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L'intervista

Bonaccini: "No alle crisi al buio, ma Conte sul Recovery non pensi di fare da solo"

Il big del Pd a tutto campo: la crisi di governo e la sfida da 200 miliardi di euro che attende l'Italia. E poi Renzi, Zingaretti, la sua malattia e l'asse con i sindaci

Simone Canettieri

Il governatore dell'Emilia Romagna e capo della conferenza stato-regioni: "Basta dibattiti autoreferenziali, si chiudano in una stanza. Urne subito? Non lo so, ma i cittadini ci giudicheranno. Sui fondi Ue gli enti locali siano protagonisti"

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“Al Paese serve un Governo solido e coeso: l’esecutivo e i partiti della maggioranza si chiudano in una stanza, discutano, stabiliscano delle priorità pensando a cittadini, famiglie e imprese ed escano con un’intesa. Punto”. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini in questa intervista al Foglio  dice no a crisi al buio, ma striglia anche Conte. 

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“Al Paese serve un Governo solido e coeso: l’esecutivo e i partiti della maggioranza si chiudano in una stanza, discutano, stabiliscano delle priorità pensando a cittadini, famiglie e imprese ed escano con un’intesa. Punto”. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini in questa intervista al Foglio  dice no a crisi al buio, ma striglia anche Conte. 

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Ecco Bonaccini, come giudica l’evolversi della dialettica politica in queste ore? I leader mancano di responsabilità?

“C’è un’emergenza sanitaria in corso e Paese che deve essere messo nelle condizioni di ripartire in sicurezza, scongiurando una terza ondata. E c’è un’occasione straordinaria, per molti aspetti irripetibile, che sono gli oltre 200 miliardi del Next Generation a disposizione dell'Italia ma che debbono essere spesi bene e presto”. 

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Matteo Renzi, che lei ben conosce, ha posto a Conte il tema della gestione dei fondi del Recovery: ha ragione il leader di Iv a sfidare il premier fino a imprevedibili conseguenze?

“Come presidente della Conferenza delle Regioni, sul Next generation Eu ho inviato giovedì scorso una lettera al presidente del Consiglio chiedendogli un incontro il prima possibile. Ho l’impressione che non ci sia piena comprensione del volume di risorse da dover mettere a terra, con progetti concreti: nessun Governo sarebbe in grado di realizzarli senza il pieno coinvolgimento delle Regioni e delle autonomie locali”.  

 

E cosa vede Bonaccini?

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“Vedo un dibattito romano piuttosto autoreferenziale: a me non interessa né quali né quanti ministri entreranno nella cabina di regia, né quanti o quali manager saranno coinvolti. Non è mio compito sindacare. Io voglio capire chi programma e chi attua i progetti della strategia nazionale, attraverso quali strumenti. Altrimenti l’unica certezza è che quelle risorse non saranno tutte impegnate”. 

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Ma anche il suo partito,  il Pd, chiede con toni diversi a Conte una maggiore collegialità nella gestione della cabina di regia: lei è in scia con il Nazareno?

“Occorre sintonia col paese, visione, responsabilità. Non è un problema di Nicola, riguarda chiunque abbia responsabilità di governo a qualsiasi livello in questo momento. Stiamo parlando di un piano di ricostruzione che porti l’Italia nel futuro, attuando da subito svolta ecologica, transizione digitale, potenziamento della sanità pubblica e della scuola, ripartenza dell’economia e investimenti massicci nella messa in sicurezza del territorio. Non possono certo decidere in pochi. Né, se posso permettermi, possono decidere tutto a Roma dentro un palazzo. Servono confronto, condivisione e proposte chiare, accessibili ai cittadini e alle imprese, per le svolte decisive che servono al Paese”.

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Nardella, sindaco di Firenze, ha detto al Foglio che la gestione del Recovery dovrà passare anche dai sindaci e dai governatori.  Concorda sull’impostazione di Nardella? Anche lei ha letto il piano sui giornali?

“Con Dario ci siamo confrontati spesso, condivido quando dice che devono essere coinvolti regioni e sindaci. Le dico una cosa: in Emilia-Romagna non c’è decisione importante che non condividiamo preliminarmente coi sindaci e con le rappresentanze sociali. Aggiungo: se penso alle scuole, chi mai dovrebbe realizzarle se non i comuni? Se penso agli ospedali chi mai dovrebbe potenziarli se non le regioni? Mi creda, più c’è condivisione e più si arriva a decisioni efficaci, in grado di camminare”.


In generale, leggendola al contrario: sembra che Conte voglia arroccarsi. E’ una sensazione che arriva fino a Bologna?

“Il presidente del Consiglio conosce molto bene il nostro pensiero. Ha definito fondamentale il ruolo delle regioni e delle autonomie nella gestione della crisi pandemica. Per noi la sola strada da percorrere resta quella della collaborazione. Voglio essere chiaro: definire linee guida strategiche era certo compito di governo e Parlamento, essendo il piano nazionale; definire però quali progetti, programmati da chi e gestiti da chi, con quali strumenti, non può essere un problema solo di governo e tecnostrutture. Sono temi che riguardano l’intero Paese, i territori, gli enti locali e le parti sociali”.


Ma se questa intesa non dovesse esserci, crede che ci siano sono le urne in caso di caduta del governo o le forze parlamentari dovrebbero, se la situazione precipitasse, dare vita a un altro esecutivo?

“Come ho detto, al Paese serve un governo, non una crisi al buio. E responsabilità delle forze politiche e del premier è indicare soluzioni condivise. Senza questo, voto anticipato o meno, i cittadini non faranno sconti a nessuno dei protagonisti di questa fase”.  

 

Ma come giudica  l’apertura di Conte agli spostamenti tra comuni durante le feste: una scelta di buonsenso o una sottovalutazione del rischio?

“Una correzione di buon senso che le regioni avevano proposto da subito. Non si tratta di allentare le limitazioni, né di abbassare la soglia di attenzione. L’emergenza sanitaria e la necessità di scongiurare una ripresa dei contagi restano in cima alle priorità”.

 

A proposito: come sta?

“Non è stata una passeggiata, ma come sappiamo tutti è una malattia che può avere conseguenze molto più gravi e io sono stato fortunato. Non ho mai staccato completamente e dopo i primi giorni più complicati ho potuto lavorare da casa. Adesso sto bene e da mercoledì sono tornato in ufficio, gradualmente, perché i postumi della polmonite bilaterale consigliano di non affaticarmi. Chiunque, come me, aveva visitato un reparto di terapia intensiva non poteva comunque sottovalutare il potere distruttivo di questa malattia. Ma se ho compreso una cosa da questa esperienza, è la necessità di dover rafforzare ancora di più la sanità pubblica e territoriale”.

 

Per chiudere: lei è presidente della Conferenza stato-regioni ma ormai è espressione della minoranza delle regioni.  

“Ho già rimesso il mandato almeno un paio di volte in passato, ogni volta che il voto delle regionali rafforzava il numero di presidenti di centrodestra, e mi è stato chiesto di rimanere dai miei colleghi presidenti. Il mio mandato è a disposizione anche ora, i miei colleghi lo sanno. E chiunque si deciderà che guidi la conferenza troverà Bonaccini pronto a dare una mano”.

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