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Verso lo strappo

Il piano di Renzi contro Conte: "Sì tecnico in Cdm al Recovery, poi sarà crisi"

Dopo il pressing del Quirinale Italia viva è pronta ad approvare la bozza (che ancora non c'è però). Poi la mossa dell'ex premier

Simone Canettieri

A Palazzo Chigi il presidente del consiglio oscilla tra l'ottimismo e i cattivi pensieri: "Li prenderò per stanchezza, ma male che vada ho un lavoro a cui tornare"

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Sì, il Recovery sì. Anche Italia viva – dopo lo squillo del Quirinale – fa capire che la crisi ci sarà, ma dopo aver approvato il piano in Consiglio dei ministri con un sì tecnico.  Ma un minuto dopo cosa accadrà? Le trattative per un Conte ter vanno avanti con tormento, così come la tentazione, mai  abbandonata da Matteo Renzi, di cercare di sostituire il premier. Tutte dinamiche chiare a Palazzo Chigi: “Li prenderò per stanchezza: sarò anche un neofita della politica, loro avranno 30 anni di esperienza, ma io sono freschissimo”,  si è sfogato il presidente del Consiglio al telefono con i gran visir del Pd. 

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Sì, il Recovery sì. Anche Italia viva – dopo lo squillo del Quirinale – fa capire che la crisi ci sarà, ma dopo aver approvato il piano in Consiglio dei ministri con un sì tecnico.  Ma un minuto dopo cosa accadrà? Le trattative per un Conte ter vanno avanti con tormento, così come la tentazione, mai  abbandonata da Matteo Renzi, di cercare di sostituire il premier. Tutte dinamiche chiare a Palazzo Chigi: “Li prenderò per stanchezza: sarò anche un neofita della politica, loro avranno 30 anni di esperienza, ma io sono freschissimo”,  si è sfogato il presidente del Consiglio al telefono con i gran visir del Pd. 

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Anche la giornata di ieri è trascorsa in attesa di capire cosa potrebbe accadere oggi. Fino a tarda sera Italia viva e il Pd (e con una certa insofferenza) hanno aspettato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri la copia del Recovery con le migliorie richieste da Matteo Renzi e da Nicola Zingaretti. E cioè il prezioso lievito madre che dovrà finire questa sera in Cdm per essere approvato da tutto il governo, come auspicato con forza dal capo dello stato. D’altronde, dopo la moral suasion di Sergio Mattarella, non sono consentiti scherzi. Il problema è il dopo. L’innesco della crisi dopo tanto parlare e minacciare. Vale ancora la regola della tattica.

 

E così tocca registrare che ai pontieri del Pd, Ettore Rosato ha ribadito che al momento l’opzione più probabile resta quella già da tempo meditata: e cioè l’approvazione in Cdm del Recovery e le dimissioni delle ministre di Iv un minuto dopo. Che detta così può servire ad alzare la pressione sulle trattative, ma che calata sulla realtà può finire col mettere a rischio la conversione del decreto Ristori e la proroga dello stato d’emergenza. 

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Su questi due passaggi parlamentari, ma c’è da pensare anche sullo scostamento di bilancio, Italia viva per senso di responsabilità voterà con il governo. E allora dov’è il pertugio per arrivare all’ultimo atto di una crisi finora solo di carta? Anche perché il pressing del Colle potrebbe allungarsi sull’approvazione del Recovery da parte del Parlamento. E così dunque la crisi slitterebbe praticamente a fine gennaio. Il Quirinale sui fondi europei non sembra transigere. E spesso ricordano, dalle parti del Colle, che “questo governo nasce sull’asse europeista, non possiamo permetterci di inimicarci Bruxelles”.  

 

Renzi dunque alla fine dovrà scegliere: frenare ancora o andare dritto verso uno scontro nonostante tutto? Consapevole della doppia partita in Europa, proprio l’ex premier ieri sera ha rilanciato a proposito del piano pandemico il Mes: “Se ci sono poche risorse ci vuole tanto a capire che dobbiamo prenderlo?”.

 

Tutto è fluido e tutto balla. Anche perché i terminali di questa crisi, a conti fatti, conoscono solo un pezzo dello scenario che potrebbe materializzarsi. Ieri sera per esempio al Nazareno dicevano che Renzi nelle trattative serrate per garantire il premierato a Conte avrebbe chiesto anche il ministero dell’Economia. E poi c’è il ruolo di Maria Elena Boschi che sta agitando i grillini, con un discreto fuoco di fila da parte di diversi esponenti del M5s. Boschi ministro fa venire l’“orticaria” a Roberta Lombardi, che è capogruppo in regione Lazio ma rimane nel comitato di garanzia dei pentastellati.

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E di commenti così soprattutto da parte dei pasdaran cinque stelle è pieno Facebook. La situazione si ingarbuglia in serata  perché il ministero dell’Economia non ha ancora mandato il Recovery nonostante il Cdm previsto oggi: “Allora vedete, ci vogliono provocare”. Sull’altro tavolo, a casa Bettini dove si portano avanti le trattative che contano c’è smarrimento e rabbia. Sentimenti contenuti in questa dichiarazione del braccio destro di Nicola Zingaretti: “Mi pare che quello che punta i piedi è Renzi, che dice di essere disponibile, di voler entrare nel merito, poi, quando si entra nel merito e si parla di una possibile riorganizzazione, ho la sensazione che non abbia le idee chiare lui”. E così si ritorna al punto d’inizio. E la tentazione di una crisi al buio e con l’obiettivo di far saltare Conte prende sostanza. Così come gli sfoghi del presidente del Consiglio che in questa altalena di cattivi pensieri e ottimismo a volte ripete: “Male che vada io ho un lavoro a cui tornare”.

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