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L'intervista

"Conte non segua Tambroni", dice Cassese

Carmelo Caruso

"Il Recovery non può essere gestito con il metodo dell'accentramento. All'estero vengono coinvolti i ministeri. La battaglia di Renzi è una guerra di movimento come quella dei partigiani". Parla Sabino Cassese

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E’ vero che lei vuole la fine del governo Conte? “Sono realista come il Foglio. So bene che è difficile trovare un’altra soluzione con questo parlamento. So bene che l’altra soluzione sarebbe il voto, impossibile durante la pandemia. E so pure che la legge elettorale che esiste è messa in discussione. Non critico il governo, ma l’azione di governo. Se questo è l’unico esecutivo possibile, nelle condizioni date, per gestire il paese, lo deve tuttavia gestire meglio”. Abbiamo provato a far dire qualcosa di cattivo a Sabino Cassese.

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E’ vero che lei vuole la fine del governo Conte? “Sono realista come il Foglio. So bene che è difficile trovare un’altra soluzione con questo parlamento. So bene che l’altra soluzione sarebbe il voto, impossibile durante la pandemia. E so pure che la legge elettorale che esiste è messa in discussione. Non critico il governo, ma l’azione di governo. Se questo è l’unico esecutivo possibile, nelle condizioni date, per gestire il paese, lo deve tuttavia gestire meglio”. Abbiamo provato a far dire qualcosa di cattivo a Sabino Cassese.

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Giuseppe Conte sul Recovery fund non crede sia arrogante? Lui ci ha risposto che il termine arrogante è sbagliato perché nasconde un giudizio sugli uomini, non sulle istituzioni. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa di Matteo Renzi che sul Recovery fund, sulla composizione della cabina di regia, agita la crisi. Ci ha spiegato la differenza tra i grandi eserciti e le piccole forze che sono costrette a fare guerre di movimento, come i partigiani che si opponevano alla Wehrmacht. Ha confermato invece, e ancora, le sue perplessità sulla governance per la gestione dei 209 miliardi per la ripresa del post pandemia. Dice questo: “Innanzitutto mi chiedo se a Palazzo Chigi ci sia qualcuno che navighi sui siti istituzionali degli altri grandi stati europei. C’è molto da imparare”. Un viaggio con Cassese.

 

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In Francia. “Il ministero dell’Economia ha addirittura cambiato nome. Da adesso si chiama ministero dell’Economia, della Finanza e della Ripresa. Per la gestione del Next Generation Eu vengono coinvolti tutti i ministri, ma anche le regioni. Vuole dire che tutta l’amministrazione centrale e regionale collabora. “E voglio ricordare che alla Francia è destinata la metà delle nostre risorse. In Francia hanno cambiato il nome del ministero che è stato di Colbert. Non è un piccolo dettaglio”. E, sempre a Parigi, hanno compreso che non servono pile di carta, ma precisione e brevità. Aggiunge: “Il loro Pnr è un documento breve ma con cifre concrete”. In Germania. “Accade la stessa cosa. Al centro della governance c’è il ministero delle Finanze”. In Olanda “l’attività viene concentrata nel ministero degli Affari generali e nel ministero delle Finanze”. Un salto in Spagna. “L’organismo è più complesso. Ma a capo c’è sempre il ministero delle Finanze con la collaborazione di ministri di settore e un comitato di tecnici. Il monitoraggio spetta alla presidenza del Consiglio dei ministri”. Si chiede dunque Cassese: “Perché in Italia non si è partiti dall’interno anziché dall’esterno?”.

 

Nella bozza sulla cabina di regia la direzione è infatti opposta: una struttura di missione esterna. Qual è la lezione estera? “Che nei paesi che abbiamo indicato si sono prima scelte le parti migliori dell’amministrazione e poi si sono aggiunte competenze esterne”. E la sua impressione è che vi sia un altro inconveniente: ragionare di amministrazione, e di Recovery, in termini astratti. “Occorre partire con i piedi per terra, cominciando dagli obiettivi e dalle funzioni da attivare. Invece si è adottato un approccio astratto. Anche perché la struttura prevista, molto complessa, richiede molto tempo per essere messa in piedi”. Facciamo gli avvocati del governo: per quale ragione Palazzo Chigi non dovrebbe gestire in maniera diretta? Per quale motivo è preferibile non confondere i livelli? Cassese: “Palazzo Chigi è una struttura di indirizzo politico. La Costituzione stabilisce che compito della presidenza del Consiglio dei ministri è individuare la politica di governo, dirigere la “politica generale”. Questo aggettivo (generale) è importante. Per questa ragione il presidente del Consiglio è il meno adatto a svolgere un’attività di tipo gestionale. Per certi versi, Palazzo Chigi è un organo vuoto di compiti gestionali. E’ strutturato per attivare e dare impulso all’azione di governo. Può, anzi deve svolgere un compito di controllo e monitoraggio”. Esistono all’interno dei ministeri grandi professionalità.

