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rossogialli in tilt

Così al Mef va in scena la lite tra Castelli e Gualtieri su manovra e ristori

Valerio Valentini

Il ministro dell'Economia convoca una riunione per definire l'agenda delle prossime settimane. E il confronto con la sua vie grillina finisce in gazzarra. Tutto per un documento non condiviso. E intanto nel M5s si consuma lo psicodramma collettivo sul Mes. Istantanee di una maggioranza nel pantano

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Paradossalmente è stata proprio l'inezia da cui è scaturita, ad aver reso la lite particolarmente significativa. Di un clima sempre più instabile, di rapporti sempre più slabbrati dentro una maggioranza che sta in piedi solo caracollando. E insomma è bastato che Roberto Gualtieri esibisse un documento inedito, non condiviso col resto della maggioranza prima della riunione, per far sbottare la sua vice, la grillina Laura Castelli, innescando uno scambio di battute trasceso nel diverbio, e insomma finito a male parole. 

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Paradossalmente è stata proprio l'inezia da cui è scaturita, ad aver reso la lite particolarmente significativa. Di un clima sempre più instabile, di rapporti sempre più slabbrati dentro una maggioranza che sta in piedi solo caracollando. E insomma è bastato che Roberto Gualtieri esibisse un documento inedito, non condiviso col resto della maggioranza prima della riunione, per far sbottare la sua vice, la grillina Laura Castelli, innescando uno scambio di battute trasceso nel diverbio, e insomma finito a male parole. 

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Tutto si svolge online, alla presenza di una dozzina abbondante di persone. Sono le otto della sera, quando il ministro dell'Economia raduna i suoi viceministri e sottosegretari, i rispettivi staff e i vertici della struttura di Via XX Settembre per discutere della tabella di marcia delle prossime settimane. C'è una legge di Bilancio da approvare alla Camera salvaguardandola dal fuoco incrociato delle opposizioni per poi portarla, praticamente blindata, al Senato tra Natale e Capodanno. C'è da imbastire il maxiemendamento con cui il governo correggerà quel disegno di legge, apportandovi modifiche tutt'altro che marginali che riguardano anche la governance e la gestione dei fondi del Recovery plan. E poi c'è da discutere del nuovo scostamento di bilancio di gennaio, c'è da definire il nuovo decreto Ristori, il quinto nel giro di tre mesi, che inaugurerà il 2021. E insomma gli argomenti sono tanti.

 

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A un certo punto Gualtieri mostra, dal suo studio di Via XX Settembre, una tabella: un elenco che riguarda le categorie da includere tra le destinatarie dei conguagli per la pandemia. Un foglio, nulla più. Che però, a quanto pare, la Castelli vede per la prima volta. Distrazione di lei? Dimenticanza del ministro? Semplice errore di comunicazione? O, banalmente, la condivisione di un nuovo documento da discutere insieme? Chissà. Sta di fatto che la Castelli perde le staffe: "E questa tabella da dove salta fuori, adesso?". Parte un confronto serrato. Battute al veleno. Vola pure qualche improperio. Il tutto sotto lo sguardo incredulo di sottosegretari e tecnici del Mef che assistono alla sfuriata in silenzio. E a colpirli, più che altro, è la pochezza del motivo scatenante. Come a dimostrare, insomma, che sotto la cenere di una convivenza forzata, ardono tensioni tremende, nella maggioranza. 

 

E certo la Castelli un po', di queste tensioni, deve sentirsele gravare sul capo. Perché, nel mentre che è collegata in videoconferenza col ministro Gualtieri, la contabile grillina partecipa anche, via Zoom, all'assemblea dei parlamentari del M5s riuniti per scornarsi sul Mes, per elaborare una strategia che non sia troppo autolesionista in vista del voto in Aula di mercoledì prossimo, quando Giuseppe Conte verrà a riferire alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo che approverà la riforma del trattato del Fondo salva stati. E tra una finestra che si apre e una che si chiude, tra un microfono da attivare e un altro da silenziare, la Castelli, ubiqua ai casi come don Ciccio Ingravallo, deve forse riversare nel confronto con Gualtieri l'ansia accumulata mentre discute coi suoi deputati e senatori della riforma del Mes. E tutto finisce in baruffa.

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