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Passeggiata a Palazzo Chigi

"Altro che Monti, Conte è il nostro Kennedy". Il piano del premier per il voto anticipato

Sul Recovery il capo del governo ammette che manca ancora il sangue della politica e vuole ascoltare i consigli di Renzi. Ma se Italia viva forza la mano allora è pronto al voto in maggio

Simone Canettieri

Se Renzi dovesse forzare la mano, il presidente del Consiglio è pronto a lanciare il piano goodbye: urne a maggio con l'intesa di Beppe Grillo

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E se facesse la fine di Mario Monti? “Macché Monti! Conte è come Kennedy: è empatico, piace, lo dicono i sondaggi, ha un gradimento del 60 per cento”. Insomma, inizia a farci un pensierino sul voto anticipato? “Sì, non ha paura”. Se si citofona a Palazzo Chigi il giorno dopo il lancio dell’operazione “Ciao” di Matteo Renzi, si trovano facce distese. Anzi baldanzose. Potrebbe essere una strategia. Chiaro. Perché a bluff 1 (quello di Renzi di far cadere il governo se non sarà ascoltato sul Recovery), ci sta anche che spunti il bluff 1 e mezzo (quello di Conte, John Fitzgerald Conte, di  cercare il voto davanti alle ugge renziane). E così se lui gli dice ciao, l’altro è pronto a fargli con la mano goodbye.

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E se facesse la fine di Mario Monti? “Macché Monti! Conte è come Kennedy: è empatico, piace, lo dicono i sondaggi, ha un gradimento del 60 per cento”. Insomma, inizia a farci un pensierino sul voto anticipato? “Sì, non ha paura”. Se si citofona a Palazzo Chigi il giorno dopo il lancio dell’operazione “Ciao” di Matteo Renzi, si trovano facce distese. Anzi baldanzose. Potrebbe essere una strategia. Chiaro. Perché a bluff 1 (quello di Renzi di far cadere il governo se non sarà ascoltato sul Recovery), ci sta anche che spunti il bluff 1 e mezzo (quello di Conte, John Fitzgerald Conte, di  cercare il voto davanti alle ugge renziane). E così se lui gli dice ciao, l’altro è pronto a fargli con la mano goodbye.

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E allora bisogna solo aprire il taccuino e raccogliere nei corridoi di Palazzo Chigi i ragionamenti dei ministri più vicini al premier e dei fedelissimi in generale.

 

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Si parte dal merito. Il primo a dire che questa bozza di Recovery “non gli fa strappare i capelli”  perché ancora priva di politica è – sorpresa – proprio Conte, come raccontano nelle stanze del governo. Scaricando la costruzione di questo documento “senza anima” proprio sul Pd, sui ministri Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola, oltre che sui soliti tecnici del Mef.

 

Manca il sangue della politica in questo piano, ammette il premier che sembra così dar ragione a Renzi. Un modo per giustificare questo ragionamento: “Matteo se è in buonafede e vuole dialogare su come migliorare il Recovery mi trova dalla sua parte sennò ne risponderà davanti al paese”. Altrimenti potrebbe entrare in campo John Fitzgerald  Conte. Elezioni, elezioni. Il presidente in queste ore accarezza l’idea del voto anticipato.  Magari in maggio. 

 

Proprio così: altro che Conte Ter, l’avvocato del popolo inizia a non disprezzare l’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne se Renzi dovesse forzare la mano. Convinto che senza di lui in parlamento potrebbe nascere solo “un papocchio” che non sta in piedi, raccontano ancora i ministri più vicini al presidente del consiglio. Non è solo il Pd a invocare le urne anticipate, ma anche Beppe Grillo con il quale Conte si è scambiato gli auguri di Natale. Con un accordo: se Italia viva dovesse strappare, il Garante dei 5 Stelle sarebbe pronto a uscire subito con un post dei suoi: “Si torna a votare e Giuseppe sarà il nostro premier”.  

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O meglio leader di una coalizione di centrosinistra (come auspicato anche da Dario Franceschini) che arrivi fino a Leu, magari inglobata nel Pd. Il tutto a maggio, con una campagna elettorale improntata sui soldi del Recovery e con la vaccinazione già più che avviata. A quel punto, con il Rosatellum, a Palazzo Chigi sono convinti che riuscirebbero a prendere quasi tutti i collegi uninominali al sud. “Svuotando Italia viva ma anche Forza Italia con una lista, approfittando del momento di più grande difficoltà di Salvini”. Conte leader del nuovo centrosinistra, sogno di Beppe Grillo e di Goffredo Bettini. Con i big del M5s – a partire da Luigi Di Maio – che accetterebbero questa soluzione ottenendo una deroga sul secondo mandato che non si sarebbe compiuto del tutto. Uno scenario di guerra, certo. Anche se per il momento il premier rimane in “modalità di ascolto”. Ma, come assicurano i ministri che nelle ultime 24 ore hanno parlato con lui, quello che “era nato come un bluff contro Renzi inizia a essere una tentazione”. Se Matteo è pronto a dirgli ciao, John potrebbe rispondergli ok, goodbye.

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