 

Un po’ di memoria: “Il Mef si è arricchito in questi anni di competenze. Ricordo che direttori del Tesoro sono stati Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli. E poi ragionieri dello stato come Daniele Franco, oggi direttore generale di Banca d’Italia, o Biagio Mazzotta”. Perché fare allora ricorso a strutture esterne? Perché il governo non si fida della sua amministrazione. Nasce tutto da una vecchia idea. L’idea che “l’amministrazione non funziona” e che dunque “possiamo fare da noi”. Pochi sottolineano che il Recovery si esaurisce nel 2026. Dov’è il tempo?  E’ per questo che Cassese rimane del parere che la testa debba fare la testa. Dice: “Palazzo Chigi deve fare la testa, ma non può fare anche il corpo. Quando parliamo del Recovery parliamo di un piano da realizzare entro il 2026 per una macchina che duri a lungo. Queste risorse non possono essere sprecate”. Significa forse che Conte è un arrogante? Perché accentra i poteri sulla governance? Ancora Cassese: “Non parlerei d’arroganza politica, ma di accentramento amministrativo, che serve a riempire un vuoto di visione politica. Aldo Moro vedeva lontano, non aveva bisogno di accentrare. Quando non si ha forza politica o visione politica, si tende a “governare con gli strumenti”. Si tengono i fili per un capo, in modo da condizionare l’altrui azione”.

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E’ già accaduto in passato. Con chi? Risposta: “Con Fernando Tambroni. Pensò di portare la ragioneria dello stato a Palazzo Chigi. Il paragone è ovviamente storico e non riguarda la restante parte dell’azione di governo di Tambroni”. Non è la difesa d’ufficio della burocrazia, dell’amministrazione pubblica, quella di Cassese. “La nostra amministrazione è zoppa, ma la sua zoppia dipende in parte dal fatto che la politica ha sfiducia nell’amministrazione. Valgano le parole di Francesco Saverio Nitti nel suo ‘Meditazione e Ricordi’”. Uno stralcio: “I ministri inesperti sono quelli che hanno per abitudine di far cadere tutte le responsabilità sulla burocrazia e di dire che gli impiegati non valgono nulla – e così danno prova della loro incapacità, cioè di non sapere utilizzare gli uomini secondo le loro attitudini”. Cosa è stato fatto da questo governo per migliorare la burocrazia? Ragioniamoci: “C’è la debolezza della burocrazia stessa, troppo spesso non selezionata, grazie alle sistemazioni in ruolo senza concorso. Ma ancora una volta vi sono responsabilità governative. Intanto, il presidente del Consiglio che ha fatto per migliorare la Pubblica amministrazione in questi due anni? E di che cosa si interessa l’apposito ministro, oltre che del lavoro agile e della gestione di nuove assunzioni?”.

 

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E’ giusta la battaglia che sta portando avanti Renzi? Lo fa per una gestione più collegiale o solo perché vuole, attraverso il Recovery, fare cadere il governo Conte? Professore, che ne dice? “Non so se si possa chiamare battaglia. Bisogna rileggere il testo di Von Clausewitz sulla guerra dove spiega che cosa è la guerra di movimento. Che può fare chi non dispone di un grande esercito se non guerra di movimento? Da una parte ci sono i lenti galeoni spagnoli, dall’altro gli ‘schifi’, navi piccole e agili, adatte all’assalto rapido”. Torniamo all’inizio. E’ meglio un altro governo? “Sono favorevole alla continuità di governo, ma proprio per questo bisogna che l’azione di governo non sia ondivaga”.

 

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