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La buona diplomazia di Guerini, tra Conte e Biden

Valerio Valentini

Così l'intervento del ministro della Difesa, e i suoi buoni rapporti coi Democratici americani, hanno aiutato ad accorciare l'attesa per il colloquio di Giuseppi col presidente eletto

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Se è vero che certe volte una telefonata allunga la vita, allora bisogna dedurre che alla longevità della premiership di Giuseppe Conte, checché se ne vociferi in Transatlantico, Lorenzo Guerini ci tiene. Nel senso che i buoni rapporti diplomatici del ministro della Difesa con lo staff dei Democratici americani hanno aiutato non poco per fare sì che l’attesa già lunga per il colloquio del presidente del Consiglio con Joe Biden non durasse più del limite oltre il quale sarebbe diventata motivo di imbarazzo reale. Lui, poi, fedele al suo perenne understatement, c’ha subito tenuto a condividere i meriti: “Abbiamo fissato fissato per stasera alle 21.25”, ha comunicato Guerini, poche ore prima della chiamata transoceanica, venerdì scorso, alla cerchia dei suoi parlamentari più fidati, inquieti non poco per il ritardo accumulato.

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Se è vero che certe volte una telefonata allunga la vita, allora bisogna dedurre che alla longevità della premiership di Giuseppe Conte, checché se ne vociferi in Transatlantico, Lorenzo Guerini ci tiene. Nel senso che i buoni rapporti diplomatici del ministro della Difesa con lo staff dei Democratici americani hanno aiutato non poco per fare sì che l’attesa già lunga per il colloquio del presidente del Consiglio con Joe Biden non durasse più del limite oltre il quale sarebbe diventata motivo di imbarazzo reale. Lui, poi, fedele al suo perenne understatement, c’ha subito tenuto a condividere i meriti: “Abbiamo fissato fissato per stasera alle 21.25”, ha comunicato Guerini, poche ore prima della chiamata transoceanica, venerdì scorso, alla cerchia dei suoi parlamentari più fidati, inquieti non poco per il ritardo accumulato.

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Il tutto con quell’utilizzo della prima persona plurale che appare un residuo di quella cultura democristiana che il lodigiano Lorenzo decise d’abbracciare adolescente, come singolare atto di ribellione verso un padre comunista. E semmai è proprio questo - la sua costante, a volte scostante, riservatezza, praticata come una sorta di esercizio di espiazione - che scontenta a volte i suoi parlamentari di Base riformista, che spesso lamentano la mancanza di una leadership più energica, più presenzialista, di quella del ministro della Difesa.

 

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Lui, più che altro, preferisce coltivare i rapporti con la diplomazia americana: e così, dopo aver seguito una parte dello spoglio del voto statunitense a Villa Taverna, ieri Guerini ha salutato di nuovo, sia pur virtualmente, l’ambasciatore Lewis Eisenberg, intervenendo  a un webinar sull’aerospazio promosso dalla camera di commercio italo-americana. Saluto significativo, perché nel suo discorso Eisenberg, repubblicano di ferro, ha confermato il suo imminente passaggio di testimone. Se poi queste buone relazioni col deep state di Washington potranno portare Guerini, come i suoi sostenitori sperano, a un’investitura suprema in caso di rimpasto o governissimo, è difficile da dire. Per ora, lo aiutano con le telefonate che contano.

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