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L’altalena del premier

Conte sale da Mattarella e chiede 10 giorni di tempo. Se c’è lo stallo? “Si vota”

Il premier convinto di reclutare altri senatori e di chiuderla presto con un rimpastone. Il Pd scommette sul ter

Simone Canettieri

Per il M5s Renzi sta con i negazionisti. Palazzo Chigi alterna ottimismo ma ha la consapevolezza che la situazione è complessa. Oggi il centrodestra da Mattarella

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Con l’euforia di chi è scampato a un naufragio, Giuseppe Conte si sveglia, dopo la grande paura del Senato, senza occhiaie. Ma in mare aperto. Convinto che quel 156 sia solo la “base di partenza”, sicuro che i senatori cadranno ai suoi piedi appena vedranno la sua foto profilo su WhatsApp (Jf Kennedy) accompagnata dal messaggio “vorrei parlarle”. Il tutto senza bisogno di varare un nuovo governo. Senza dimissioni o Conte Ter. “D’altronde”, dice per esorcizzare le paure “non possiamo bloccare la macchina”. Gli serve tempo. Poco. Una decina di giorni. Come ripete al Capo dello stato cui va a far visita al termine di una giornata iniziata bene, ma terminata tra le nebbie dell’incertezza: “Ma cosa farà l’Udc?”. 

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Con l’euforia di chi è scampato a un naufragio, Giuseppe Conte si sveglia, dopo la grande paura del Senato, senza occhiaie. Ma in mare aperto. Convinto che quel 156 sia solo la “base di partenza”, sicuro che i senatori cadranno ai suoi piedi appena vedranno la sua foto profilo su WhatsApp (Jf Kennedy) accompagnata dal messaggio “vorrei parlarle”. Il tutto senza bisogno di varare un nuovo governo. Senza dimissioni o Conte Ter. “D’altronde”, dice per esorcizzare le paure “non possiamo bloccare la macchina”. Gli serve tempo. Poco. Una decina di giorni. Come ripete al Capo dello stato cui va a far visita al termine di una giornata iniziata bene, ma terminata tra le nebbie dell’incertezza: “Ma cosa farà l’Udc?”. 

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La salita al Colle di Conte, percorso che inizia a conoscere con una certa familiarità, è avvolta dalla rigidità impenetrabile dei corazzieri. Dell’incontro, durato una quarantina di minuti, il Quirinale fa trapelare un aggettivo: “interlocutorio”. In quanto il premier è venuto per “riferire” sulla crisi politica. Dunque Sergio Mattarella aspetta di vedere la situazione all’interno della maggioranza, che al momento tale non è, se si sbloccherà. Dieci giorni, chiede Conte. Che ieri sera iniziava a prendere in seria considerazione anche l’ipotesi del Ter per certificare la nuova gamba. L’ipotesi del “rimpastone” rimane la strada preferita del M5s, e anche di gran parte del Pd, che sul piatto delle trattative in aggiunta alle caselle lasciate libere da Italia viva mette anche “ruoli di responsabilità” nella gestione del Recovery. Ma prima c’è da costruire una casa che ancora non c’è, meglio se con la dignità istituzionale di un gruppo, come auspicato dal Quirinale.

 

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Per la propaganda del M5s che spesso poi ha un filo diretto con quella di Palazzo Chigi, Matteo Renzi ormai fa parte del centrodestra “fra negazionisti, sovranisti e irresponsabili”. Le porte per Italia viva sono sbarrate, per gli ex renziani no. Anzi. Linea sposata anche dal Pd che rilancia l’intervista al Foglio del deputato di Iv Luciano Nobili: “Governo di unità nazionale anche con Salvini”. Ecco, in queste ore di mezzi sì che per il momento rimangono “ni” Palazzo Chigi non esclude che l’operazione sui responsabili possa avvenire anche dalla sponda opposta. Ma Conte su questo è sicuro che nulla altro sia possibile: se ci fosse lo stallo al Senato, a fronte di una maggioranza alla Camera, l’unica soluzione sarebbe il voto. Forte di una lista personale che i sondaggi (per ultimo quello Swg di ieri sera per La7) danno al 20 per cento, rosicchiando punti al Pd e al M5s. Terreno minato, scenario esplosivo che aleggia in questo tiro alla fune che continua ad andare in scena al Senato.

 

Ma bisogna ritornare sull’altalena dov’è seduto Giuseppe nel mercoledì in cui Biden entra alla Casa Bianca. Un continuo oscillare di cauto ottimismo e cattivi pensieri che lo accompagnano per tutta la giornata. Puntellata, qua e là, da segnali non proprio positivi: prima il Copasir che lo convoca (insieme a Rocco Casalino) per la vicenda dei pescatori liberati in Libia (operazione sbandierata in diretta dal portavoce con una foto della sua geolocalizzazione a Bengasi) e del presunto attacco hacker ai social del governo. Poi la fretta che gli imprimono Zingaretti e Franceschini nel trovare un nuovo gruppo. E in serata l’incontro con Mattarella, “interlocutorio”. Con la clessidra che scorre veloce. E il centrodestra che si muove (forse per non muoversi) ma che oggi si presenterà al Quirinale. E’ il tempo il peggior nemico, del premier. Che davanti allo stallo continua ad agitare l’ipotesi del voto. Uno scenario che accarezza e che butta là, tra un discorso e un altro, come registrano dal Pd. Altre notti insonni ancora lo attendono.

 

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