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I gialli responsabili

Vitali come la "talpa" di Le Carrè. I costruttori: "Renzi ministro"

Affaticati dalla costruzione. Colpiti dal voltafaccia di Vitali. Anche loro consigliano a Conte di offrire a Renzi qualcosa

Carmelo Caruso

Per i costruttori la storia di Luigi Vitali è un "tentativo di sabotaggio della destra". Sono dieci e non credono in nuovi arrivi. Per Andrea Causin serve un governo politico con il leader di Iv

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Roma. L’idea dei senatori costruttori è che fosse una “talpa costruttrice” .  Cosa si fa quando si deve spiegare l’inspiegabile? Si raccontano storie. Quella che girava ieri, sul senatore Luigi Vitali, era questa: “Volevano sabotarci. Controspionaggio di destra. E’ come nel romanzo di John le Carré”. Chiamarlo Senato è davvero poco. E’ un luogo dove si sta facendo della grande letteratura. L’ europeista Ricardo Merlo assicurava: “Io Vitali non l’ho mai chiamato”. Maria Rosaria Rossi, altra senatrice per Giuseppe Conte, ci informava e ci scriveva che “non ha seguito la vicenda”. Adesso non lo conosce più nessuno.

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Roma. L’idea dei senatori costruttori è che fosse una “talpa costruttrice” .  Cosa si fa quando si deve spiegare l’inspiegabile? Si raccontano storie. Quella che girava ieri, sul senatore Luigi Vitali, era questa: “Volevano sabotarci. Controspionaggio di destra. E’ come nel romanzo di John le Carré”. Chiamarlo Senato è davvero poco. E’ un luogo dove si sta facendo della grande letteratura. L’ europeista Ricardo Merlo assicurava: “Io Vitali non l’ho mai chiamato”. Maria Rosaria Rossi, altra senatrice per Giuseppe Conte, ci informava e ci scriveva che “non ha seguito la vicenda”. Adesso non lo conosce più nessuno.

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Saverio De Bonis, che è un uomo perbene e che ha un suo pensiero “responsabile” garantisce di “non aver avuto contatti con Vitali”. C’è un romanzo sulla rimozione, un capolavoro che ben si adatta a quanto è accaduto. E’ il Ponzio Pilato di Roger Caillois. Il protagonista non si ricordava nulla della sua notte più importante. Ieri, in quel circolo di lettura che è diventato il Salone Garibaldi, si è ragionato a fondo sul caso Vitali. Un senatore del M5s ha stupito tutti quando l’ha detta più semplice di come la stiamo scrivendo: “Da esperto di fallimenti ha annusato il bruciato”.

 

Pochi lo sanno ma Vitali ha una competenza: a Francavilla Fontana, suo paese d’origine, ha curato il crac di un importante mobilificio. C’è ancora qualcosa di non detto che solo Antonio Saccone, senatore dell’Udc, ha compreso: “Non serve sapere chi ha chiamato Vitali ma chi sarà l’ultimo a chiamare Vitali”. E citava Kafka, addirittura la “Metamorfosi”, l’alienazione di Michelangelo Antonioni, che starebbe affliggendo la classe senatoriale. “Insomma, alla fine Vitali è tornato in sé. Ma nulla è ancora da escludere. Neppure che faccia il triplo salto” spiegava il coltissimo Saccone.

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Nessuno ha davvero capito come è andata. Alle 21.26 di mercoledì, Vitali era l’undicesimo responsabile ed era entrato in maggioranza, ma alle 9.09, di giovedì, ne usciva e tornava berlusconiano. Ma che colpa hanno loro? I costruttori? De Bonis, che è confluito nel Maie e poi nel gruppo per Conte, parlava della fatica della democrazia: “Siamo nati da un giorno. Il gruppo è in culla. E’ un bambino e già stanno provando a soffocarlo. Non avete idea di quanto sia complesso tenere insieme dieci persone”. Che male fanno? Ci stanno provando. Lui, ad esempio, dice di farlo “perché la casa brucia e perché Conte mi sembra il terzo grande statista che l’Italia ha avuto dopo De Gasperi e Berlusconi”.

 

Gregorio De Falco ha trovato una nuova giovinezza. Ma questo è un altro discorso. Per le consultazioni, per presentarsi di fronte al presidente Sergio Mattarella, ha indossato il suo abito più bello. Ieri sorrideva come se si fosse laureato. Merlo aveva le scarpe lucidissime e con la senatrice, Loredana De Petris, capogruppo di Leu, donna tostissima, allargava le braccia: “Abbiamo fatto quello che potevamo”. Anche loro sanno che a destra ci sono lavori in corso per mettere insieme i senatori del gruppo Misto che non hanno votato la fiducia. Sono sempre Mario Giarrusso, Tiziana Drago, Carlo Martelli. Li chiamano già “i lego per la Lega”.

 

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De Bonis non si stupisce: “Ormai nell’edilizia, si sa, c’è concorrenza”. Conte deve saperlo. Anche i suoi europeisti lo spingono a trovare un’intesa con Matteo Renzi. Andrea Causin, al Colle insieme a De Falco, Tabacci e Merlo, gli suggerisce di proporre a Renzi di fare il ministro della Salute. “In alternativa quello dello Sviluppo economico o dell’Economia. Mettiamolo alla prova.  A me piacerebbe vederlo ministro”. Neppure Causin confida in nuovi arrivi europeisti: “Chi doveva passare è passato dopo il voto di fiducia. Serve un governo politico con Iv”. Sono nati come gruppo da due giorni ma sembrano già cento anni. E forse abbiamo sbagliato a descriverli.

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Nessuno di loro pensa a ministeri. Hanno capito che qui si finisce diritti al voto. Altro che poltrone. A Causin basterebbe che i costruttori fossero come era la minaccia nucleare durante la Guerra Fredda tra Urss e Usa. Insomma, dei deterrenti. Veniva dunque voglia quasi di coccolarli dopo aver sentito per strada le parole di Giancarlo Giorgetti. Passava per caso vicino al Senato e ha detto solo questa frase. Sembrava Heidegger di fronte alla catastrofe: “La crisi? Io studio il dopo”. Quando tutto finirà ricordatevi anche di loro, del prima.

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