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Il racconto

"E così umano". I timori fantozziani e Draghi. Che prende appunti: vi ascolto

Una giornata al secondo piano di Montecitorio nella bic dell'ex presidente della Bce: "Sono qui per ascoltare le vostre proposte", dice ai parlamentari

Simone Canettieri

  Il debutto delle consultazioni del presidente incaricato. Sifilano sei delegazioni all'inizio un po' impacciate. Lui scherza sulla mascherina e saluta col gomito. Annuisce a Bonino che gli dice che serve un governo politico. E lui: "L'integrazione dell'Italia nella Ue passerà dal Recovery"

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“E’ così umano. Parla così bene. Ha pure due braccia e due gambe”. Andrea Cecconi da Pesaro, espulso nel 2018 dal M5s per bricconate nei rimborsi, adesso è un felice deputato del gruppo Maie 23. Ha appena incontrato Mario Draghi. Prima di entrare nella Sala della biblioteca gli tremavano le gambe. Ci sta. Una volta dentro, nessun esame. “Ditemi, sono qui per ascoltarvi”. Draghi ferma le parole delle delegazioni che si succedono con una Bic blu su un foglio bianco.  

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“E’ così umano. Parla così bene. Ha pure due braccia e due gambe”. Andrea Cecconi da Pesaro, espulso nel 2018 dal M5s per bricconate nei rimborsi, adesso è un felice deputato del gruppo Maie 23. Ha appena incontrato Mario Draghi. Prima di entrare nella Sala della biblioteca gli tremavano le gambe. Ci sta. Una volta dentro, nessun esame. “Ditemi, sono qui per ascoltarvi”. Draghi ferma le parole delle delegazioni che si succedono con una Bic blu su un foglio bianco.  

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Draghi è solo. Si alterna tra la Sala della biblioteca e quella della Lupa, collegate da una porta. Così i commessi che presidiano il secondo piano di Montecitorio (se ne contano dodici): hanno modo di igienizzare gli ambienti tutte le volte che le delegazioni se ne vanno. Che via vai. Il primo giorno delle consultazioni con i cosiddetti partiti minori scivola via. Battutaccia di un vecchio commesso della Camera: “Meno voti hanno e più si presentano numerosi: è sempre così”. 

 

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Note interessanti: probabilmente servirà un altro giro; da oggi si fa sul serio con Pd, Iv e Forza Italia (dlin dlon: è atteso Silvio Berlusconi) e per Draghi la sfida del Recovery “è un’occasione da non perdere perché si potrà compiere l’integrazione dell’Italia in Europa”.

 

Il virgolettato viene riproposto da uno dei tanti parlamentari che entra in questo valzer e che ascolta la voce bassa e ferma dell’ex presidente della Bce.

 

E’ una versione abbastanza attendibile e garantita al limone. Perché tutte queste truppe quando escono da quella porta si ricordano, a momenti, più ciò che hanno sentito  che quello che sono andati a dire. Come è vero che Draghi abbia annuito quando Emma Bonino gli ha detto: “Presidente questo non è un governo tecnico perché c’è lei, anzi. Sarà un governo super politico perché parlerà all’Europa e dunque sarà una nuova politica”.  

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Non è facilissimo. Il presidente del consiglio incaricato non ha un ufficio stampa. Nessun mastino alle calcagna a veicolare  messaggi empatici. Ah, e il suo bracco ungherese pare sia rimasto nella villa di Città della Pieve. L’effetto ufo c’è nel Palazzo che però alla fine, da sempre, tutto mastica. Ma è il primo giorno. E quindi “Cristiano Ronaldo”, come lo chiama Giancarlo Giorgetti della Lega, sembra un po’ Padre Pio agli occhi di tanti parlamentari che hanno il loro slot per parlargli, per spiegargli una certa idea del Paese.   
Draghi entra alla Camera intorno alle 11.

 

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Questa volta con la sua Passat grigia metallizzata dal garage di via degli Uffici del Vicario. E si infila al  secondo piano di Montecitorio, sala dei Busti. Il suo ufficio. Un tavolone lungo di legno e le sedie. Intorno a lui i funzionari della Camera. I camerieri in livrea sfrecciano nei corridoi con i carrelli: un caffè. E una bottiglia di acqua naturale. Con l’etichetta rosa.   Il calendario degli incontri di questi tre giorni viene diffuso dall’ufficio stampa della Camera.

 

Draghi passa un paio di ore nel suo nuovo ufficio, che il giorno prima  ha visionato per un sopralluogo. Poi intorno alle 13 scende, entra in auto e va a casa. C’è da immaginare dunque che anche lui abbia assistito in tv alla conferenza stampa di Conte. Un tavolino acchittato davanti a Palazzo Chigi.

 

L’ultimo predellino da premier. Rocco Casalino che chiede ai cronisti di non riprendere il palazzo del governo e così piazza l’inquadratura con lo sfondo di Montecitorio. Il vento sferza il ciuffo di Giuseppe Conte, costretto quasi a urlare per dire “che non sarà di certo lui un ostacolo per la nascita del nuovo governo”. Folata di vento. E che insomma, anche il M5s deve fidarsi di Draghi.   Tutto è in movimento da queste parti. Una selva di telecamere e una Guernica di giornalisti tutti accalcati assistono a quello che con cattiveria chiamano subito dopo “l’ultimo assembramento-stampa” di Conte. Poche parole, zero domande per spianare la strada al nuovo governo e per   ribadire   che non sarà  Conte  il sabotatore di questa operazione che ormai è partita.   Alle 15  ecco di nuovo Draghi. Al via  le consultazioni: sei round. Inizia “Azione, + Europa, Radicali” e termina la pattuglia di Cambiamo. Trenta minuti a incontro. C’è anche quel genio di Bruno Tabacci (“Io ministro? Non dirò nulla”). Entra pure Vittorio Sgarbi con un  regalo (“Lei ancora mi parla”, romanzo scritto dal padre Giuseppe per la Nave di Teseo della sorella Elisabetta). Draghi tutte le volte saluta le delegazioni con il gomito. E poi sorride: “Con queste mascherine è un disastro. Ma non perdiamo le buone maniere”. Un deputato del Misto folgorato ci racconta la scena e aggiunge: “E’ così umano, Lui”.
 

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