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“Chi vuole bene all'Italia e si dice europeista non può che aiutare Draghi”. Parla Verini (Pd)

Luca Roberto

"Non disperdiamo il lavoro fatto con Conte. Il Pd deve fare l'interesse del paese ma allo stesso tempo tenere insieme l'alleanza con M5s e LeU. È l'unico modo per non arrendersi alla destra sovranista", ci dice il deputato dell'ala zingarettiana

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"Il Pd vuole seriamente dare una mano a Draghi, ma con la sua visione. Dobbiamo fare l'interesse del paese, ma allo stesso tempo non disperdere un'alleanza il cui sviluppo è importante per la stessa democrazia. Possiamo dar vita a un polo che può essere competitivo con le destre antieuropeiste sin dalle prossime elezioni amministrative e soprattutto, quando saranno, alle politiche". Walter Verini, deputato e tesoriere del Partito democratico, ha letto e condiviso l'appello fatto da Nicola Zingaretti. Quello in cui il segretario ha sottolineato come l'incarico a Draghi apra "una fase nuova che può portare il Paese fuori dall'incertezza" e che adesso "è il tempo di un nostro protagonismo per mettere in campo i contenuti e una visione chiara", non disperdendo "la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia". Poi però basta andarsi a rileggere le dichiarazioni di Vito Crimi ("non sosterremo alcun governo tecnico guidato da Draghi") e di gran parte del carrozzone grillino per capire che dalla fine di un'esperienza di governo possa propagarsi una lunga faglia che quel meticoloso lavorìo di normalizzazione finisca per spazzarlo via tutto d'un colpo. C'è il rischio che questa futuribile coalizione faccia crack? "Credo che quanto detto da Zingaretti sia utile non solo a Pd, M5s e LeU, ma al paese. E' evidente che dobbiamo e vogliamo raccogliere l'appello di Mattarella, ma mettendoci le nostre idee e le nostre proposte. Sarebbe importante che questa disponibilità venga esercitata da tutte quelle forze che hanno sostenuto convintamente e fino in fondo il governo Conte", ribadisce Verini.

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"Il Pd vuole seriamente dare una mano a Draghi, ma con la sua visione. Dobbiamo fare l'interesse del paese, ma allo stesso tempo non disperdere un'alleanza il cui sviluppo è importante per la stessa democrazia. Possiamo dar vita a un polo che può essere competitivo con le destre antieuropeiste sin dalle prossime elezioni amministrative e soprattutto, quando saranno, alle politiche". Walter Verini, deputato e tesoriere del Partito democratico, ha letto e condiviso l'appello fatto da Nicola Zingaretti. Quello in cui il segretario ha sottolineato come l'incarico a Draghi apra "una fase nuova che può portare il Paese fuori dall'incertezza" e che adesso "è il tempo di un nostro protagonismo per mettere in campo i contenuti e una visione chiara", non disperdendo "la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia". Poi però basta andarsi a rileggere le dichiarazioni di Vito Crimi ("non sosterremo alcun governo tecnico guidato da Draghi") e di gran parte del carrozzone grillino per capire che dalla fine di un'esperienza di governo possa propagarsi una lunga faglia che quel meticoloso lavorìo di normalizzazione finisca per spazzarlo via tutto d'un colpo. C'è il rischio che questa futuribile coalizione faccia crack? "Credo che quanto detto da Zingaretti sia utile non solo a Pd, M5s e LeU, ma al paese. E' evidente che dobbiamo e vogliamo raccogliere l'appello di Mattarella, ma mettendoci le nostre idee e le nostre proposte. Sarebbe importante che questa disponibilità venga esercitata da tutte quelle forze che hanno sostenuto convintamente e fino in fondo il governo Conte", ribadisce Verini.

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Ma se il M5s non lo facesse, lasciandovi con il cerino in mano a recitare il solito ruolo di responsabili in solitaria? "Il mandato di Draghi è di altissimo profilo, La sua storia è una garanzia per tutti. Non vedo troppe analogie con il governo Monti, che noi sostenemmo a un costo altissimo. Non vedo perché chi vuole il bene dell'Italia e si dice europeista non debba sostenere un'operazione di consolidamento in una fase di emergenza come questa. Anche per questo sarebbe importante che le forze che hanno sostenuto il governo Conte continuassero a lavorare insieme per non disperdere l'eredità accumulata e far pesare in Parlamento proposte condivise".

 

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La cacciata di Conte, il vostro punto di caduta, non potrebbe però innescare un'implosione i cui esiti sono difficilmente controllabili? "Conte va ringraziato, se è la persona più popolare del paese non è certamente un caso. Ho avuto modo di lavorarci e abbiamo apprezzato il suo stile, la sua capacità di ascolto non comuni. La nostra opinione è che avrebbe potuto benissimo rinsaldare la maggioranza con una tabella di marcia precisa, chiesta anche da noi. Poi però il calcolo strumentale di Renzi ha prevalso. Ma ciò non toglie che l'esperienza da grand commis che ha accumulato sia un patrimonio che chi ha creduto in questo progetto deve difendere e valorizzare". 

 

A proposito del senatore di Scandicci. Ha ottenuto in un colpo solo la defenestrazione di Conte e un governo con l'autorevolezza di Draghi. "Di certo non ha vinto nulla. Ha aperto una crisi al buio e lo dimostra il fatto che il percorso che dovrà fare adesso Draghi è tutt'altro che scontato. Allo stato attuale, con le dichiarazioni che si leggono sui giornali e sulle agenzie, una maggioranza va ancora costruita: traspare ancor di più la responsabilità di aver aperto una crisi al buio. Solo la presenza di un presidio come Mattarella al Quirinale e di una personalità come l'ex presidente della Bce possono ora impedire un salto nel buio. nel pieno di una drammatica crisi sanitaria, economica e sociale". 

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