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Te lo do io il Ppe

"Il Ppe non è una compagnia di ventura". Appunti per la Lega. Parla Tajani

Carmelo Caruso

Si fa presto a dire Ppe. Al momento la Lega non lo chiede ma Giorgetti telefona alla Cdu. Forza Italia ha impiegato anni. "Entrare? Ma il Ppe è una cosa seria". Lo spiega Tajani che per entrarci ha sudato

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Roma. Loro non vogliono entrarci (“stiamo bene dove stiamo”). Gli altri non aprono la porta (“qui abita una famiglia seria”). Finisce sempre allo stesso modo. Ognuno rimane a casa sua. L’avvicinamento della Lega al Ppe (“Ma  c’è stato? Quando? Non mi risulta” dice Antonio Tajani, vicepresidente di Fi) si può davvero chiamare avvicinamento?

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Roma. Loro non vogliono entrarci (“stiamo bene dove stiamo”). Gli altri non aprono la porta (“qui abita una famiglia seria”). Finisce sempre allo stesso modo. Ognuno rimane a casa sua. L’avvicinamento della Lega al Ppe (“Ma  c’è stato? Quando? Non mi risulta” dice Antonio Tajani, vicepresidente di Fi) si può davvero chiamare avvicinamento?

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E infatti, Giancarlo Giorgetti, che a suo modo si avvicina,  si è sempre guardato dal chiamarlo così. Matteo Salvini che adesso fa l’ingegnere, e propone governi ponte, non si è mai informato sulle procedure. Lo facciamo noi per lui. Per essere ricevuti dal Ppe, aderire, cosa bisogna fare? L’unico esempio italiano è quello di Forza Italia. E sapete di chi è il merito? Di Tajani, che giustamente è diventato presidente del parlamento europeo. E ci mancherebbe. Dopo quella fatica. Ecco come è andata: “Mi dispiace ma nel nostro paese c’è un dibattito troppo approssimativo. Nessuno conosce l’organigramma, i passaggi che consentono di accedere all’ultimo grande partito europeo rimasto”.

 

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Innanzitutto il corteggiamento fra Fi e il Ppe è durato anni. Chi li ha fatti ballare insieme? “Nientemeno che Helmuth Kohl, l’ex cancelliere tedesco” ricorda Tajani. E non parliamo del matrimonio. Peggio di presentarsi ai suoceri. Sentite cosa ha passato il vicepresidente di Fi: “Non avete idea. Trattative lunghissime. A me hanno fatto l’esame del Dna. Per un’ora intera ho dovuto illustrare lo statuto di Fi che era uno statuto europeista, popolare. Ho sudato. Non mi sembra che Lega abbia queste sensibilità”. E non significa che Tajani sarebbe ostile a un eventuale ingresso che, ripete, tuttavia non esiste. “A Bruxelles non se ne parla. A Strasburgo neppure. In Italia si guardano le grandi questioni europee con lenti sfuocate”. E però, neppure lo auspica: “Come posso auspicare qualcosa che non c’è?”. Ma non sarebbe tutto più semplice per il centrodestra? “Ma allora saremmo un partito unico”.

 

E allora, premesso che siamo nell’area vasta dell’ipotesi, precisato che la Lega per Natale rimarrà congiunta con i suoi parenti di ID, ebbene, detto questo, Fi cosa ne pensa? “La Lega non va forzata. Se gli amici della Lega si spostano su posizioni europeiste non ci può che fare piacere. Dovete chiedere a loro. Noi di Fi abbiamo idee chiare. Puntiamo agli Stati uniti d’Europa” risponde quel gran cortese che è Tajani. Vuole dire che questo lungo viaggio della Lega (sempre se è cominciato) è più complesso di come qui si riduce e che non basta un’intervista (Giorgetti al Corriere) o qualche telefonata alla Cdu (sempre Giorgetti. Ma quante ne fa?). “Una cosa è dialogare e apparire affidabili in Europa, ma un’altra è poi entrare nel Ppe. Non c’è conseguenza. Non confondiamo. Anche io dialogo con Sánchez ma non significa che entrerò nel Partito Socialista” dice il vicepresidente di Fi. Per non parlare delle regole. Il Ppe non è Instagram. “Quote pagate, verifiche periodiche sul comportamento. E’ vero che nel Ppe c’è Orban e non è un caso che una parte del Ppe lo voglia fuori. E poi ci sono espulsioni, valori da sottoscrivere. E’ qualcosa di serio”.

 

Per aderire servono i voti di tutti i partiti nazionali che lo compongono, nessuno deve storcere il naso. Il paradosso è che in questo momento  il Ppe dialoga più con Ecr, il partito conservatore guidato da Giorgia Meloni. Non è che la Lega si sia comportata bene. Per dire l’ultima: si è astenuta sul bilancio europeo che sbloccava i fondi del Recovery. Ancora Tajani: “E non ha votato Ursula Von der Leyen mentre il Ppe non ha votato nessuno dei candidati di ID per gli incarichi comunitari. C’è un filo rosso contro la Lega, secondo me, in parte ingiustificabile”. Lui la definisce solo un’opera di accreditamento a livello europeo, “è naturale che la Lega non voglia apparire come il diavolo”. O come una compagnia di ventura (altra definizione di Giorgetti sul centrodestra che non “è pronto a governare”). Tajani, che paziente! “Senza voler fare polemiche, non si può dire che siamo una compagnia di ventura. Io ho fatto il presidente del parlamento europeo. Il centrodestra amministra regioni. Anche Salvini è stato un ex ministro. Mi sembra lo abbia fatto bene...”. Meglio un giorno da Giorgetti o cento da Tajani?

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