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Matite, evidenziatori e ministeri

Copisteria Chigi: la crisi di governo è anche una crisi di "carta"

Carmelo Caruso

Renzi manda testi a Bettini: "Un papiro". Il piano del Recovery viene riscritto. Le cancellature di Giuseppe Conte, gli evidenziatori di Renzi. Ecco la "cancelleria" di questa crisi

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Matteo Renzi e Giuseppe Conte si sono “incartati”, il Recovery plan così come è “va stracciato e riscritto”, la lista dei nuovi ministri “si sta abbozzando” e si sa che Teresa Bellanova ed Elena Bonetti  stanno facendo “gli scatoloni”. E’ la prima crisi di governo che è già finita in copisteria prima di finire in parlamento.

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Matteo Renzi e Giuseppe Conte si sono “incartati”, il Recovery plan così come è “va stracciato e riscritto”, la lista dei nuovi ministri “si sta abbozzando” e si sa che Teresa Bellanova ed Elena Bonetti  stanno facendo “gli scatoloni”. E’ la prima crisi di governo che è già finita in copisteria prima di finire in parlamento.

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I trenta punti di Renzi? Consegnati e stampati a Goffredo Bettini e si dice che quando gli sono arrivati, il “postino” del Pd abbia esclamato: “Ma questo è un papiro!”. Al Mef, dove i tecnici sono stati chiamati d’urgenza per accontentare il leader di Italia viva (“per favore, cancellate, aggiungete, vedete cosa si può fare”), da giorni si riempiono i tavoli di fogli, si accumulano calcolatrici, vengono scambiate gomme da cancellare. Si spostano milioni di euro,  si allegano pecette: “E se solo bastassero a salvare un governo…”.

 

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Chi lo dice che la carta è stanca? E’ vero che le riunioni avvengono su Zoom (Zingaretti, Franceschini, Orlando) che Bettini e Letta conversano con i loro vecchi telefoni e ragionano di responsabilità, che Renzi e Conte si sono limitati a due scarni sms (“neppure Whatsapp”), ma poi la politica (“e io faccio politica” ripete Renzi) è pur sempre una vecchia storia di cancelleria.

 

Sapete cosa fa Matteo Salvini in questi giorni? Si aggira con una matita. Inganna la crisi con le parole crociate che intervalla a interviste e conferenze stampa dove ripete che la destra è pronta a governare. Ma come si può governare un paese se non si riesce a governare la propria scrivania? Tra i motivi della pazienza, e dunque tra le qualità, del premier ci sarebbe (è la sola cosa che Renzi invidia a Conte) l’ordine del suo tavolo da lavoro. C’è sempre spazio per un nuovo plico così come nel suo esecutivo c’è posto per un rimpasto e quindi per nuovi innesti, “sono pronto a rafforzare la maggioranza”. Che sollievo può essere a volte la scrittura?

 

Conte - e i fotografi sono stati bravissimi ha raggiungerli con il teleobiettivo – in questi giorni riempie di scarabocchi i suoi appunti, cerchia le parole chiave. Sono un incrocio di rette (convergenze parallele?) cancellature che come spiegava l’artista Emilio Isgrò servono ad arrivare al centro delle cose, “esaltare ciò che resta quando tutto è scomparso”.

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C’è perfino una psicopedagogista e grafologa, si chiama Eva Crotti, che ha provato attraverso la firma del presidente a tracciare un suo profilo: “Grafia con alternanza di pressione, margine destro assente e sinistro ampio e tratto un po’ congestionato. In lui c’è una paternità conquistata che non intende cedere a nessuno. Ciò è sostenuto anche da capacità autoaffermative e decisionali, supportate da un discreto corredo cognitivo che gli conferisce sicurezza in se stesso”. Ohibò.

 

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Quanto si sta scarabocchiando in queste ore? Quanti taccuini i giornalisti stanno consumando (e gettando?). Rocco Casalino è stato perfino accusato di perdere tempo e di inventare e stilare (su carta) nuovi nomi per il prossimo partito di Conte. Ha smentito ufficialmente, così come aveva smentito il presunto avvicinamento agli smarriti del senato. “Pretendiamo rettifica”. Inchiostro.

 

E’ probabile che la verità di questa verifica sia contenuta sotto gli scarabocchi di Conte che secondo Ernst H. Gombrich “sono spostamenti di tensione” tanto da classificarlo tra le attività sostitutive. Renzi, andatevi a riprendere i suoi appunti su Google, sezioni immagini, è spettinato in politica, nell’arredamento dei suoi uffici, ma è geometrico quando scrive. A sinistra annota le dichiarazioni, a destra le frasi tweet. Usa gli evidenziatori, insomma i colori, come consigliava Bruno Munari che scarabocchiava al telefono e che la chiamava Fantasia!

 

L’unico che si distingue è Silvio Berlusconi che è il più corteggiato ma che rimane un uomo di un altro tempo. I suoi parlamentari per sapere la linea da seguire leggono le lettere che spedisce ai quotidiani: “Lì c’è tutto”. E sia detto con tenerezza ma sono lettere che durano ventiquattro ore come i giornali. Si può cambiare opinione e sempre mandarne un’altra. C’è concretamente il rischio di elezioni che come diceva qualcuno non sono altro che “ludi cartacei”. Il vero problema di questa crisi? E sempre la carta. Conte e Renzi avrebbero confidato che “sono i giorni in cui si fa la storia”. Potrebbe concludersi tutto con un gran pasticcio. Mal che vada si concluderà sempre in tipografia.

 

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