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Il potere di coalizione

Giuliano Ferrara

Il Bisconte è fondato sul passaggio dal contratto a un ordinario programma, e Renzi fa più che bene a ricordarlo

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Inciucio è dizione volgare e imprecisa per negoziato, trattativa, compromesso, mediazione tra parti. Non si capisce tutta questa agitazione a mezzo stampa per le sortite di Renzi, il muro di gomma di Conte, lo gnorri esibito dal Pd o da una sua parte. Renzi, come per parte loro i dissidenti dei grillini, ma con ben altra autorevolezza essendo tra i fondatori della nuova maggioranza di governo, ha quel che si dice un potere di coalizione, senza il suo appoggio il governo cade. Dunque usa questo potere perché la distribuzione di responsabilità politiche e amministrative nella gestione di un rilevantissimo piano di investimenti europei per la ripresa sostanzialmente ignora la sua forza parlamentare e ministeriale, mette di lato questo suo potere di influenza e di decisione. Ve ne stupite? L’Italia è una Repubblica parlamentare. Gli esecutivi hanno bisogno di maggioranze. Le maggioranze possono essere eterogenee, e spesso lo sono. La finzione di un contratto al posto del programma e della prassi di governo abbiamo già visto che non funziona, è uno schema rigido e quindi illusorio, non mette il governo al riparo da assalti, ambizioni giuste o sbagliate. Il Bisconte è fondato sul passaggio dal contratto a un ordinario programma, oggetto di trattativa nella maggioranza e delle conseguenti mediazioni, transazioni, mediante la semplicità del negoziato. Governo e maggioranza non hanno alternative se non il voto, improponibile in particolare adesso, o un pasticcio tecnico, dal quale nessuno sarebbe avvantaggiato, e sono più o meno, più che meno, legate alla mediazione incarnata di un presidente del Consiglio espresso dalla forza di maggioranza relativa e terminale di riferimento di una congerie di ministri e partiti. Come sempre è avvenuto spetta a questo presidente del Consiglio proporre un negoziato e uscirne con una soluzione valida per tutti. Tempi e forme della vivace discordia devono essere raccordati in modo che non ne esca nessuno con la faccia pesta. E’ sempre stato così, sarà sempre così in questa forma politica che è il nostro sistema. 

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Inciucio è dizione volgare e imprecisa per negoziato, trattativa, compromesso, mediazione tra parti. Non si capisce tutta questa agitazione a mezzo stampa per le sortite di Renzi, il muro di gomma di Conte, lo gnorri esibito dal Pd o da una sua parte. Renzi, come per parte loro i dissidenti dei grillini, ma con ben altra autorevolezza essendo tra i fondatori della nuova maggioranza di governo, ha quel che si dice un potere di coalizione, senza il suo appoggio il governo cade. Dunque usa questo potere perché la distribuzione di responsabilità politiche e amministrative nella gestione di un rilevantissimo piano di investimenti europei per la ripresa sostanzialmente ignora la sua forza parlamentare e ministeriale, mette di lato questo suo potere di influenza e di decisione. Ve ne stupite? L’Italia è una Repubblica parlamentare. Gli esecutivi hanno bisogno di maggioranze. Le maggioranze possono essere eterogenee, e spesso lo sono. La finzione di un contratto al posto del programma e della prassi di governo abbiamo già visto che non funziona, è uno schema rigido e quindi illusorio, non mette il governo al riparo da assalti, ambizioni giuste o sbagliate. Il Bisconte è fondato sul passaggio dal contratto a un ordinario programma, oggetto di trattativa nella maggioranza e delle conseguenti mediazioni, transazioni, mediante la semplicità del negoziato. Governo e maggioranza non hanno alternative se non il voto, improponibile in particolare adesso, o un pasticcio tecnico, dal quale nessuno sarebbe avvantaggiato, e sono più o meno, più che meno, legate alla mediazione incarnata di un presidente del Consiglio espresso dalla forza di maggioranza relativa e terminale di riferimento di una congerie di ministri e partiti. Come sempre è avvenuto spetta a questo presidente del Consiglio proporre un negoziato e uscirne con una soluzione valida per tutti. Tempi e forme della vivace discordia devono essere raccordati in modo che non ne esca nessuno con la faccia pesta. E’ sempre stato così, sarà sempre così in questa forma politica che è il nostro sistema. 

 

I difetti del sistema sono evidenti, ma non esistono sistemi senza difetti. Il meccanismo ha arginato e fatto rifluire la piena populista, ha consolidato il posto italiano nell’assetto decisionale dell’Unione europea, ha trasformato forze politiche distruttive in organizzazioni costruttive, in particolare sui grandi temi della politica estera e di sicurezza, facendo strame di una quantità di pregiudizi e di slogan, e ha articolato e reso meno cruenta e truce la falange dell’opposizione, ha fatto fronte a una grave emergenza sanitaria con risultati non disprezzabili (ma non è finita). Costituisce il quadro di democrazia rappresentativa utile al rinnovo senza troppe scosse della prestigiosa e utile carica di presidente della Repubblica. E’ ovvio che un negoziato è nelle cose, è già impostato, e negli arcana imperii c’è chi già sa come andrà a finire. Si passa per le interviste, le esibizioni muscolari, ragionamenti non inessenziali da una parte e dall’altra, discorsi, proclami, manifesti di fatto e di principio. Sono i gradini da salire per arrivare a un compromesso negoziale al quale non si vede che alternativa non nichilista sia possibile proporre. Gli incidenti di percorso sono sempre possibili, ma esiste un codice della strada, c’è la rilevazione del palloncino, e alla fine i diversi guidatori o leader si riveleranno molto più sobri di quanto a volte sembrano. Much ado about nothing.

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