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Chi si dovrebbe vergognare per i 17 anni di fango su Bassolino

Carmelo Caruso

19 processi vinti, 140 udienze, 150 mila pagine. Pochi giorni fa l'ultima assoluzione. Abbandonato dal partito: "Quelli che credevo amici non hanno avuto fiducia in me". Le responsabilità di pm, giornali e segretari

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L' unica cosa vera è che era una fantasia. E’ infatti iniziata dalla spazzatura. E’ il procedimento giudiziario “Bassolino Antonio”, fascicolo 15940 aperto nell’anno 2003 dalla procura della Repubblica di Napoli “in seguito a denuncia di Sodano Tommaso”, senatore di Rifondazione comunista. Un solo processo ne ha generati altri 18 e ha prodotto 140 udienze, 150 mila pagine scannerizzate in dieci mesi e 23 giorni, riversati in 15 cd-rom.

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L' unica cosa vera è che era una fantasia. E’ infatti iniziata dalla spazzatura. E’ il procedimento giudiziario “Bassolino Antonio”, fascicolo 15940 aperto nell’anno 2003 dalla procura della Repubblica di Napoli “in seguito a denuncia di Sodano Tommaso”, senatore di Rifondazione comunista. Un solo processo ne ha generati altri 18 e ha prodotto 140 udienze, 150 mila pagine scannerizzate in dieci mesi e 23 giorni, riversati in 15 cd-rom.

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Una sola indagine ha costretto un imputato ad attendere per 19 volte una sentenza che è stata per 19 volte una sentenza di assoluzione. Il 12 novembre 2020 è arrivata l’ultima. Sono trascorsi diciassette anni. A distruggere un capitolo di buona amministrazione meridionale, a infliggere la pena dell’infinito processo all’uomo che ha governato la regione Campania, il comune di Napoli, ministro per il Lavoro, deputato, non è stata la destra. A mandare all’inferno la sinistra è stata una parte della sinistra. A vergognarsi di uno dei dirigenti più importanti del Pci, dei Ds e del Pd è stato il suo partito quello che nel 2008, segretario Walter Veltroni, gli ha impedito di salire sul palco in piazza del Plebiscito con questa frase: “Si apre una fase nuova”. Bassolino era già sotto indagine. Dal 2003 due magistrati ancora in attività, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, hanno provato a dimostrare, senza riuscirci, che nella veste di commissario straordinario all’emergenza rifiuti, dal 2000 al 2004, Bassolino si era macchiato di truffa aggravata e continuata ai danni dello stato, frode in pubbliche forniture, abuso d’ufficio. Per oltre 17 anni la magistratura napoletana ha cercato le prove di uno scambio che non c’è mai stato fra il presidente della giunta regionale e la società Impregilo, la società che aveva ricevuto l’incarico di costruire il termovalorizzatore di Acerra. E’ il paese di riferimento di Sodano, un attivista che deve la sua fortuna politica al ‘no’ all’opera. Viene eletto al Senato, diventa presidente della commissione Rifiuti. Successivamente vicesindaco di Napoli con Luigi De Magistris.

 

