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Maria Elena Boschi, ultimo feticcio retorico per un M5s che ha fatto abiura

Le parole antipatizzanti di Lombardi, Lezzi e Di Battista. E la risposta: "Abbiamo chiesto di prendere il Mes, non Meb"

Marianna Rizzini

Le vecchie accuse contro la cosiddetta "Maria Etruria", il caso Tempa Rossa, le vignette sugli abiti, i commenti sulla vita privata. Della difficoltà a Cinque stelle di rinunciare all'ultimo "nemico" da agitare sul web a favore di elettore disorientato dalla rinuncia, da parte dei grillini al governo, alle proprie battaglie identitarie

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Un tempo erano la Tav, la Tap e tutte le battaglie-feticcio identitarie a Cinque Stelle, dalla decrescita felice in giù, poi assalite dalla realtà dei fatti e dal fatto di essere andati al governo, vuoi con Matteo Salvini vuoi con Pd-Leu-Iv. Oggi, sull'orlo della crisi, vista appunto la precedente caduta o consunzione degli idoli retorici suddetti, è rimasta nel mirino del M5s Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva, ex ministro ed ex sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni, nonché tema ricorrente degli attacchi grillini anche preventivi.

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Un tempo erano la Tav, la Tap e tutte le battaglie-feticcio identitarie a Cinque Stelle, dalla decrescita felice in giù, poi assalite dalla realtà dei fatti e dal fatto di essere andati al governo, vuoi con Matteo Salvini vuoi con Pd-Leu-Iv. Oggi, sull'orlo della crisi, vista appunto la precedente caduta o consunzione degli idoli retorici suddetti, è rimasta nel mirino del M5s Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva, ex ministro ed ex sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni, nonché tema ricorrente degli attacchi grillini anche preventivi.

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Della serie: Boschi ministro giammai, e del Lavoro men che meno, visto il possibile smantellamento del reddito di cittadinanza (il quale peraltro già vacilla di suo). E siccome gli stessi Cinque stelle, durante gli anni di governi Conte I e Conte II, hanno dovuto fare abiura, se non apertamente quantomeno con il silenzio-assenso, su molti diktat del passato, e prima di tutto sul divieto di alleanza collaterale alla guerra dei cinque anni con il Pd (2013-2018, legislatura precedente), oggi il “dàgli a Maria Elena Boschi” deve apparire ad alcuni veterani (vedi Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista e Barbara Lezzi), il grido ultimativo di richiamo e riconoscimento per l'elettore m5s disorientato.

   

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Elettore che in passato, oltre a sentire Di Battista (nel 2017) promettere in quindici giorni lo smantellamento del gasdotto Tap, in caso di arrivo grillino a Palazzo Chigi (promessa infrantasi contro un muro invisibile di real-politik innalzato dagli stessi m5s), ha trovato su bacheche, siti e quotidiani il reiterato lancio di titoli contro Boschi, anche detta, con soddisfazione dispregiativa grillina “Maria Etruria” per via del caso Banca Etruria. E l'estate scorsa Boschi ha infatti pensato a loro, a coloro che avevano affibbiato il soprannome (compresi quelli al governo con lei), e a loro indirizzava un post nel giorno dell'archiviazione per il padre Pierluigi: “Oggi è un giorno bello”, scriveva, “la verità è più forte del fango. Chissà dove sono ora coloro che in questi anni ci hanno insultato, offeso, minacciato”.

 

   

Ma c'erano state, nel frattempo, per altri anni, le altre cariche anti-Boschi, vuoi per il caso dello stabilimento di Tempa rossa, vuoi per il referendum costituzionale del 2016, vuoi per altre questioni non proprio politicamente rilevanti: vacanze, vita privata, pettinatura, vestiti (con vignetta sul Fatto sulla lunghezza degli abiti, quella che però valse a Boschi anche la difesa trasversale in nome dell'offesa al “corpo delle donne”). E a fare la somma delle accuse anti-Boschi, nel M5s, ieri, ci si doveva arrendere alla difficoltà dell'abiura nell'ipotesi di una Boschi ministro come effetto di real-politik. Che cosa avrebbe potuto dire una base allevata con strali “no-Meb”? Insorgevano dunque, nel Movimento, perché l'elettore m5s potenzialmente fuggitivo intendesse, il senatore Alberto Airola (“Boschi ha troppi scheletri”) e il sottosegretario all'Economia Alessio Villarosa, oltre alle suddette Lombardi e Lezzi, l'una prossima “all'orticaria” al sentire il solo nome dell'ex ministro e attuale capogruppo di Iv, l'altra intenta a dichiarare che “Boschi non può essere ministro in un esecutivo con il M5s”.

 

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Sullo sfondo, ma anche sul proscenio, c'era sempre lui, Dibba, l'uomo che, intervistato sul canale Nove, a ottobre, così parlò di se stesso: “Dovevo entrare al governo, poi ci fu il veto pd: mi mi dissero che doveva entrare anche la Boschi”. E ieri Di Battista suonava la carica anti-renziana su Facebook, sebbene senza fare il nome di Meb: “Da quando i cosiddetti renziani - mediocre manipolo di politicanti assetati di potere e poltrone – hanno aperto, ovviamente solo sui giornali, la crisi di governo, sono morte, di Covid, 16570 persone…I morti si trasformano in fantasmi o, cosa ancor più indecente, in vessilli da sbandierare per volgari speculazioni politiche…Non so quel che farà o meno nelle prossime ore il manipolo di anti-italiani. Mi interessa quel che farà il Movimento. Ebbene io credo che se i renziani dovessero aprire una crisi di governo reale in piena pandemia, nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti. Figuriamoci farci un altro governo insieme”. Risposta della diretta interessata: “…Italia Viva ha chiesto al Governo di prendere il Mes, non di prendere Meb. Come al solito i 5stelle non leggono fino in fondo. O non capiscono. Servono soldi per la sanità, non poltrone per noi”.

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