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Roberto Fico, l'esploratore disperso

Salvatore Merlo

Sul programma di governo il presidente della Camera apparecchia il più improbabile dei negoziati. E poi sparisce

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Dopo appena un’ora, al sesto sbadiglio sotto la mascherina, Roberto Fico si alza in piedi. Il gesto improvviso sveglia anche gli altri venti partecipanti al tavolo che a Montecitorio dovrebbe ricomporre l’agenda di governo. “Devo andare, fatemi sapere quando avete finito”. Graziano Delrio e Andrea Marcucci, che sono i capigruppo del Pd, lo guardano con invidia. Ettore Rosato, plenipotenziario renziano, aveva appena sospirato con senso di vana inutilità: “Qua facciamo notte”. Fico non s’è  più fatto rivedere.

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Dopo appena un’ora, al sesto sbadiglio sotto la mascherina, Roberto Fico si alza in piedi. Il gesto improvviso sveglia anche gli altri venti partecipanti al tavolo che a Montecitorio dovrebbe ricomporre l’agenda di governo. “Devo andare, fatemi sapere quando avete finito”. Graziano Delrio e Andrea Marcucci, che sono i capigruppo del Pd, lo guardano con invidia. Ettore Rosato, plenipotenziario renziano, aveva appena sospirato con senso di vana inutilità: “Qua facciamo notte”. Fico non s’è  più fatto rivedere.

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Alla fine, nella sala della Lupa, primo piano del Palazzo di Montecitorio, attorno a quel tavolone in cui non siede nemmeno un leader di partito (ma che pure dovrebbe sciogliere i problemi della maggioranza),  non va in onda lo spettacolo della discordia e del caos. Ma quello della noia e dell’irrilevanza. E ne sono tutti tragicamente consapevoli, tranne la miriade dei micro-rappresentanti dei micro-gruppi, quei senatori e deputati sconosciuti che dovrebbero costituire i famosi responsabili. Per tutti loro è come fosse il giorno del compleanno. O Natale. La cuccagna, all’incirca. E infatti Buccarella Maurizio da Lecce, senatore, ex grillino espulso, saltellava  come un tordo sulle siepi da un’intervista all’altra: Radio 1, Agi, Adnkronos... A tutti spiegando la natura del nuovo programma di governo che sta autorevolmente contribuendo a scrivere. Poi c’era anche  Antonio Tasso, vicepresidente del Maie, anche lui un tempo grillino, poi espulso per aver subito una condanna (taroccava cd musicali). Tasso veniva sentito pronunciare dai cronisti parole dense ed elevate: “Fase delicata”, “fragili equilibri”. Boh. 

  
Solo Delrio e Marcucci, Faraone e Maria Elena Boschi, apparivano consapevoli. E dunque frastornati. I primi con l’aria di chiedersi tutto il tempo “che ci stiamo a fare qua?”. I secondi, Faraone e Boschi, in pratica votati al martirio. A loro era stato  assegnato, da Renzi,  il compito specifico di spararle grosse. Di chiedere tutto, anche l’impossibile. Anzi: specialmente l’impossibile. Pura rappresentazione. Le trattative, quelle vere, quelle sui nomi, intanto si stavano svolgendo altrove. Lungo i fili del telefono. Tra Conte e Renzi. Tra Renzi e Zingaretti. Tra Mattarella e Franceschini. E d’altra parte nessuno aveva capito come avrebbe mai potuto, Fico, senza un auricolare di Conte nell’orecchio, discutere del programma di governo di un altro presidente del Consiglio

    
Dopo le prime quattro devastanti ore, quando ormai Fico s’era già dileguato da un pezzo, il tavolo degli improbabili aveva appena superato, arrancando, lo scoglio del primo punto in agenda: il Lavoro. A quel punto, allo scoccare della quarta ora, Delrio esalava la frase totemica: “Forse stiamo approfondendo un po’ troppo”. Dopo quattro ore i rappresentanti della (quasi) maggioranza avevano infatti convenuto di essere già d’accordo da tempo, risolvendosi  ad approvare - di nuovo - un testo che già era stato approvato un mese fa, il 2 dicembre,  agli albori di questa crisi, quando ancora la chiamavano “verifica”.  Alle 20, dopo otto ore di discussioni, arrivati nemmeno a metà, Loredana De Petris, messasi a presiedere la riunione al posto di Fico, annuncia: “Ora passiamo al Mes”. Svenimenti. E domanda generale: ma Fico dov’è? L’esploratore disperso non si è mai più fatto rivedere. E il mistero più grosso, alla fine, è cosa mai possa andare a riferire martedì al presidente della Repubblica.

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