PUBBLICITÁ

Dal Cav. al Conte ter (con dietrofront). Chi è Luigi Vitali

Michele De Feudis

Fenomenologia dell’ex sottosegretario: l’itinerario del politico di Francavilla, dal Msi al berlusconismo fino al progetto Conte e al passo indietro di questa mattina: "Al premier ho solo sottoposto l’urgenza di una riforma della giustizia"

PUBBLICITÁ

Sembrava ormai sicuro che fosse uno dei "costruttori" del governo Conte Ter. E invece ecco il dietrofront. Luigi Vitali, classe 1955, avvocato di Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, allevato nella cantera del Msi di Pinuccio Tatarella era diventato - nelle ultime ore della complicata crisi di governo - un sostenitore del progetto del governo Conte. Salvo fare un passo indietro proprio questa mattina, alla vigilia del secondo giorno di consultazioni al Quirinale.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Sembrava ormai sicuro che fosse uno dei "costruttori" del governo Conte Ter. E invece ecco il dietrofront. Luigi Vitali, classe 1955, avvocato di Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, allevato nella cantera del Msi di Pinuccio Tatarella era diventato - nelle ultime ore della complicata crisi di governo - un sostenitore del progetto del governo Conte. Salvo fare un passo indietro proprio questa mattina, alla vigilia del secondo giorno di consultazioni al Quirinale.

PUBBLICITÁ

      

   

La parabola dell’ex sottosegretario alla Giustizia merita di essere raccontata. Brillante figlio di un carabiniere, ha fin da ragazzo assimilato una visione law&order, culminata nel 1980 con l’ingresso sotto le insegne della Fiamma nel consiglio comunale del suo paese, dove rimase per due mandati. Prediligendo la politica più conservatrice, era distante dal movimentismo culturale del leader missino brindisino Mimmo Menniti (negli anni novanta ideologo di Fi) e negli anni ottanta animatore della raffinata rivista “Proposta”, attraverso la quale apriva dialoghi con mondi lontani come quello socialista. Rimase nell’area missina fino al 1988: una sconfitta nel congresso locale del partito lo convinse a dare priorità alla professione forense.

PUBBLICITÁ

  

Tornò ad affacciarsi nel centrodestra pugliese nel 1994, quando le liste del “Buon governo” ideate da Tatarella sbancarono tra politiche e amministrative, ma non fu il suo turno: aspirava alla fascia tricolore di Francavilla, sul suo nome, però, non si registrò la necessaria convergenza. Nel 1996 sbarcò alla Camera candidandosi nell’uninominale contro l’ulivista Carlo Tatarano: vinse il duello per solo mille voti e divenne un fedele forzista. Nel 2001 si è distinto per un impegno parlamentare su condoni e depenalizzazione del falso in bilancio, e nel 2004 fu premiato con l’incarico di sottosegretario alla Giustizia.

  

Il cursus honorum parlamentare fu interrotto con la mancata ricandidatura nel 2013, ma Silvio Berlusconi lo rimase in pista nel 2015, come coordinatore regionale azzurro nella delicata fase post scissione di Raffaele Fitto, ma soprattutto come presentatore delle liste forziste per le politiche del 2018. Nell’ottobre dello stesso anno fu sollevato dall’incarico (al suo posto fu indicato il deputato brindisino Mauro D’Attis, fedelissimo di Antonio Tajani) e così progressivamente si è ritagliato il ruolo di battitore libero, considerando però la rimozione dalla segreteria regionale il risultato di un crescente dissenso con la collega Licia Ronzulli.

  

PUBBLICITÁ

    

PUBBLICITÁ

In aperta rottura con i vertici regionali azzurri, ma sempre grato a Silvio Berlusconi, ha lasciato il partito per aderire al progetto Cambiamo di Giovanni Toti, senza mai ratificare il divorzio dal gruppo berlusconiano a Palazzo Madama. Nelle regionali di questa estate - pur avendo un consolidato rapporto di stima con il governatore progressista Michele Emiliano - è stato sostenitore della Lega di Matteo Salvini, collaborando alla formazione delle liste.

  

PUBBLICITÁ

Negli ultimi giorni di querelle su possibili “responsabili-costruttori”, non aveva mai chiuso con nettezza alle avance che venivano dall’entourage di Palazzo Chigi, nonostante avesse ribadito la sua distanza ideologica dal giustizialismo del Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ieri sera ha aggiornato il suo curriculum politico passando con Conte, dopo una serie di incontri con l’avvocato di Volturara Appula e un sms di congedo ai colleghi del gruppo azzurro guidato da Anna Maria Bernini. Poi, questa mattina, il passo indietro. Il senatore fa sapere in una nota che non intende più non sostenere un Conte Ter.

 

"Nelle scorse ore ho avuto modo di interloquire con il presidente del Consiglio Conte sottoponendogli l'urgenza e l'importanza per il paese di una riforma complessiva della Giustizia dichiarando il mio appoggio ad un ritorno allo stato di diritto e di garanzie nel processo". "E' inaccettabile - prosegue - pensare che in un paese civile siano stati aboliti i termini della prescrizione quando i processi hanno una media di durata al di la' di tutti gli standard europei. Questo ragionamento condiviso con Conte" prosegue "era nel solco di quanto già dichiarato dal presidente Berlusconi sull'apertura a un governo istituzionale e a quanto dichiarato dal segretario Matteo Salvini circa la volontà di parlare con chiunque a patto che fossero messi al centro i contenuti di una piattaforma di governo che prevedesse tra gli altri una riforma della Giustizia e Fiscale. Percorsi utili ed essenziali per evitare elezioni anticipate che tutt'ora ritengo insensate. Ribadisco dunque nessun appoggio politico al Conte Ter". E il cerchio si chiude.    

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