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L’informazione come un bordello

Giuliano Ferrara

Era triste il paese malato e autocertificato, ma sembrava serio. E la stampa e la tv, con qualche deroga o droga, testimoniavano di una stagione di irreprensibile rispetto del mondo delle cose reali. Poi tutto è cambiato. Cronache da una caciara

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Tom Kington, corrispondente del Times di Londra per l’Italia, è smarrito, dice che lo tira scemo il vizio del Corriere di riportare tutti i giorni per pagine e pagine, tra anticipazioni e propalazioni riservate, regole per la pandemia che non sono ancora state decise dalle autorità ma sono presentate come fatti. Per consolarlo, dico solo che l’altro giorno ho letto in un sommario di Repubblica “ipotizzate droghe per studenti e anziani”, naturalmente si trattava di deroghe ma la mia mente infodemizzata completamente si è sentita autorizzata a togliere la “e” e a leggere l’assurdo, un bonus droghe per studenti e anziani nel nostro universo informativo ci poteva stare.

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Tom Kington, corrispondente del Times di Londra per l’Italia, è smarrito, dice che lo tira scemo il vizio del Corriere di riportare tutti i giorni per pagine e pagine, tra anticipazioni e propalazioni riservate, regole per la pandemia che non sono ancora state decise dalle autorità ma sono presentate come fatti. Per consolarlo, dico solo che l’altro giorno ho letto in un sommario di Repubblica “ipotizzate droghe per studenti e anziani”, naturalmente si trattava di deroghe ma la mia mente infodemizzata completamente si è sentita autorizzata a togliere la “e” e a leggere l’assurdo, un bonus droghe per studenti e anziani nel nostro universo informativo ci poteva stare.

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Per piacere per curiosità per lavoro leggo tutti i giorni la stampa europea e americana e mi sembra che i giornali scritti in inglese francese e tedesco siano riusciti bene o male a imporsi un qualche ordine nel caos, all’opposto di quanto accade qui da noi. Quando tutto cominciò, alla fine del febbraio scorso o agli inizi di marzo, invocai qui un bollettino nazionale quotidiano sulla crisi: nelle emergenze pochi portavoce ufficiali devono centralizzare e veicolare a una certa ora l’insieme dei dati e l’informazione deve registrare i fatti e le decisioni prese mettendoli a disposizione del pubblico, questa era l’idea e non mi sembrava una stravaganza o un’originalità. Per un certo periodo le cose hanno funzionato, la fonte delle notizie era una, delle cose che contano si veniva a sapere con la conferenza stampa della Protezione civile alle 18 in punto. Intorno a quel tavolo si agglutinava il tasso necessario di conformità e verificabilità degli eventi, si produceva un flusso unico di elementi di giudizio e un pensiero unico della crisi, salvo qualche dissenso e qualche rissa tra virologi.

 

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L’Italia non era diventata una caserma, anche dal punto di vista del free speech, ma improvvisamente aveva smesso di apparire come un bordello. Dalla fine del primo confinamento, quando si allentarono i freni inibitori dovuti alla paura e alla sorpresa, siamo saliti su una specie di giostra dalla quale, con l’estate e questo autunno della seconda ondata, non siamo più scesi. Era un po’ triste il paese malato e autocertificato, ma sembrava serio. E la stampa e la tv, con qualche deroga o droga occasionale, testimoniavano di una strana stagione di irreprensibile rispetto del mondo delle cose reali, che avvengono quando avvengono e si annunciano quando sono decise. Poi tutto è cambiato. I colori cangianti, il plexiglas, le rotelle, le regioni, le regole vattelapesca del confinamento morbido, il prezzo delle mascherine e il loro contrassegno (Ffp2 e chirurgiche), i coprifuochi, le licenze e i divieti di spostamento a sfare, il controllo delle movide, lo sport semiautorizzato, e subito dopo il mezzo agosto la questione decisiva del cenone, della veglia, della settimana bianca, dei parenti di primo grado, tutto entrava in un guazzabuglio di norme apparenti, mai stabilite ma sempre annunciate, di diverso livello latitudine e longitudine, con giornali e telegiornali a caccia di milionate di esclusive, di scoop, di giochi d’anticipo, di retroscena Covid-19, che hanno frastornato e tramortito il consumatore abituale di notizie. Ci siamo dimostrati meno indisciplinati di quanto ci si poteva considerare, ma presto ci siamo annoiati di essere additati come lo stupor mundi, la Patria dell’informalità e della caciara che sapeva irregimentarsi nell’emergenza, e i giornali e le tv sono tornati all’avanguardia nell’agitare il solito casino, con l’unica consolazione di quelle droghe ipotizzate, ma per carità non ancora decise da un dpcm, per studenti e anziani.

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