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italia viva alla prova dell'aula

"E se proviamo il blitz?". Così Renzi ha pensato di votare No alla fiducia

Valerio Valentini

Il vertice dell'ultimo minuto coi suoi senatori. "Che dite? Ci stareste a mandare sotto Conte?". I contatti con Salvini e col Cav., le soffiate dei centristi. La tentazione della spallata. Poi la frenata per non spaccare il gruppo: due o tre non lo avrebbero seguito. Il martedì sera di Iv a Palazzo Madama

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Li ha riuniti all'ultimo minuto, poco prima delle venti. E ha prospettato il blitz, la strambata improvvisa che avrebbe potuto cambiare le sorti della giornata e forse della legislatura. "E se votassimo contro? Chi ci starebbe?". Eccolo, Matteo Renzi, a colloquio coi suoi senatori, a pochi metri dell'Aula dove si stanno ultimando le dichiarazioni di voto. Quella di Iv, fatta da Teresa Bellanova, s'è conclusa da poco. Ed è stata a tal punto implacabile, la requisitoria dell'ex ministra dell'Agricoltura, che in parecchi nella pattuglia renziana hanno vacillato: "Ma siamo sicuri che ci asteniamo davvero, adesso?".

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Li ha riuniti all'ultimo minuto, poco prima delle venti. E ha prospettato il blitz, la strambata improvvisa che avrebbe potuto cambiare le sorti della giornata e forse della legislatura. "E se votassimo contro? Chi ci starebbe?". Eccolo, Matteo Renzi, a colloquio coi suoi senatori, a pochi metri dell'Aula dove si stanno ultimando le dichiarazioni di voto. Quella di Iv, fatta da Teresa Bellanova, s'è conclusa da poco. Ed è stata a tal punto implacabile, la requisitoria dell'ex ministra dell'Agricoltura, che in parecchi nella pattuglia renziana hanno vacillato: "Ma siamo sicuri che ci asteniamo davvero, adesso?".

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E in effetti il dubbio era legittimo, nonostante la decisione fosse stata presa da giorni, al termine di un vertice tra i parlamentari tribolate da parecchi malumori. Meditata e sofferta, per il Senatore di Scandicci, quella scelta: perché l'idea di passare dall'altro lato della barricata, di contrapporsi in maniera frontale a Giuseppe Conte, era sincera. Ed è diventata una tentazione tremenda ieri, a Palazzo Madama, di fronte all'affanno di Pd e M5s, e del premier soprattutto, nel reclutare nuovi responsabili. E poi le telefonate con Matteo Salvini e coi vertici di Forza Italia ("Noi teniamo, se anche voi di Iv gli votate contro, vanno a casa"), e poi le confidenze di un paio di possibili "costruttori" del Misto irretiti dai pretoriani del premier che andavano da lui a garantirgli fedeltà ("Matteo, io non tradisco, però diamola questa spallata").

 

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Insomma, la politica. E l'aritmetica che spesso della politica è premessa e sostanza. "Se non partecipiamo al voto, può venir meno il numero legale: sai che figuraccia per il governo", si lascia sfuggire Renzi coi suoi, in un ghigno di malizia, quando ormai il momento della verità s'approssima. "Alla prima chiama ci asteniamo, attendiamo la seconda", dice poi. Ed è una mossa che manda in fibrillazione i ministri del Pd: perché aspettare la seconda chiama è una scelta che si fa quando si vuole lasciare tutti col fiato sospeso, prendendo atto di quel che succede al primo giro e poi decidere di conseguenza. Renzi, dunque, lascia intendere che sì, all'estremo gesto di votare contro ci sta pensando.

 

E la prova arriva di lì a poco. Mentre ancora stanno terminando le dichiarazioni di voto in Aula, l'ex premier riunisce i suoi nelle stanze del gruppo. "Che ne dite? Proviamo a mandarli sotto?". Subito erompono i primi entusiasmi. "Io seguo la scelta del gruppo, ma per me votare contro sarebbe la scelta più giusta", esclama Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, che da calabrese, dopo le figuracce del governo sulla sanità della sua regione, a sua ostilità a Conte l'ha maturata da tempo. "Io ci sto", gli fa eco Laura Garavini. "Dobbiamo difendere Italia viva e Matteo dagli attacchi e dalle offese",  insiste Valeria Sudano. Ma poi ci sono anche gli scettici. C'è Vincenzo Carbone che tentenna. Eugenio Comincini che da giorni va ripetendo al capo che, in caso di rottura definitiva con la maggioranza, lui non se la sentirebbe di mettersi contro quel Pd sotto il cui simbolo è stato eletto. C'è Lorenzo Grimani, già sindaco di San Gemini, vecchia scuola Ds, che quasi trasecola. Alcuni, arrivati con un attimo di ritardo, sgomitano per guadagnare la prima fila: "Che sta dicendo Matteo?".

 

Sta dicendo che ai ministri Guerini e Franceschini gli ha già accennato l'idea. E che sa che non tutti sarebbero d'accordo. "Per questo, magari, potremmo diversificare i voti: un paio di voi si sentirebbero liberi di fare la scelta che credono, gli altri direbbero No alla fiducia". L'aritmetica, appunto. Se davvero nel centrodestra non ci saranno defezioni, a parte i due assenti (Biasotti, causa lutto famigliare, e Sciscia, a letto col Covid), allora i voti di Iv diventano davvero decisivi. Certo, un paio dei renziani s'ammutinerebbero, forse tre. Ma al dunque, se Conte non va oltre i 152 o 153, aggiungendo i 14 o 15 voti di Iv a quelli del centrodestra (140), il governo andrebbe a casa. L'abiura di Riccardo Nencini era nel computo. Renzi ne era stato informato, e aveva chiesto al leader del Psi di non rivelare la sua scelta: così a nessuno dei suoi sarebbe venuto da seguirlo. Mauro Marino, che pure è scettico sulla linea oltranzista, è assente a causa del coronavirus. Tolti i due o tre scettici, ne restano comunque 14, forse 13. Si corre sul filo, insomma. "Però dobbiamo essere compatti: perché se votiamo contro e Conte si salva lo stesso, a quel punto facciamo una figuraccia". Alla fine prevale la cautela.

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Poco dopo le 20 Davide Faraone, il capogruppo, ufficializza la decisione:  "Come annunciato già da Teresa in dichiarazione di voto, ci asteniamo. Votiamo alla seconda chiama". Renzi mette al primo posto la tutela dell'unità del gruppo. E a suo modo ottiene l'obiettivo che cercava, se è vero che a tarda sera arrivano i messaggi entusiastici dei suoi. La Garavini esulta: "Un complimento gigantesco a tutte questa straordinaria squadra". Daniela Sbrollini arriva addirittura a evocare un party: "Se non ci fosse il Covid, ci sarebbe da andare a cena e ballare insieme". Poi, più tardi, arrivano anche i dubbi. Specie tra i deputati. Quando Gennaro Migliore parla su Twitter, in modo esplicito, di una Italia viva ben disposta a stare all'opposizione, Marco Di Maio esorta tutti alla calma. E tocca a Ettore Rosato stabilire che no, ancora Iv non è all'opposizione. Ma neppure in maggioranza. 

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