PUBBLICITÁ

L'intervista

100 anni di Pci, pregi e limiti di un sogno politico

Maurizio Stefanini

La scissione di Livorno "aprì la strada a un grave stallo nella nostra Repubblica", spiega l'ex senatore e storico del socialismo Acquaviva. "Il partito di Berlinguer toccò percentuali che in qualsiasi altro stato d'Europa l'avrebbero portato al governo. Ma non si svincolò mai dall'orbita sovietica, nonostante le profonde radici democratiche"

PUBBLICITÁ

Un secolo fa, la fondazione del Pci. Un bilancio di questi 100 anni? “Basti vedere la situazione politica del paese”, è il giudizio tranciante di Gennaro Acquaviva: già capogruppo del Psi al Senato e consigliere di Bettino Craxi, e ora presidente di una Fondazione Socialismo che appunto si dedica a rivisitare la storia del Partito Socialista. “Sbagliarono tutti, nel modo in cui fu ricreato il sistema politico italiano dopo la parentesi dittatoriale. Quel sistema, con il Pci come principale partito della sinistra, poté funzionare solo finché ci fu la Guerra Fredda. Ma non permise l’alternanza, che è alla base della democrazia. E quando è caduto il Muro di Berlino è caduto anche il sistema politico italiano. Senza più veramente riaggiustarsi”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Un secolo fa, la fondazione del Pci. Un bilancio di questi 100 anni? “Basti vedere la situazione politica del paese”, è il giudizio tranciante di Gennaro Acquaviva: già capogruppo del Psi al Senato e consigliere di Bettino Craxi, e ora presidente di una Fondazione Socialismo che appunto si dedica a rivisitare la storia del Partito Socialista. “Sbagliarono tutti, nel modo in cui fu ricreato il sistema politico italiano dopo la parentesi dittatoriale. Quel sistema, con il Pci come principale partito della sinistra, poté funzionare solo finché ci fu la Guerra Fredda. Ma non permise l’alternanza, che è alla base della democrazia. E quando è caduto il Muro di Berlino è caduto anche il sistema politico italiano. Senza più veramente riaggiustarsi”.

PUBBLICITÁ

 

   

    

PUBBLICITÁ

Il congresso del 1921 ebbe aspetti paradossali. In realtà il Psi aveva chiesto di entrare nel Comintern. “Sì. L’opinione prevalente e maggioritaria era quella di andare da Lenin.”. Ma la maggioranza non accettò il diktat del Comintern stesso di cambiare il nome e espellere i riformisti, e così i comunisti se ne andarono. Tra i loro leader, Bordiga sarebbe stato poi espulso come trotzkysta; Terracini sarebbe stato espulso per aver criticato il Patto Molotov-Ribbentrop, salvo poi essere riammesso; su Gramsci c’è il dubbio se a sua volta si fosse pentito della scissione prima di morire; Bombacci sarebbe stato addirittura fucilato con Mussolini, dopo avere aderito alla Rsi. “Rimase Palmiro Togliatti, e ne determinò la storia. Basti pensare al destino di un personaggio come Emanuele Macaluso: una bravissima persona che è stato anche un mio grande amico. Come aveva fatto uno spirito libero come lui a finire nel Pci stalinista di Togliatti? Purtroppo, l’Italia del 1945 era quella. Un giovanotto siciliano di quegli anni non ha altra speranza che la rivoluzione, si trova dentro a quel partito e ci rimane”.

 

Il Pci è stato una grande eccezione tra i partiti comunisti. “Di recente ho ricordato quando Craxi fa il suo primo intervento nella Camera dei Deputati nell’agosto del 1976, in occasione dell’ingresso del Pci in una maggioranza per la prima volta dal 1947. Gli dà atto di aver contribuito a costruire la democrazia in Italia, e di avere con sé una larga maggioranza del popolo lavoratore. Però poi aggiunge: la violenza genera la violenza, la democrazia genera la democrazia. Venite da noi. Due anni dopo uccidono Moro. Perché lo uccidono? Perché stava cercando di cambiare l’Italia, contribuendo a far passare al campo della democrazia coloro che erano evidentemente degli ostaggi di un regime dittatoriale come quello sovietico”.

  

    

PUBBLICITÁ

Anche Berlinguer cercarono di ammazzarlo. Il famoso camion bulgaro. “Certo. Ma Berlinguer come reagisce? Cercando un accordo storico, totalitario, assoluto con i cattolici come sono. Non vuole fare comunque il riformista liberale e approdare alla socialdemocrazia europea, pur di non recidere il rapporto spurio, impenetrabile, inconcludente con l’Unione Sovietica. Fu questa la tragedia dei comunisti italiani. La maggior parte di loro erano profondamente democratici, sicuramente in Italia non volevano una dittatura sovietica, ma non riuscivano a svicolarsi dall’Urss. Risultato: pur arrivando a un 34 per cento che in ogni altro paese europeo li avrebbe portati al governo, continuarono a cercare una alleanza con una destra reazionaria rappresentata in parte anche dalla Democrazia Cristiana. La Democrazia Cristiana nel dopoguerra giustamente aveva raccolto anche la reazione nei suoi ranghi, per democratizzarla. Ma perché il Pci doveva allearvisi? Perché c’era l’l’Unione Sovietica e la guerra fredda. Dopo altri due anni gli americani decidono di mettere gli euromissili in Europa, anche per combattere Breznev e farlo saltare. E Berlinguer allora si inventa il pacifismo, per ostacolarli. Sempre il vincolo”.

PUBBLICITÁ

 

In compenso quando iniziò a riconoscere che il ruolo, propulsivo del comunismo era finito Berlinguer inventò il partito degli onesti. Il percorso che porterà ai Cinque Stelle. E in seguito ha comunque preferito il modello del Pd Usa a quello socialdemocratico. Tutto per non ammettere che la scissione del 1921 era stata un errore? “Poi entrano nella Internazionale Socialista, grazie a Craxi. Ma senza mai definirsi socialdemocratici. Sempre l’ossessione della diversità, onestà: ma perché diventano essere diversi dal resto dei socialisti europei? In Berlinguer era collegata all’altra idea dell’austerità, che viene dai cattocomunisti, e che lo portò a far prediche pauperiste proprio nel momento in cui un boom portava a superare il reddito pro-capite del Regno Unito”.

PUBBLICITÁ

 

Una cosa che colpisce, a rileggersi gli atti del Congresso del 1921, è che vi si parlasse di tutto, eccetto che del pericolo fascista. Quella scissione contribuì all’arrivo al potere di Mussolini? “Sì. Mussolini li vide fragili, indeboliti. E capì di avere la strada sgombra, in un momento in cui un’Italia traumatizzata dalla guerra cercava un salvatore. In situazioni così drammatiche, se non ci sono forze popolari e democratiche che difendono gli interessi del popolo, il salvatore viene fuori per forza. Un po’ l’Italia di oggi”.

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