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Il retroscena

Grillo lavora al gran ritorno in tv nel 2021: "Contatti già avviati per un programma"

Il contratto è nelle mani del suo agente, ma in Rai la porta è sbarrata. "Dopo il danno anche le beffa", si sfoga il Garante del Movimento

Simone Canettieri

Annoiato dal M5s, perseguitato dalle cause e angosciato dalla vicenda del figlio: così Beppe è pronto a tornare al primo amore

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Beppe Grillo vuole tornare dove tutto iniziò: in televisione. Per fare ciò che gli riesce meglio: il comico. E lo sta confessando agli amici, e non solo a loro. E’ più di un desiderio. Anche in questi giorni in cui le cronache si occupano di un altro Grillo: Ciro, suo figlio. “Sì voglio tornare in tv. Ma niente Rai: lì per me la porta è sbarrata. Incredibile, eh. Oltre al danno, la beffa”,  si sfoga il Garante del M5s riferendosi alla maledizione di Viale Mazzini. Da epurato a leader in palinsesto con un conflitto d’interessi: sarebbe  un caso. E quindi sta guardando altrove.  

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Beppe Grillo vuole tornare dove tutto iniziò: in televisione. Per fare ciò che gli riesce meglio: il comico. E lo sta confessando agli amici, e non solo a loro. E’ più di un desiderio. Anche in questi giorni in cui le cronache si occupano di un altro Grillo: Ciro, suo figlio. “Sì voglio tornare in tv. Ma niente Rai: lì per me la porta è sbarrata. Incredibile, eh. Oltre al danno, la beffa”,  si sfoga il Garante del M5s riferendosi alla maledizione di Viale Mazzini. Da epurato a leader in palinsesto con un conflitto d’interessi: sarebbe  un caso. E quindi sta guardando altrove.  

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In privato, Grillo si sfoga per le vicende legali che lo perseguitano e non lo mollano: quelle con il Pd sono sostanzialmente chiuse, grazie al governo con i dem.

 

Ma poi ci sono alcune cause, risalenti a quando era capo politico, che continuano a bussare al cancello della sua villa genovese a Sant’Ilario. C’è chi gli chiede i danni per non essere stato candidato in Parlamento, chi vuole risarcimenti per le sue sparate e poi ci sono le battute negli spettacoli. Prima a pagare, ma non sempre, era stato Rousseau. Ma in vista della separazione tra il Movimento e Davide Casaleggio, Grillo è perfettamente consapevole che ormai, e sempre di più, dovrà mettersi le mani nelle tasche in caso di condanna. Bisogna dunque seguire i soldi, come sempre. E anche la sua voglia  di tenersi fuori dal destino della creatura che ha plasmato. 

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“Beppe, Beppe…”. A chi lo chiama per raccontargli delle liti da comari nel partito che ha fondato risponde da tempo con un lapidario “fate voi, mi fido”. Come dire: non mi interessa. Non ora. Non più.

 

Lasciatemi vivere. Vuole tornare alle origini, più capocomico e meno capo politico.  Tuttavia anche lui deve fare  i conti con il Covid. Il suo tour “Terrapiattista”, inno irridente alla sottocultura antiscientifica che ha contribuito a far crescere, a causa della pandemia ha avuto una sorte pessima: tutte le date rinviate, dopo un iniziale stop già lo scorso gennaio a causa di un intervento chirurgico.

 

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E quindi urge un Beppe Grillo show. Ci sta lavorando, a fari spenti, il suo manager Aldo Marangoni. L’obiettivo è tornare in tv con uno spettacolo a puntate dal prossimo anno. Non in Rai, dunque. E  difficilmente in Mediaset. O a La7. “Beppe ha contatti avviati con un colosso della tv: vedremo. Io da amico anche l’altro giorno glielo ho detto. Vai. Divertiti. Spacca tutto. E fregatene del Movimento”, racconta al Foglio un importante dirigente pubblico, ovviamente grillino.

 

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I teatri d’altronde iniziano ad andargli stretti, all’istrione. E non solo per la pandemia che  chiude gli usci all’avventura. In più di un’occasione Grillo ha manifestato un certo fastidio per le contestazioni del pubblico, per qualche svitato che compra un biglietto “solo per dirgliene quattro”, solo per accusarlo di “aver svenduto i nostri valori”. E il menù delle recriminazioni, si sa, è lunghissimo per un partito costretto dalla storia a rimangiarsi tutto. 

 

E allora cosa c’è di meglio della rassicurante televisione? Un modo anche per tornare protagonista senza dover parlare di Davide, Luigi e Dibba.  Monetizzando. Divertendosi. Uscendo dal blog, ormai così poco influente, nelle vicende quotidiane. “Una volta – racconta un ministro pentastellato – quando Beppe voleva incidere, lo faceva eccome. Ed era presente, martellante, ora non più. Qualcosa si è rotto. Forse si è stancato”. Forse c’è anche la vicenda di Ciro che lo ha posto in rispettoso silenzio, che gli ha fatto rinunciare agli Stati generali. Il presunto stupro che si sarebbe consumato quest’estate nella villa sarda del  comico. Mentre la moglie, Parvin, al piano di sopra dormiva “e non si è accorta di nulla”. Di quest’aspetto Grillo non parla, se non con gli amici strettissimi.

 

La vicenda è in mano a un altro Grillo, Enrico detto Chicco, il nipote, avvocato penalista di Genova, già vicepresidente del primo M5s, così come figurava nello statuto. La famiglia che ritorna.  Una vicenda che sfocerà in un  dibattimento, con Giulia Bongiorno dall’altra parte, difensore della  giovane che accusa i quattro ragazzi di violenza sessuale. Una storia devastante. Da rispettare. Da cui cercare di evadere. Buttandosi sul lavoro. Sulla televisione. Fuori dalla politica. Forse, a questo punto, per sempre.

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