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Mes e immigrazione, Forza Italia oscilla tra Brunetta e Salvini

Monta il caso Brunetta. Prima la difesa del gruppo contro gli attacchi del Truce, poi le critiche per gli elogi a Di Maio. Il sonetto di scherno di Barelli: "A Renà però mo nun esaggerà, da bibitaro a leader non se po fà". Ma sul Mes la spaccatura del centrodestra potrebbe essere definitiva

Valerio Valentini

Da un lato l'apertura a Gualtieri sul Fondo Salva stati: "Pronti a collaborare, anche in Aula". Dall'altro la scelta di accodarsi all'ostruzionismo del Truce sui decreti "Sicurezza", con la Gelmini scettica sulla linea oltranzista. Gli azzurri del Cav. alle prese coi travagli delle larghe intese

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Con la maggioranza di governo sul Mes, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni sull'immigrazione. La settimana, a Montecitorio, per Forza Italia si apre così. Con Mariastella Gelmini che, quasi a ora di pranzo, annuncia ai suoi deputati che nel weekend appena trascorso FI ha depositato 91 ordini del giorno sul decreto Sicurezza. "Stiamo iscrivendo tutto il gruppo per intervenire con l’intento di rallentare e impedire più che si può l’approvazione del provvedimento". Insomma gli azzurri seguono - non senza perplessità e travagli interni, come vedremo - la linea trucista voluta da Salvini, che ha imposto a tutti i suoi deputati di prendere il maggior tempo possibile.

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Con la maggioranza di governo sul Mes, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni sull'immigrazione. La settimana, a Montecitorio, per Forza Italia si apre così. Con Mariastella Gelmini che, quasi a ora di pranzo, annuncia ai suoi deputati che nel weekend appena trascorso FI ha depositato 91 ordini del giorno sul decreto Sicurezza. "Stiamo iscrivendo tutto il gruppo per intervenire con l’intento di rallentare e impedire più che si può l’approvazione del provvedimento". Insomma gli azzurri seguono - non senza perplessità e travagli interni, come vedremo - la linea trucista voluta da Salvini, che ha imposto a tutti i suoi deputati di prendere il maggior tempo possibile.

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L'ostruzionismo della destra sui nuovi Dl "Sicurezza"

Ostruzionismo a oltranza, con interventi da cinque minuto ciascuno: considerando i 130 leghisti e i 33 meloniani, e contando anche una dozzina di esponenti del Misto che hanno aderito, significa un sacco di tempo. Ora che all'iniziativa si aggiunge anche FI, vuol dire che l'Aula della Camera, che voterà questo pomeriggio l'approvazione del decreto, sarà poi impegnata fino a venerdì pomeriggio nella discussione degli ordini del giorno. Non che serva a granché: il nuovo decreto "Sicurezza" scade il 20 dicembre, e dunque il Senato non avrà problemi a convertirlo entro quella data. La mossa di Salvini serve semmai a esasperare i toni del dibattito, ad accusare il governo di tenere il Parlamento in ostaggio degli ideologismi di sinistra, nel bel mezzo della pandemia. Un tema su cui il leader del Carroccio vuole coinvolgere anche il Quirinale, stando al suo annuncio: "Chiamerò Sergio Mattarella - ha dichiarato ieri Salvini - per chiedere se gli sembra normale". "Una trovata solo mediatica"; confermano a mezza bocca i deputati leghisti. E intanto, però, lo stallo in Aula potrebbe complicare i lavori della commissione BIlancio, che potrà riunirsi con meno frequenza per esaminare i 7.000 emendamenti presentati al disegno di legge della manovra

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Le rinnovate aperture di FI sul Mes

