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I grillini che vogliono dialogare con Italia viva

Luca Roberto

Renzi no, “ma i renziani sono bravissimi”. Viaggio tra gli aperturisti del Movimento 5 stelle

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Roma. Stanno acquattati nei coni d’ombra ma esistono. Non mirando all’iperbole e agli aut aut, optano per le perifrasi, le condiscono col non detto. Preoccupati per lo stato del paese, invitano a fare l’interesse della nazione, non dei singoli partiti. Sono parte della silente pattuglia grillina che non mastica il linguaggio degli ultimatum o delle irrisioni dei capi (l’ultima a opera di Alessandro Di Battista, che in un’intervista alla Stampa ha detto: “Stare senza Renzi val bene una messa”). Sa che ci vorrà tempo per rimarginare la ferita provocata dallo strappo renziano. Ma non si dedica a esclusioni categoriche, ostracismi a oltranza. Dinieghi ferrei. Dice al Foglio Giorgio Trizzino, deputato siciliano descritto come la quinta colonna del contismo, che “durante quest’anno non ci sono state divisioni insanabili con gli alleati”, e che “gli equivoci che hanno portato a questa rottura non hanno motivo di essere. Non vedo come un confronto sui temi non possa essere vissuto come un momento di aggregazione in un momento così difficile”. Anche con Italia viva? “Con i loro parlamentari lavoriamo bene, e questo credo sia un motivo per procedere e andare avanti. E’ necessario operare un distinguo rispetto a quanto dicono i leader”.

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Roma. Stanno acquattati nei coni d’ombra ma esistono. Non mirando all’iperbole e agli aut aut, optano per le perifrasi, le condiscono col non detto. Preoccupati per lo stato del paese, invitano a fare l’interesse della nazione, non dei singoli partiti. Sono parte della silente pattuglia grillina che non mastica il linguaggio degli ultimatum o delle irrisioni dei capi (l’ultima a opera di Alessandro Di Battista, che in un’intervista alla Stampa ha detto: “Stare senza Renzi val bene una messa”). Sa che ci vorrà tempo per rimarginare la ferita provocata dallo strappo renziano. Ma non si dedica a esclusioni categoriche, ostracismi a oltranza. Dinieghi ferrei. Dice al Foglio Giorgio Trizzino, deputato siciliano descritto come la quinta colonna del contismo, che “durante quest’anno non ci sono state divisioni insanabili con gli alleati”, e che “gli equivoci che hanno portato a questa rottura non hanno motivo di essere. Non vedo come un confronto sui temi non possa essere vissuto come un momento di aggregazione in un momento così difficile”. Anche con Italia viva? “Con i loro parlamentari lavoriamo bene, e questo credo sia un motivo per procedere e andare avanti. E’ necessario operare un distinguo rispetto a quanto dicono i leader”.

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E del resto è pure il senatore Emanuele Dessì, dopo aver premesso che se fosse per lui non riaprirebbe a Renzi, (“non è cambiato niente”), a spiegare come “con i colleghi di Italia viva c’è un rapporto cordiale, anzi direi quasi piacevole”. Quasi fossero due entità da tenere ben separate. Lo conferma con garbo Michele Gubitosa, deputato dell’ala dimaiana, secondo cui il problema non sono i renziani (“alcuni davvero bravissimi”) ma il senatore di Scandicci, “che non mi pare si possa definire un costruttore”. O l’abruzzese Gianluca Vacca, ex sottosegretario alla Cultura nel Conte I. “La ferita aperta dalla crisi c’è, è profonda e ce la portiamo tutti addosso”, dice al Foglio. “Ma bisogna pur sempre ricordare che è stata provocata da uno strappo governativo quando in Parlamento c’era un clima completamente diverso”. Significa che una riapertura ai renziani è possibile? E qui la risposta tira in ballo i famosi 10 giorni concessi da Mattarella alla causa delle trattative. “Il governo sta portando avanti un’allargamento della maggioranza. Se non producesse un esito positivo, bisogna fare quello che prevede la Costituzione: verificare se si trova una convergenza parlamentare”. La nota di ieri in cui i parlamentari di Iv si dicono pronti a “soluzioni politiche di ampio respiro” la facilita? “Se è per questo anche l’astensione è un elemento di convergenza”, risponde Vacca. E se pure il premier Conte rimane figura irrinunciabile per il M5s, si rimarca come “gli scenari politici cambiano rapidamente. Non sappiamo cosa potrà accadere tra 2-3 settimane”.

 

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Anna Macina, deputata barese, dice di trovare la crisi una discussione da marziani, per la cui soluzione potrebbe bastare un confronto sui temi. “L’apertura la registro, ma la valuterò con i fatti. Continuo a non capire come si possa anteporre l’interesse di partito a quello della nazione. Restano i programmi sul tavolo. In Parlamento non abbiamo mai avuto problemi a confrontarci con i colleghi di Italia viva. Non è il momento dell’io ma del noi”. Sempre tenendo a mente che alcuni giorni fa era stata Federica Dieni, deputata calabrese, la prima a chiedere al Movimento di non impiccarsi sulla figura di Conte. Nelle stesse ore in cui l’utilizzo del ‘mai più con Renzi’ veniva stigmatizzato da Sergio Battelli. Si racconta, poi, come pure l’artificio tecnico per giustificare l’apporto dei cosiddetti responsabili sia vissuto con apprensione crescente a Montecitorio e Palazzo Madama. Per aumentare i posti di governo e redistribuirli eventualmente alla componente centrista bisognerebbe mettere mano, con un decreto, alla legge Bassanini. “Ma che messaggio daremmo al paese giusto dopo aver tagliato il numero dei parlamentari?”, si sono chiesti alcuni eletti con il passare dei giorni.

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