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Caso Marra, la sentenza di Virginia Raggi slitta al 19 dicembre

Gianluca De Rosa

Rinviato a sabato prossimo il processo. La sentenza, che riguarda la nomina di Renato Marra, è l'ultimo grande ostacolo alla ricandidatura della sindaca 

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Tutto rinviato. Doveva essere il giorno della sentenza d’Appello per Virginia Raggi nel processo che la vede imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra, fratello dell’allora braccio destro della sindaca Raffaele, alla guida della direzione capitolina Turismo. Una sentenza che è anche l’ultimo grande ostacolo alla sua ricandidatura, l’occasione propizia, in caso di condanna, per chi nel M5s vorrebbe un pretesto per chiederle un passo indietro e permettere così un’alleanza con il Pd in vista delle comunali 2021.

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Tutto rinviato. Doveva essere il giorno della sentenza d’Appello per Virginia Raggi nel processo che la vede imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra, fratello dell’allora braccio destro della sindaca Raffaele, alla guida della direzione capitolina Turismo. Una sentenza che è anche l’ultimo grande ostacolo alla sua ricandidatura, l’occasione propizia, in caso di condanna, per chi nel M5s vorrebbe un pretesto per chiederle un passo indietro e permettere così un’alleanza con il Pd in vista delle comunali 2021.

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Nella aula Europa della Corte di Appello di Roma c’erano tutti gli uomini più vicini alla sindaca: il marito Andrea Severini, il portavoce Teodoro Fulgione, il deputato grillino Francesco Silvestri, il capogruppo del M5s in Campidoglio Giuliano Pacetti, il consigliere Paolo Ferrara. A un certo punto, mentre la sindaca rilascia dichiarazioni spontanee, spunta pure il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. L’attesa è fremente, la tensione palpabile. Entra in aula il presidente della seconda sezione penale della Corte d’appello di Roma Antonio Lo Surdo. Mascherina e visiera di plexiglass sul volto, si alza in piedi il delegato della Procura generale, Mario Ardigò. Ma stranamente, non è il titolare del processo. “La procuratrice Emma D’Ortona è in malattia - spiega -, lo abbiamo saputo poco fa, la procura chiede di rinviare il termine del processo, in modo che la dottoressa D’Ortona potrà essere presente in udienza e farà la requisitoria, sarà possibile dal 18 dicembre prossimo venturo. Io purtroppo ho saputo di questo incarico sostitutivo solo venerdì e del processo fino ad allora non sapevo che quello che avevo letto sui giornali”. Tutto rinviato, la decisione della Corte d’appello sarà il 19 dicembre.

 

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Sconcerto generale dell’aula. Si alza l’avvocato della sindaca Pierfrancesco Bruno: “La difesa si rimette alla corte, abbiamo solo una richiesta: la fissazione celere della nuova udienza. Ma perché non si è saputo prima di questa situazione?”. Giustificazioni a mezza bocca. Lo hanno saputo tutti troppo tardi. Vabbè. La sindaca si siede comunque in aula per rilasciare dichiarazioni spontanee. Ripercorre la vicenda per la quale due anni fa circa, il 10 novembre del 2018, è stata assolta in primo grado con la formula piena “il fatto non costituisce reato”.  Il giudice del Tribunale di Roma aveva ritenuto che la sindaca era stata raggirata dai fratelli Marra e dunque quando rispose all’Anac che la nomina di Renato alla guida della direzione Turismo era stata una sua scelta in cui Raffele Marra aveva avuto un ruolo di “mera compilazione” lo aveva fatto credendo di riferire il vero. Nelle dichiarazioni spontanee la sindaca ha ribadito questa versione dei fatti, sottolineando in particolare come: “All’epoca ero più avvocato che sindaco, civilista e non amministrativista come la procura aveva scritto erroneamente in una sua memoria, quindi avevo un’idea diversa di istruttoria.” Per l’avvocato civilista Raggi il ruolo di Raffaele Marra nell’istruttoria sarebbe stato quindi solo compilativo, propedeutico a una sua decisione. Per sapere se la Corte d’appello le darà ragione bisognerà aspettare il 19 dicembre, salvo nuovi rinvii. 


“Ma ti rendi conto, ti rendi conto?”, borbottava uscendo dall’aula uno dei tre avvocati della sindaca, Alessandro Mancori. “Grande spettacolo”, ha cercato di consolarlo sarcastico il direttore del Fatto Marco Travaglio. Uscendo dal tribunale la sindaca ha fatto una rapida dichiarazione alla stampa: “Oggi ho avuto modo di parlare e spiegare le mie ragioni, sono molto serena e vado avanti”. Il Pd intenda. 

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