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Iniziano le consultazioni

Le geometrie inevitabili per un TrisConte

Le toste condizioni di Renzi per un Conte ter (con la tentazione di un altro premier), i paletti del Quirinale, i dubbi del M5s e del Pd e la logica di una crisi a cui non servono giochi d’azzardo. Come orientarsi tra sogni, paure e indizi del governo del possibile

Claudio Cerasa

Draghi? Magari. Ma in un Parlamento da incubo tentare l’azzardo del governo impossibile piuttosto che regalarci un governo da sogno potrebbe far precipitare tutto e regalarci di nuovo come è stato nel 2018 un governo da incubo

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A voler essere un minimo cartesiani e a voler analizzare per un istante tutti gli indizi presenti sul tavolo, si potrebbe dire che arrivati al punto in cui ci troviamo oggi, all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte, gli scenari veri di fronte ai quali si trova oggi la legislatura sono due e non hanno a che fare con le geometrie parlamentari ma hanno a che fare prima di tutto con la psicologia dei protagonisti presenti sulla scena. Il primo scenario è quello della razionalità ed è uno scenario in cui, dopo molto rimescolare, le pedine alla fine vanno al loro posto naturale. Il secondo scenario è invece quello del gioco d’azzardo ed è uno scenario all’interno del quale a un certo punto uno dei protagonisti della scena, piuttosto che accontentarsi di una piccola vincita, prova a fare quello che ogni giocatore d’azzardo cerca di fare almeno una volta nella vita: puntare più in alto e rischiare di perdere tutto.

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A voler essere un minimo cartesiani e a voler analizzare per un istante tutti gli indizi presenti sul tavolo, si potrebbe dire che arrivati al punto in cui ci troviamo oggi, all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte, gli scenari veri di fronte ai quali si trova oggi la legislatura sono due e non hanno a che fare con le geometrie parlamentari ma hanno a che fare prima di tutto con la psicologia dei protagonisti presenti sulla scena. Il primo scenario è quello della razionalità ed è uno scenario in cui, dopo molto rimescolare, le pedine alla fine vanno al loro posto naturale. Il secondo scenario è invece quello del gioco d’azzardo ed è uno scenario all’interno del quale a un certo punto uno dei protagonisti della scena, piuttosto che accontentarsi di una piccola vincita, prova a fare quello che ogni giocatore d’azzardo cerca di fare almeno una volta nella vita: puntare più in alto e rischiare di perdere tutto.

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Lo scenario del gioco d’azzardo, specie quando uno dei giocatori al tavolo è uno specialista dell’azzardo, come Matteo Renzi, che già dieci giorni fa ritirando le ministre ha rischiato di perdere molto, è uno scenario possibile e nel caso specifico coinciderebbe, per Renzi, con una mossa alla quale l’ex premier avrà pensato chissà quante volte in queste ore: provare a dare il colpo di grazia a Conte facendo leva sul malcontento (vero, ma non totale) che esiste nel M5s verso Conte e sul malcontento (vero, ma non totale) che esiste contro Conte nel Pd cercando di sostituirlo in prima battuta con un premier che sia o del Pd (modello Lorenzo Guerini) o del M5s (modello Luigi Di Maio) o in seconda battuta con un’altra figura tecnica (modello Enrico Giovannini) potenzialmente digeribile (sulla carta) sia per il Pd, sia per il M5s, sia per Leu. Per quanto suggestivo, lo scenario del gioco d’azzardo è, per tornare alla sfera del razionale, uno scenario che in realtà aprirebbe per il Pd e per il M5s più problemi di quanti ne possano esistere oggi nel continuare pur a fatica l’avventura con Conte – se a far fuori Conte fosse il Pd, per il M5s diventerebbe difficile fare un altro governo con il Pd; se a far fuori politicamente Conte fosse il M5s, per il M5s sarebbe difficile trovare un altro nome capace di federare i Balcani del M5s; se il M5s proponesse come alternativa a Conte un esponente del M5s, per il Pd sarebbe difficile da spiegare che si è scelto di rinunciare a Conte per accettare un premier del M5s. E se la logica ha un senso e se l’azzardo non si impadronirà nuovamente della scena politica (con Renzi non si sa mai e il gruppo parlamentare di Renzi è diviso tra chi vorrebbe dare il colpo di grazia a Conte e chi non vorrebbe rischiare di giocarsi l’osso del collo, visto mai che poi i responsabili Conte dovesse trovarli davvero) ci sono molte possibilità che le cose alla fine prendano una direzione precisa, geometrica, cartesiana. Il Pd sale al Quirinale e dice Conte. Il M5s sale al Quirinale e dice Conte. Leu sale al Quirinale e dice Conte. Il nuovo gruppo di Responsabili (che nascerà formalmente oggi e che è composto dagli stessi parlamentari e dagli stessi senatori che hanno già votato la fiducia a Conte la scorsa settimana) sale al Quirinale e dice Conte. E una volta capita l’antifona, una volta capito cioè che i numeri che ha a disposizione Conte sono quelli che lo hanno portato alle dimissioni di ieri, occorrerà da parte del presidente del Consiglio uscente un gesto concreto e formale per riallacciare i rapporti con Italia viva, senza la quale dare vita a un Conte ter è praticamente impossibile.

 

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Renzi ci starà? La logica, sempre quella, ci dice che se Renzi avesse voluto dare un colpo letale al governo Conte lo avrebbe già fatto martedì scorso al Senato, quando il suo gruppo lo ha spinto ad astenersi e non a votare contro il governo (il numero dei sì a Palazzo Madama coincideva simmetricamente con il numero delle astensioni e dei voti contrari e se Renzi ha scelto di non votare contro è anche perché non tutto il gruppo parlamentare di Renzi avrebbe seguito in quella scelta il leader di Iv). E la logica, sempre lei, ci dice che le condizioni quasi proibitive che Renzi porrà per un Conte ter (via dalla Giustizia Alfonso Bonafede, via dal Lavoro Nunzia Catalfo, via dal ministero delle Infrastrutture Paola De Micheli, un pezzo di Mes e una commissione per le riforme trasversale guidata magari da un volto del centrodestra come Giancarlo Giorgetti) potrebbero essere compatibili anche con le condizioni che il M5s e il Pd porranno per un rientro di Renzi nel perimetro della maggioranza (rientro di Italia viva sì, ma solo diluito con i responsabili) e anche con i paletti che dovrebbe porre il presidente della Repubblica nella formazione del governo del futuro (cambiate i ministri che volete, ma evitate di toccare però i ministeri più esposti sulla pandemia, Mef, Salute, Esteri, Affari europei, Mise). La logica, dunque, ci dice questo. Ci indica un percorso difficile ma tutto sommato lineare. Ci mostra qual è l’equilibrio meno instabile. E ci ricorda che per quanto ciascuno di noi possa avere in mente un governo da sogno (nel nostro cuore c’è sempre Mario Draghi) la realtà è questa e prima o poi dovrà essere accettata: in un Parlamento da incubo, tentare l’azzardo del governo impossibile piuttosto che regalarci un governo da sogno potrebbe far precipitare tutto e regalarci di nuovo come è stato nel 2018 un governo da incubo. Adelante con i popcorn, ma cum juicio e possibilmente senza strozzarci tutti.

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