PUBBLICITÁ

il bisconte alla prova della crisi

La Bellanova liquida il governo Conte. Ma nel Pd si guarda al semestre bianco

Nella polemica ci finiscono anche i commissari per le infrastrutture: "Dopo sei mesi ancora non ci vengono proposti: è gravissimo", dice la renziana Paita. La caccia ai responsabili procede: i senatori di Iv mostrano le telefonate dal centralino di Palazzo Chigi

Valerio Valentini

"Questa esperienza è finita", dice la ministra di Iv. E Renzi prepara una nuova offensiva. Ma Zingaretti esclude governi tecnici, e Lotti e Guerini invitano i loro parlamentari a pazientare: "Dobbiamo assicurarci che non si precipiti verso il voto anticipato". La capidelegazione della verità, e il Cdm che Conte vorrebbe scansare

PUBBLICITÁ

Se è vero che anche la scaramanzia ha il suo peso, quando la situazione si fa tribolata e il futuro incerto, i tecnici del Mit non hanno potuto fare a meno di notare che anche l'ultima crisi di governo, quella agostana del Papeete, principiò da una baruffa intorno ai cantieri da semplificare. E quindi, al solo leggere che Italia viva ha deciso di alzare il tiro anche su quel tema, denunciando con Raffaella Paita "il ritardo incomprensibile" sulla nomina dei commissari per le opere strategiche, hanno alzato il sopracciglio: "Ci risiamo".

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Se è vero che anche la scaramanzia ha il suo peso, quando la situazione si fa tribolata e il futuro incerto, i tecnici del Mit non hanno potuto fare a meno di notare che anche l'ultima crisi di governo, quella agostana del Papeete, principiò da una baruffa intorno ai cantieri da semplificare. E quindi, al solo leggere che Italia viva ha deciso di alzare il tiro anche su quel tema, denunciando con Raffaella Paita "il ritardo incomprensibile" sulla nomina dei commissari per le opere strategiche, hanno alzato il sopracciglio: "Ci risiamo".

PUBBLICITÁ

 

E del resto l'inerzia della giornata va in quella direzione, dal momento che la guerriglia mediatica della pattuglia di Matteo Renzi è scattata all'alba. E con toni che farebbero pensare a decisioni già irrevocabilmente prese. “Noi stiamo facendo un grande sforzo perché per me il tempo è già finito", dice Teresa Bellanova, capodelegazione di Iv, durante la trasmissione Omnibus a La7. "Il presidente Conte vuole misurarsi con la soluzione dei problemi? Allora non minacci di andare in Parlamento, perché quella non è una minaccia: in Parlamento bisogna andare per avanzare delle proposte. Se si ha il consenso si governa, altrimenti si passa la mano.

Oggi è il momento di dire che cosa si vuole fare”. E la frase risuona fragorosa, tra le mura di Palazzo Chigi. Perché oggi è anche la giornata in cui la Bellanova dovrà incontrare il premier e i colleghi Franceschini, Speranza e Bonafede: alle 18 è infatti in programma un vertice tra i capidelegazione dell'esecutivo per discutere della nuova bozza del Recovery. E i renziani hanno del resto già fatto capire che quel Pnrr, sia pure parzialmente migliorato, non li convince. Tanto più che Renzi ha ribadito che no, "al Mes non rinunciamo", e in serata tornerà in Tv, a Stasera Italia, a incalzare di nuovo Conte. "Quei 36 miliardi per la sanità per noi sono irrinunciabili, e al governo devono dirci chiaramente se li vogliono prendere oppure no", insiste il senatore di Scandicci. 

PUBBLICITÁ

 

E qui allora nasce la preoccupazione di Conte. Perché la capidelegazione di oggi sarebbe il preludio a un Consiglio dei ministri da fissare in agenda domani o al più tardi domenica. Ma una rottura stasera porterebbe all'esito scontato che il premier vuole invece scongiurare: e cioè un atto di insubordinazione esplicito e formale da parte delle due ministre di Iv. Scenario da evitare, perché il ritiro della delegazione da parte di Renzi determinerebbe non solo la fine anticipata del Conte Bis, ma renderebbe quanto mai inverosimile una riconciliazione tra le parti per varare un nuovo governo con lo stesso "avvocato del popolo" alla guida.