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Oggi, che è solo un blogger del Fatto quotidiano, si presenta ancora così: “Dalle mie denunce prende il via l’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di Bassolino”. Giuseppe Fusco, l’avvocato che in questi anni ha difeso Bassolino insieme con Massimo Krogh e a Nicoletta Piergentili, dice che non è la prima volta: “Purtroppo non si fanno processi a carico delle persone ma ai fenomeni. Si indaga il fenomeno”. Chi ha denunciato Bassolino era convinto di lottare contro l’inquinamento. Bassolino si è difeso innanzitutto con i documenti. Il contratto che gli veniva contestato, quello che avrebbe consentito “inimmaginabili profitti”, non era stato stipulato dalla sua amministrazione regionale, ma dalla precedente. I pm non gli hanno creduto. Dopo averlo ascoltato la prima volta hanno elevato le accuse. Al processo si è presentato pure Gianni Letta, sottosegretario del governo Berlusconi. Ha testimoniato che il governo era informato dei problemi di stoccaggio dei rifiuti e della necessità di intervenire costruendo nuovi siti. Ha spiegato in pratica che la presunta truffa ai danni dello stato non era truffa dato che il commissario era lo stato. Bassolino viene infatti assolto nel 2007 con formula piena. E’ nelle cose che una procura ricorra in appello. E’ invece un inedito che impieghi tutte le sue forze per dimostrare che l’“assoluzione è dovuta alla prescrizione”. Per farlo ha avuto bisogno di 890 pagine. I giornali hanno fatto il resto. Parlano di “ragnatela Bassolino”, descrivono la sua squadra di assessori come “la cupola del potere” creano il “clima”. Ce la fanno.

 

Al processo d’appello si costituiscono contro Bassolino 170 parti civili. A Napoli chiamano questo processo “il processo madre” per distinguerlo dagli altri 18 che per i legali di Bassolino sono “i collaterali”. Uno riguarda lo spargimento di rifiuti in terreni regionali. Un altro il distaccamento di personale regionale presso la struttura commissariale. L’accusa nei confronti di Bassolino è in questo caso peculato. Un avvocato nominato da Bassolino avrebbe emesso parcelle oltre i limiti tariffari. “Ma liquidare le parcelle era un obbligo giuridico” spiega Krogh. Per intenderci è questo il processo numero 19, quello che si è concluso due giorni fa e che in verità era già finito. Bassolino era stato assolto per avvenuta prescrizione. Non lo riteneva sufficiente. Ha continuato perché voleva un’assoluzione nel merito. L’ha ricevuta.

 

Ma necessitano un piccolo racconto altri procedimenti a suo carico. Il più curioso risale al 2010 quando viene indagato insieme ad altri 18 sindaci e all’ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, per presunta epidemia. Riguarda sempre i rifiuti. La prova regina era l’aumento della vendita di antinfluenzali. Bassolino venne prosciolto dal gip. La più spericolata è tuttavia un’altra che lo ha visto ancora sotto inchiesta per presunto abuso edilizio in Toscana. Si cercava il denaro che la famiglia Romiti, secondo l’accusa, aveva versato a Bassolino. I pm di Napoli erano convinti si nascondesse sotto forma di  un casolare a Cortona. Per L’Espresso era “il mistero di Casale Bassolino”. Non era neppure di sua proprietà interamente. Dell’altro proprietario si disse “è un prestanome”. E doveva occuparsene la procura di Arezzo per competenza territoriale. Per avocare l’indagine, sempre i pm di Napoli, ancora Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, collegano il presunto abuso a due milioni di ecoballe che una società della Impregilo ha stoccato a pochi chilometri da Cortona. Con questo espediente l’indagine viene spostata a Napoli. Anche questa si conclude con un’assoluzione con formula piena.

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“Non abbiamo mai voluto parlare di accanimento. Abbiamo atteso con pazienza. Io lo definisco un esasperato esercizio della funzione giudiziaria. Il caso Bassolino non è altro che questo” dice l’avvocato Fusco. Sia Sirleo sia Noviello hanno continuato la loro carriera. Sirleo è oggi sostituto procuratore a Catanzaro, procura guidata da Nicola Gratteri. Noviello è invece giudice a Perugia. Bassolino è rimasto a Napoli. Ha lasciato la politica. “Cosa vuole che le dica. Posso dirle che i tempi lunghi sono un’ingiustizia per gli innocenti e un vantaggio per i colpevoli. Posso dirle che mi hanno voltato le spalle amici e compagni. Eppure mi conoscevano. Io ho avuto fiducia, loro non l’hanno avuta in me. Non è colpa dei magistrati”. Era il “clima”.

 

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