in particolare, scrivono gli esperti, nei distretti dove il contagio era già elevato. Un’altra ricerca sul caso francese – frequente oggetto di studio perché si è potuto sfruttare il fatto che alcuni comuni erano chiamati al voto e altri no, per poi analizzarne le differenze nei contagi – è giunta alle stesse conclusioni: una maggiore affluenza a livello locale è associabile a un significativo aumento dei decessi per la popolazione over-80 nelle cinque settimane successive alle elezioni. Risultati simili emergono da una ricerca sulle primarie presidenziali nello stato del Wisconsin e dalle elezioni in Baviera di marzo 2020.

 

Le ricerche sono ancora parziali e basate su casi specifici - e dunque non si può affermare che vi sia già un’evidenza scientifica solida - ma vanno tutte nella stessa direzione. Quel che è certo, per ora, è che non è possibile dare del bugiardo a Mattarella (anche se il Quirinale avrebbe dovuto essere più cauto su questo fronte vista l’incertezza della materia) e che ci vuole estrema, estrema, cautela quando in ballo c’è la vita delle persone, in particolare dei più fragili.

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