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Il Pd di fronte al suo vecchio leader: cosa fare di Matteo Renzi?

Carmelo Caruso

I dem vogliono Italia viva ma senza Renzi. Zingaretti: "Si è messo fuori da solo". I più severi sono gli ex amici Lotti, Guerini. C'è chi confida in Meb: "Solo lei può farlo ragionare"

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Roma. I deputati del Pd che gli erano più vicini sono quelli che oggi gli stanno più lontano. Luca Lotti, uno che a Matteo Renzi gli ha voluto bene fino a quando ha potuto, sta per perderlo per la seconda volta. La prima come amico e la seconda come compagno di maggioranza. Lorenzo Guerini, un altro che ha dovuto ricominciare da solo, quando ha saputo che Renzi aveva chiesto il suo ministero, quello della Difesa, avrebbe solo detto: “Fa guerra anche a me”. Graziano Delrio, che lo chiamava “Mosè”, raccontano che in direzione stava per suggerire: “Non chiudiamogli la porta. Proviamo a ricucire”.  Gli è mancato il coraggio.

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Roma. I deputati del Pd che gli erano più vicini sono quelli che oggi gli stanno più lontano. Luca Lotti, uno che a Matteo Renzi gli ha voluto bene fino a quando ha potuto, sta per perderlo per la seconda volta. La prima come amico e la seconda come compagno di maggioranza. Lorenzo Guerini, un altro che ha dovuto ricominciare da solo, quando ha saputo che Renzi aveva chiesto il suo ministero, quello della Difesa, avrebbe solo detto: “Fa guerra anche a me”. Graziano Delrio, che lo chiamava “Mosè”, raccontano che in direzione stava per suggerire: “Non chiudiamogli la porta. Proviamo a ricucire”.  Gli è mancato il coraggio.

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Nessuno nel Pd vuole più parlare con lui anche se non riescono a non parlare di lui. “Vengono assolutamente respinte le ipotesi di un’apertura all’ex premier. Renzi si è messo fuori da solo e i suoi ultimi segnali distensivi sono solo tattica” ha fatto sapere ieri il Pd. E’ vero che molte delle obiezioni di Renzi sul Recovery erano condivisibili. Era vero che le sue perplessità e le critiche a Giuseppe Conte erano anche quelle del suo vecchio partito. Ma non era quello il modo. Nicola Zingaretti ha ricordato: “Siamo stati noi i primi a dire che bisognava rilanciare il governo ma un rilancio che diventa una crisi risulta incomprensibile”.

 

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Dicono che molti parlamentari dem, l’11 gennaio, il giorno del suo compleanno, gli abbiano perfino mandato dei messaggi di auguri. Sapevano che quanto Renzi minacciava lo stava  per realizzare. C’è una senatrice che afferma “che noi del Pd ci abbiamo provato, anche quando è andato via. Abbiamo provato a farlo stare in comunità. Purtroppo non ce l’abbiamo fatta. Se non comanda sta male”.

 

Andrea Marcucci – che dei democratici è il capogruppo al Senato, sempre accusato di intelligenza con Renzi – sarebbe arrivato al punto di riconoscere: “In questo momento non mi fido di quello che dice Renzi”. Ha mai pensato, per un momento, prima di ritirare le ministre di Italia viva, a tutti gli uomini e a quelle donne che si era scelto e che da quando è andato via dal partito sono costretti a ripetere al mondo: “Lo abbiamo dimenticato. Noi non siamo come lui”?

 

Non è Zingaretti che gli ha scatenato i giornali internazionali. Non è Andrea Orlando che ieri ha perfino spiegato che la figura di “Conte non va sacralizzata”, ma confermando che adesso “la prova del nove sarà in Parlamento” e che “si può evitare una crisi con un voto in più, ma non governare con un voto in più”.

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La corrente del Pd che adesso più lo attacca è Base riformista. E’ quella di Lotti e Guerini. Deve recitare la parte di chi lo ha conosciuto così tanto da staccarsene in tempo e la parte di chi deve rivendicare che era giusto non seguirlo.

 

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Anna Ascani che con Renzi ha scalato il partito, ha paragonato la sua scelta irresponsabile a quella di Matteo Salvini. Tra i parlamentari del Pd c’è chi ha conservato un’agenzia di Andrea Romano nella quale si dichiarava la fine di qualsiasi negoziazione con Iv. Credeteci o no, ma c’è una parte di questo partito che in questi giorni sta provando a ricostruire cosa poteva essere fatto, come andava aiutato questo leader che si sta distruggendo. Alcuni parlamentari rivelano che non parla più neppure con Paolo Gentiloni: “E’ riuscito a litigare anche con Paolo”.

 

C’è chi assicura che gli sono rimasti fedeli solo Ettore Rosato e Maria Elena Boschi e che anche lei in queste ore sia tormentata. Alcune donne del Pd non hanno avuto la forza di chiamarla ma avrebbero voluto anche solo per dirle: “Questa volta non puoi seguirlo. Devi farlo ragionare”. Sarà come garantisce il Pd che “non è voglia di vendetta o rivalsa” ma che con Renzi non si può più trattare. C’è chi pensa invece, ma non possono dirlo, che non solo con lui bisognerebbe trattare ma che andrebbe  aiutato e che “solo Maria Elena ci può riuscire”.

 

Un deputato del Pd che non sposta equilibri ma che non dimentica una stagione della sua vita gli augurava ieri “di trovare una sua serenità. Sia pure a destra. Da qualche parte”. Ne parlava come Umberto Saba nel suo “Il Figlio Lontano”. E’ il racconto di un padre e di un figlio che avevano smesso di parlarsi senza tuttavia dimenticarsi.  
 

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