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La tensione

Conte, due giorni e sarà crisi. Dagli Usa al Mes fino al rimpasto: cosa chiede Renzi

Il Pd se cade il governo vede solo le urne, Di Maio rilancia: subito un patto di legislatura

Simone Canettieri

Oggi la capidelegazione, domani il consiglio dei ministri: se Italia viva dirà no al Recovery, il premier andrà alle Camere. Due ipotesi la conta (con i Responsabili) o il Conte ter

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Un occhio all’agenda: oggi è in programma una capidelegazione sul Recovery che dovrebbe sfociare nel consiglio dei ministri di domani. Se in quell’occasione Italia Viva, e dunque Matteo Renzi, dovessero votare contro il piano la crisi inizierà a uscire dai giornali per farsi sostanza. A quel punto il premier Giuseppe Conte avrà due possibilità: andare alla Camere e chiedere la fiducia sul piano, cercando di sostituire Iv con i responsabili o informare le Camere sul problema all’interno della maggioranza, rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, farsi dare l’incarico per un Conte ter sperando nel frattempo di avere in tasca un accordo politico con Renzi.

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Un occhio all’agenda: oggi è in programma una capidelegazione sul Recovery che dovrebbe sfociare nel consiglio dei ministri di domani. Se in quell’occasione Italia Viva, e dunque Matteo Renzi, dovessero votare contro il piano la crisi inizierà a uscire dai giornali per farsi sostanza. A quel punto il premier Giuseppe Conte avrà due possibilità: andare alla Camere e chiedere la fiducia sul piano, cercando di sostituire Iv con i responsabili o informare le Camere sul problema all’interno della maggioranza, rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, farsi dare l’incarico per un Conte ter sperando nel frattempo di avere in tasca un accordo politico con Renzi.

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Questa è l’agenda (che prevede domani anche una direzione del Pd, col Nazareno sempre più irritato per questo stallo alla messicana, alle 14): questi sono gli scenari.

Poi c’è la fotografia della giornata: non bastava il braccio di ferro sul Recovery, sui servizi e sul rimpasto. Dopo l’assalto al Campidoglio è piombata su Palazzo Chigi anche la vicenda atlantica. Da ieri mattina i renziani, a batteria, hanno attaccato il premier per i sui suoi rapporti con  Trump, su quel Giuseppi e  sulla timidezza di due giorni fa nel condannare gli episodi di  Washington. Benzina per l’assalto di Renzi: “Ora capite perché la delega ai servizi è un fatto di sicurezza nazionale, e non di poltrone”.  
All’origine di tutto il presunto trattamento di favore ricevuto da William Barr nella sua visita a Roma nel 2019.  L’allora ministro della Giustizia cercava sponde italiane sul Russiagate. 

C’è così tanta carne al fuoco che rischia dunque di bruciare tutto il barbecue. Con dentro il governo. Anche perché sui mille tavoli aperti c’è anche quello del Pd. Goffredo Bettini, dalla sua casa nel quartiere Prati, con due cellulari in mano ha passato la giornata di ieri a cercare una sintesi sul Recovery e anche su un eventuale rimpasto. Dal Pd trapela che le richieste di Renzi, per quanto riguarda le poltrone, siano sempre più esose: “Adesso vuole anche il ministero della Giustizia di Bonafede, cioè quello del capodelegazione. E’ evidente: Matteo vuole rompere”. Ma per fare cosa? A sentire sempre le voci di dentro del Nazareno, l’ex premier di Rignano “continua a rilasciare interviste per dire che se salta Conte non si vota solo perché ha paura che i suoi parlamentari se ne vadano da Italia viva”.  In quanto per Nicola Zingaretti se salta Conte c’è “solo il voto”. 

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E la pandemia? “Hanno votato in Olanda, si voterà in Calabria, faremo le primarie a Roma a febbraio: si può votare anche in Italia”.

Da Iv non ci credono. Poi certo, ci sarebbe il M5s: Luigi Di Maio ritiene una “catastrofe” il voto anticipato perché farebbe perdere all’Italia la gestione del Recovery, dice che “Conte va difeso” e sprona il Movimento a uscire “dall’ombra”. Simpatica carezza a Vito Crimi, insomma. Di Maio non parla di un Conte ter, ma rilancia un “patto di governo”. Sottintendendo che i grillini sono maggioranza in Parlamento e un eventuale rimpasto dovrà tener conto di questo aspetto. 
Ma cosa ha davvero in mente Renzi? Alla fine la domanda è sempre la stessa. Di sicuro inizia a mancare la fiducia reciproca tra gli attori della commedia. Il leader di Iv dice che tanto Conte stia cercando i responsabili, ma da Palazzo Chigi giurano e spergiurano che né il presidente né i suoi collaboratori (il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Chieppa e il capo di gabinetto Alessandro Goracci) si siano messi a telefonare ai senatori. La verità sta in mezzo: nella trattativa. Anzi nei mille tavoli: Recovery, rimpasto, delega ai servizi, questione americana. Alla fine di una giornata ancora senza punti di caduta, bisogna rimanere appesi alle dichiarazioni di Renzi a Tg2 Post. Queste: “Oggi è arrivato il documento che avevano cercato di approvare di nascosto in un Consiglio dei ministri un mese fa. Concretamente, le nostre richieste sono più soldi per la sanità che vuol dire prendere il Mes. Bisogna mettere più soldi su cultura, turismo, giovani”.

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