E insomma tutto regolare, nella convulsa logica parlamentare: con le opposizioni che, semplicemente, provano a complicare la vita del governo. Se non fosse che nel frattempo, proprio mentre la Gelmini conferma la linea dura sui decreti "Sicurezza", collegato in videoconferenza (tra non pochi problemi di streaming), Roberto Gualtieri sta tenendo la sua relazione sulla riforma del Mes. E, su quel tema, da Forza Italia si registra un atteggiamento del tutto diverso. E anzi, mentre il M5s dà voce alla sua falange euroscettica che contesta il nuovo trattato e intima al ministro dell'Economia di porre un improbabile veto all'Eurogruppo di stasera, i parlamentari azzurri assumo toni di responsabilità e collaborazione. Lo fa Renato Brunetta, lo fa Gilberto Pichetto, così come Sestino Giacomoni, che appunto si diverte a segnalare a Gualtieri come "la sua maggioranza non si fida di lei". Non tutta, almeno. Alessandro Cattaneo, parlando delle nuove sfide europee, afferma che "perderemmo un'opportunità se adottiamo un approccio ideologico". Proprio quello scelto dalla Lega e Fratelli d'Italia, che addirittura, con Claudio Borghi, paventano futuribili "responsabilità penali" per il ministro dell'Economia. "Sul Recovery auspichiamo un approccio bipartisan", arriva invece a dire l'azzurro Cattaneo, "e sul Mes rinnoviamo la nostra disponibilità: da parte nostra non c'è alcun imbarazzo all'approdo in Aula"

 

Segnale chiaro lanciato anche a Salvini e Meloni. Perché l'approdo in Aula ci sarà. Innanzitutto il 9 dicembre, quando Giuseppe Conte verrà a riferire in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo che darà il via libera definitivo alla riforma del Mes. E poi a metà gennaio: quando, in un passaggio ancor più delicato, le Camere saranno chiamate a ratificare il nuovo trattato. 

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Il caso Brunetta, tra elogio e scherno del gruppo di FI

Insomma, tutto sembrerebbe avere una sua coerenza. FI continua nella sua linea responsabile sul Mes senza cedere sulle questioni legate alla sicurezza. Ma nel gruppo azzurro, soprattutto alla Camera, le cose sono assai più intricate di così. perché la linea del dialogo interpretata da Renato Brunetta nei giorni scorsi ha raggiunto toni d'impensabile accondiscendenza verso la maggioranza. Prima l'intervento sul Foglio, per accogliere con favore le proposte di collaborazione trasversale lanciate da Luigi Di Maio su questo giornale. Poi un'intervista al Corriere per celebrare l'avvenuta maturazione del ministro degli Esteri, assurto a ruolo di leader e studente modello agli occhi del prof. Brunetta. E così, anche nel gruppo azzurro, è partito il rodeo. Prima c'è stata la difesa del responsabile economico, di cui Salvini e Meloni chiedevano un passo indietro dopo la forzatura sullo scostamento: e allora è scattata la difesa d'ufficio, nelle discussioni interne al gruppo. Dalla stessa Gelmini a Vincenza Labriola ("Forza Renato, grazie al tuo lavoto FI è tornata al centro del dibattito politico"), da Renata Polverini a Stefania Prestigiacomo ("E' incredibile Salvini che dichiara che Brunetta e Letta giocano contro Berlusconi: ma come si permette?"). E c'è stato perfino chi, come Cristina Rossello, è arrivato a invocare addirittura un rilancio: "Adesso ci aspettano Mes e Recovery". Poi però, di fronte agli eccessi di elogio verso Di Maio, sono arrivate anche le critiche: Paolo Barelli, ad esempio, supportato da Luca Squeri e Giorgio Mulè, lo ha irriso scimmiottando un sonetto romanesco: "A Renà però mo nun esaggerà, da bibitaro a leader non se po fà, mo tutti vojono annà ar San Paolo a vedè come se fà". Riferimento evidente a Luigi Di Maio. 

 

Le tensioni sul Dl "Sicurezza"

E così, stamattina, anche la scelta della via verso l'ostruzionismo ha causato malumori. Perché, a quanto pare, la Gelmini aveva sì depositato i 91 ordini del giorno sul decreto "Sicurezza", ma non aveva iscritto i suoi deputati a intervenire, se non una manciata. Ne sono seguite polemiche ("Ora anche sull'immigrazione ci accodiamo alla sinistra?") e reciproche accuse, prima che la capogruppo azzurra, per evitare ulteriori tensioni, ha provveduto a sposare, sia pure tatticamente, la linea di Salvini. Dalla quale, però, alcuni dei deputati di FI già si dissociano. Renata Polverini, ad esempio, gran tessitrice nei rapportri tra il Cav. e i rossogialli e da tempo contraria agli eccessi destrorsi di Salvini in tema di accoglienza, ha fatto sapere che lei non ci pensa neppure, a intervenire in Aula. 

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