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Passeggiate romane

Crisi o non crisi, il Pd sta già preparando le liste elettorali

I dubbi sui responsabili del futuro, i sospetti incrociati, il veto su Renzi e i timori dei Dem sulla debolezza del governo

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La crisi, ovviamente, tiene banco all’interno del Partito democratico. Il rischio che si torni alle urne a giugno secondo i dem non ė del tutto scongiurato, tanto che sono molti i senatori e i deputati dei gruppi del Pd che hanno iniziato a studiare la composizione dei collegi con i dati aggregati… alla caccia del seggio migliore. Chiaramente per il Pd il discorso con Renzi è definitivamente chiuso: ora di cerca di recuperare i senatori di Italia viva che vengono dalle file del Partito democratico. I contatti con alcuni di loro sono a buon punto e si fa affidamento di strapparne a Renzi almeno quattro. Al Nazareno ieri erano convinti che i 5 stelle si dessero da fare per recuperare molti più deputati e senatori che sono fuoriusciti dal Movimento. La delusione è stata tanta e qualcuno tra i dem si è chiesto se tutti i vertici grillini si siano veramente adoperati in tal senso. Una delusione analoga anche al gruppo del Pd di palazzo Madama. Questa volta perché palazzo Chigi nella mattinata di martedì aveva fatto sapere di avere a disposizione una maggioranza di 158-159 voti.

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La crisi, ovviamente, tiene banco all’interno del Partito democratico. Il rischio che si torni alle urne a giugno secondo i dem non ė del tutto scongiurato, tanto che sono molti i senatori e i deputati dei gruppi del Pd che hanno iniziato a studiare la composizione dei collegi con i dati aggregati… alla caccia del seggio migliore. Chiaramente per il Pd il discorso con Renzi è definitivamente chiuso: ora di cerca di recuperare i senatori di Italia viva che vengono dalle file del Partito democratico. I contatti con alcuni di loro sono a buon punto e si fa affidamento di strapparne a Renzi almeno quattro. Al Nazareno ieri erano convinti che i 5 stelle si dessero da fare per recuperare molti più deputati e senatori che sono fuoriusciti dal Movimento. La delusione è stata tanta e qualcuno tra i dem si è chiesto se tutti i vertici grillini si siano veramente adoperati in tal senso. Una delusione analoga anche al gruppo del Pd di palazzo Madama. Questa volta perché palazzo Chigi nella mattinata di martedì aveva fatto sapere di avere a disposizione una maggioranza di 158-159 voti.

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C’è chi in questi giorni ha accusato il Partito democratico di non essersi dato troppo da fare per recuperare i cosiddetti responsabili. Strana accusa dal momento che Renata Polverini è approdata alla maggioranza contiana grazie all’amicizia con Nicola Zingaretti, datata all’epoca in cui il segretario del Pd era presidente della provincia e Polverini era presidente della regione. I due, pur da campi avversi, avevano fatto asse contro l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il Pd non vuole il Conte ter proprio così come non lo vuole il presidente del Consiglio. Per i dem la priorità adesso è che si materializzi un gruppo di centro moderato con cui sottoscrivere, insieme ai Cinque stelle e a Leu, quel patto di legislatura che Nicola Zingaretti va invocando da mesi. Solo dopo, dicono al Pd, si potrà parlare di eventuali dimissioni del premier e di un Conte ter. Farlo ora non sarebbe opportuno perché esporrebbe il premier al rischio di dimettersi e venire impallinato nel corso delle consultazioni.

 

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Ma siamo proprio sicuri che tutti i dem la pensino così? Il Pd insiste sulla riforma della legge elettorale. Per i dem, dopo questa crisi che ha disvelato tutte le fragilità della maggioranza, è ancora più importante arrivare a un sistema elettorale di impianto proporzionale. E’ anche un modo, secondo i dem, per permettere nuove e più significative fuoriuscite da Forza Italia. “Lì dentro – dicono al Pd – sono sempre di più i parlamentari che mal sopportano l’egemonia di Salvini e Meloni”.

 

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