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Chiacchierata con il portavoce del premier

Casalino: "Renzi è stato bravo. Draghi? Ha rapporti internazionali. Ma anche Conte"

Una telefonata la notte dell'incarico all'ex presidente della Bce: "Contro di me tanta omofobia, ma sono sereno: mi riposerò"

Simone Canettieri e Salvatore Merlo

Il comunicatore di Palazzo Chigi si sfoga con il Foglio: "Mi spiace un po' per mia mamma, questo sì"

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Dice a un certo punto: “No, non siamo dispiaciuti. Anzi io la vivo come una liberazione. Sai che significa portare la voce di un altro?”. Non è facile interrogarlo perché è astuto (“ma non è che mi state intervistando?”), non è facile raccontarlo perché bisogna tradurre il suo linguaggio (“amore, ma Renzi è stato bravo. Era finito ed è risorto”), un  miscuglio di sincerità e di malizie (“la lista Conte? La politica si misura nel lungo periodo”), di ambizione e di furbizia (“ho subìto molti attacchi anche per ragioni omofobiche”), di sbruffonaggine e cautela (“meglio Draghi di un altro, ha rapporti internazionali. Ma li ha anche  Conte”)
Era entrato nello studio di Giuseppe Conte a giugno del 2018, per spiarlo  su comando di Luigi Di Maio. Ma alla fine Rocco Casalino era diventato sul serio il gentiluomo di camera del presidente del Consiglio. In pratica, per circa due anni, lui e Conte sono stati l’uno la prosecuzione dell’altro. L’articolazione di un unico personaggio. Due uomini un solo destino. Che da ieri è il trasloco.  Lasciano  Chigi. E così alle 23.08 di martedì 2 febbraio, poco dopo la doccia fredda, subito dopo che il Quirinale ha pronunciato le sue due parole più scabrose (“Mario” e “Draghi”) ecco che Rocco risponde al telefono.  Voce allegra. Pure troppo.  “Eccomi!”.

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Dice a un certo punto: “No, non siamo dispiaciuti. Anzi io la vivo come una liberazione. Sai che significa portare la voce di un altro?”. Non è facile interrogarlo perché è astuto (“ma non è che mi state intervistando?”), non è facile raccontarlo perché bisogna tradurre il suo linguaggio (“amore, ma Renzi è stato bravo. Era finito ed è risorto”), un  miscuglio di sincerità e di malizie (“la lista Conte? La politica si misura nel lungo periodo”), di ambizione e di furbizia (“ho subìto molti attacchi anche per ragioni omofobiche”), di sbruffonaggine e cautela (“meglio Draghi di un altro, ha rapporti internazionali. Ma li ha anche  Conte”)
Era entrato nello studio di Giuseppe Conte a giugno del 2018, per spiarlo  su comando di Luigi Di Maio. Ma alla fine Rocco Casalino era diventato sul serio il gentiluomo di camera del presidente del Consiglio. In pratica, per circa due anni, lui e Conte sono stati l’uno la prosecuzione dell’altro. L’articolazione di un unico personaggio. Due uomini un solo destino. Che da ieri è il trasloco.  Lasciano  Chigi. E così alle 23.08 di martedì 2 febbraio, poco dopo la doccia fredda, subito dopo che il Quirinale ha pronunciato le sue due parole più scabrose (“Mario” e “Draghi”) ecco che Rocco risponde al telefono.  Voce allegra. Pure troppo.  “Eccomi!”.

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Ci speravate fino all’ultimo. “Sono sollevato. Mi riapproprio della mia vita.  L’unica che soffre è mia madre, le faceva piacere poter dire che suo figlio era il portavoce del capo del governo”. Ma Renzi? Renzi vi ha fregati. “Non lo definirei proprio ‘una merda’… direi piuttosto una… diciamo… Guarda, in politica non c’è il buono e il cattivo. Ci sono gli interessi. E Renzi è stato bravo. D’altra parte col 2 per cento dove andava? Ora ha una possibilità di salvezza”. E il presidente? Come sta Conte? “Qua a Palazzo Chigi nessuno è triste, ve lo giuro. E’ stata davvero pesante.

  

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Non pensavo. Sono stati due anni difficilissimi: il ponte Morandi, la pandemia…”. In particolare per te. Preso di mira. Anche da Renzi, che aveva chiesto il tuo licenziamento. “Assolutamente sì. C’entra l’omofobia ovviamente.  E’ chiaro”. E ora? “Io adesso  vivo. Sono libero.  Respiro.  Esce anche il mio libro tra poco”. Memorie di un portavoce, appunto. Ex portavoce.  Perché arriva Draghi. “Draghi ha i rapporti internazionali, ok. Meglio lui di un altro. Ma in questi anni mi sono reso conto di quanto sia importante la continuità al governo”. Conte farà la sua lista? “Mancano due anni alle elezioni”.

  

Intanto Di Maio sta festeggiando per Draghi. E’ contento. “Ma chi, Luigi?”. Eh sì. Giggino. “Il gioco di Draghi non favorisce Di Maio”. Beh, insomma anche lui voleva fare fuori Conte. “Non credo volesse”. In realtà dicono che non sopporti nemmeno te.  “La sento dire spesso questa cosa. Che Luigi mi odia. Ma noi del M5s abbiamo un legame unico. Siamo nati insieme… ma non è che mi state facendo un’intervista?”.  Solo una chiacchierata. “Mi raccomando”.  Ci sono state  delle incomprensioni. In passato ti auguravi che il Foglio chiudesse. Acqua passata. “Mai stato cattivo con il Foglio. Per me il Foglio è il Foglio”. E anche Rocco è Rocco. 

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