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Il racconto

"Voto? A noi del M5s va bene anche il diavolo". Inizia il sabba sopra Palazzo Chigi

Il premier lancia un appello per un governo di salvezza nazionale sperando nei responsabili. Ma i grillini iniziano ad avere un sacco di piani B: da Di Maio a Fico

Simone Canettieri

Da oggi iniziano le consultazioni al Quirinale. Palazzo Chigi tenta la carta dei costruttori, magari con Renzi. Ma i pentastellati pensano ad altro: "Se salta Giuseppi tocca a noi di nuovo, altro che urne, ce lo chiedono i tassisti"

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“Guardi, a noi del M5s va bene anche il diavolo, altro che voto”. Cortile di Montecitorio. Tutti parlano con tutti. I peones grillini sono paciosi. Anna Macina sfumacchia una sigaretta con il collega Eugenio Saitta. “Quanto pesa Conte nel nostro gruppo? Ma lui ha già un gruppo: è quello di Tabacci, no?”. Fantastico. “Gli italiani ci chiedono di non votare”. Tutto chiaro.   Il sabba sopra  Palazzo Chigi è partito.   Giuseppe Conte, lo sa, ma rimane fermo. Rocco Casalino gli propone  una bella diretta Facebook post dimissioni, appena consegnate nelle mani di Sergio Mattarella (incontro di venti minuti, consapevolezza che per ora non ci sono i numeri, auguri). Presidente,  un video appello alle forze europeiste? “Rocco, basta con queste dirette!!!”.  

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“Guardi, a noi del M5s va bene anche il diavolo, altro che voto”. Cortile di Montecitorio. Tutti parlano con tutti. I peones grillini sono paciosi. Anna Macina sfumacchia una sigaretta con il collega Eugenio Saitta. “Quanto pesa Conte nel nostro gruppo? Ma lui ha già un gruppo: è quello di Tabacci, no?”. Fantastico. “Gli italiani ci chiedono di non votare”. Tutto chiaro.   Il sabba sopra  Palazzo Chigi è partito.   Giuseppe Conte, lo sa, ma rimane fermo. Rocco Casalino gli propone  una bella diretta Facebook post dimissioni, appena consegnate nelle mani di Sergio Mattarella (incontro di venti minuti, consapevolezza che per ora non ci sono i numeri, auguri). Presidente,  un video appello alle forze europeiste? “Rocco, basta con queste dirette!!!”.  

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Cambio di strategia: i responsabili si chiamano al telefono. Alla vecchia maniera. Si va di agenda. Bruno Tabacci pare che nel suo zuccotto di lana ne tenga diciotto, a fine serata.

Ma il problema, si sa, è al Senato. Trattative in mano a Ricardo Merlo (tanguero del Maie) in tandem con l’ex grillino Gregorio De Falco (quello di Schettino e “di salga bordo, cazzo”). Entrambi dicono di essere arrivati a “dieci”. Ma soprattutto alla fine sono quasi tutti i nomi e cognomi che hanno già votato la fiducia a Conte, quando è arrivato a 156. Non bastano. Gira di tutto: anche di una imminente telefonata del premier a Matteo Renzi. Voce smentita. Anzi, non confermata.

Le streghe intanto danzano sopra Palazzo Chigi. O meglio sopra la testa dell’avvocato del popolo. Lo stallo del primo giro di consultazioni può aprire scenari da stropicciarsi gli occhi. Arriva una dritta da un’importante sottosegretaria grillina: “Se al primo giro di consultazioni Conte non passa, tocca a noi”. Luigi Di Maio, come sempre in queste situazioni, è introvabile: murato alla Farnesina. Gira il suo nome. Tanto. Conte lo sa. Come gira con insistenza quello di Roberto Fico, il presidente della Camera che piace al Pd. Anche questo, Conte lo sa e, non a caso, nella via crucis delle dimissioni, spende un’ora nel salotto di Fico. Un’ora. Il premier vuole capire da un grillino doc se la pancia del Movimento sarebbe pronta a imbarcarsi nella sfida delle urne.

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Vengono in mente i deputati di prima. “Ce lo chiedono gli italiani: il paese ha bisogno di stabilità, me lo ha detto anche il tassista”. Se vabbè. Mettono in giro anche il nome di Stefano Patuanelli, ingegnere triestino, mai scapigliato e ministro dello Sviluppo Economico. E’ tutto un enorme Bar Sport, ma senza Luisona. Alla buvette del Senato, dove i pasti sono ancora garantiti, i grillini scherzano: “O Conte o Orte”.

Intanto, esce una notizia sul sito di Libero: “Sì al Conte Ter, ma senza Casalino che sarà licenziato”. Il portavoce del premier manda l’articolo con una postilla: è una fake news. Poi cancella tutto.

Bisogna attaccarsi alle parole per capire che il Movimento è pronto sacrificare il suo premier, alla bisogna. Tocca bussare alla porta del Pd. Andrea Marcucci, capogruppo dem in Senato, con un passato nella Prima Repubblica da giovane liberale, rilascia una dichiarazione di quelle col contagiri: “Sì a Conte: il buonsenso porta a lui, ma non a tutti i costi”. Bene, anche di qui, nel partito della stabilità per antonomasia due ragionamenti iniziano a farseli.

Per quanto sia complicato - il Pd è comunque una forza del 18 per cento in Parlamento - nell’aria ruotano le suggestioni di Dario Franceschini, capodelegazione, e Lorenzo Guerini, ministro della Difesa. Democristiani di sinistra. Uomini delle istituzioni, pronti, semmai, al gran sacrificio. I grillini li accetterebbero? Magari con un vicepremier e ministri pesanti? Qualcosa spinge a dire di sì. Ma è presto. E soprattutto dov’è Conte? E il suo appello? Niente video. Esce un post su Facebook: “Le mie dimissioni per un governo di salvezza nazionale, europeista con una maggioranza chiara”. Renzi batte un colpo: “Ora un esecutivo europeista: non abbiamo preclusioni”. Oggi si aprono le consultazioni al Quirinale, dureranno fino a venerdì. Le dichiarazioni dei politici si terranno nel Salone delle feste.

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