 

Meglio sarebbe, a quel punto, la resa dei conti in Aula, accettando perfino l'idea di uscirne sconfitto con dignità, e ritirarsi dal proscenio spezzato ma non piegato. Una tentazione che nella mente del premier resta forte, e ancor più in quella di certi suoi consiglieri. E pure per questo la caccia ai presunti responsabili è proseguita ancora nelle scorse ore. Sono due i senatori di Italia viva che tra lunedì e mercoledì scorsi hanno mostrato ai loro colleghi le chiamate ricevute dal centralino di Palazzo Chigi.

Una tattica che anche la Bellanova stigmatizza: "Sappiamo che c'è il tentativo di una campagna acquisti in corso, ma purtroppo non gli sta andando bene al premier". E dunque? "E dunque - dice la ministra ai microfoni di Rai2 - l’esperienza di questo governo è consumata, ora bisogna vedere se si è in grado di ripartire da una nuova base programmatica e andare avanti"

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

E' in questo clima di tensione crescente che arriva, a ora di pranzo, anche la polemica di Raffaella Paita, presidente renziana della commissione Trasporti. "E' un po' avvilente - dice la deputata - scoprire che nell'elenco, arrivato oggi all'attenzione del Parlamento, delle opere indicate dal Dl Semplificazioni da velocizzare attraverso figure commissariali, manchi il dato fondamentale: i commissari".

Delusione che arriva dopo sei mesi d'attesa. "Perché quando abbiamo approvato il decreto, nel luglio scorso, ci eravamo finalmente dotati non solo di uno strumento capace di sottrarre la realizzazione delle infrastrutture alle lentezze della burocrazia ma anche di un elenco delle opere fondamentali per il futuro del paese.

PUBBLICITÁ

Quel che mancava a luglio, dunque, erano dunque i nomi dei commissari chiamati a velocizzare ognuna di quelle opere". La ministra Paola De Micheli, in verità, aveva anche assegnato la delega per il coordinamento dei commissari: l'aveva data al viceministro grillino Giancarlo Cancelleri. Ma i commissari restano ancora sconosciuti, anche perché da Palazzo Chigi non è arrivata, dicono dal Mit, alcuna indicazione al riguardo. "E questo è gravissimo", conclude la Paita. "Perché, rispetto alle urgenze infrastrutturali italiane, si è sprecato almeno un altro anno".

 

E insomma tutto lascerebbe presagire un imminente precipitare degli eventi. Sennonché dal Pd predicano cautela. E, tenendo conto anche degli umori del Quirinale, prendono le distanze sia dalla "pigrizia" di Conte, sia "dall'avventurismo distruttivo" di Renzi. Parole di Nicola Zingaretti, che subito dopo pranzo riunisce la direzione del partito per confermare che di "governi trasversali o tecnici" non vuole sentir parlare, "ché non ne verrebbe nulla di buono". E se da un lato condanna le manovre di palazzo del leader di Iv, dall'altro sprona Conte a "prendere un'iniziativa": sia sulle riforme costituzionali, sia sul rilancio del programma dell'esecutivo. Quanto al Recovery, incita il governo a "portare il testo del nuovo progetto in Cdm". Con tutte le incognite del caso. 

 

Ma la cautela di Zingaretti è condivisa anche dal corpaccione riformista del Pd, quello che compone la maggioranza assoluta dei gruppi parlamentari. Il ministro Lorenzo Guerini riunisce la sua corrente di buon mattino, prima della direzione. E, tra una citazione di Franco Evangelisti e una di Emilio Colombo, dice in sostanza che "il nostro ruolo ora è quello di ricucire", perché "ritrovare un'intesa, una sintonia, è fondamentale". Parlando ai suoi deputati e senatori, Guerini ha spiegato che "sì, capisco che tanti di voi faticano ad apprezzare certi atteggiamenti del presidente del Consiglio, ma al momento resta l'unico elemento di equilibrio col M5s". E' intervenuto poi anche Luca Lotti, l'altro titolare della corrente di Base Riformista. E anche lui ha fatto sfoggio di realismo. "So che spesso Renzi dice le cose che anche tanti di noi pensano e vorrebbero dire. Ma al momento sarebbe deleterio assecondarne l'avventurismo". Bisogna semmai, a giudizio di Lotti, "attendere il semestre bianco". Quando, cioè, a votare non si potrà andare. E tutti avranno più margini di manovra. 

 

Insomma il Pd condanna preventivamente qualsiasi salto nel buio, questo è chiaro. Meno chiaro è cosa si deciderebbe di fare, al Nazareno, qualora Renzi dovesse squadernare la crisi in modo irrevocabile. 

PUBBLICITÁ