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il caos nella lega

Così Salvini sogna di stravolgere la giunta di Fontana e fermare il dialogo tra Pd e Fi

Il vertice del Pirellone per affrontare il disastro lombardo. Il Truce mobilita Galli e Garavaglia, e pretende la testa di Gallera. Forza Italia non ci sta e minaccia ritorsioni. Il nome di Lucchina per la Sanità

Valerio Valentini

Il capo della Lega rivendica lo sfregio su Mediaset, ma Zingaretti e Tajani tessono la trama del dialogo. L'ira di Forza Italia per il rimpasto in Lombardia. Il nome dell'ex braccio destro di Formigoni al posto di Gallera

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 A sentire lui, è stato comunque un trionfo. “Se credevano di farcela sotto al naso, gli abbiamo fatto capire che noi non ci stiamo”. L’ha descritta così, Matteo Salvini, la scombiccherata manovra messa in atto mercoledì al Senato, con lo sfregio fatto in commissione al Cav. sull’emendamento che salvaguarda Mediaset dall’assalto di Vivendi, salvo poi esser costretto alla retromarcia in Aula, con un discorso che era una mezza ammissione d’impotenza. Perché certo, come dice Salvini, il messaggio sarà arrivato forte e chiaro, dalle parti di Arcore. Ma lì, abituati a badare al sodo, in fondo se lo sono goduto, lo spettacolo del Capitano furente rimasto da solo in mezzo al guado.

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 A sentire lui, è stato comunque un trionfo. “Se credevano di farcela sotto al naso, gli abbiamo fatto capire che noi non ci stiamo”. L’ha descritta così, Matteo Salvini, la scombiccherata manovra messa in atto mercoledì al Senato, con lo sfregio fatto in commissione al Cav. sull’emendamento che salvaguarda Mediaset dall’assalto di Vivendi, salvo poi esser costretto alla retromarcia in Aula, con un discorso che era una mezza ammissione d’impotenza. Perché certo, come dice Salvini, il messaggio sarà arrivato forte e chiaro, dalle parti di Arcore. Ma lì, abituati a badare al sodo, in fondo se lo sono goduto, lo spettacolo del Capitano furente rimasto da solo in mezzo al guado.

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E infatti, se doveva avere l’effetto di scongiurarlo, paradossalmente lo sgarbo di Salvini lo ha reso ancor più consistente, il dialogo tra Forza Italia e il Pd. Merito di un Nicola Zingaretti che s’è intestato il dialogo, tessendo la tela con Gianni Letta e con Antonio Tajani, e insomma affermando che sì, “la legge di Bilancio dovremo discuterla insieme, con un relatore di maggioranza e uno d’opposizione”. E così anche Graziano Delrio, nelle scorse ore, s’è potuto mettere a lavorare di buona lena, finalmente convinto di poter scavalcare, sulla via che porta all’intesa con Forza Italia, le titubanze di Palazzo Chigi. Maria Stella Gelmini, poi, coi suoi deputati più dubbiosi è stata chiara: “Non vi dico che la strada non sia impervia. Ma è una strada che non possiamo non tenare: perché inseguire i populisti  nelle piazze e un errore. C’è tanta disperazione in giro. E la gente per strada non fa grossa differenza tra chi sta in maggioranza e chi all’opposizione”. 

 

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Ma per un’operazione da sabotare, ce n’è un’altra da fare. Perché nella trincea del suo malanimo, Salvini non deve badare solo al fronte romano, ma anche a quello lombardo. Dov’è lui, ora, a brigare, a smaniare per varare un rimpasto - quello della giunta regionale - che tutti gli consigliano di rimandare. Glielo dice Attilio Fontana, che se ne sentirebbe delegittimato e che anche per questo continua a trovare, per ciascuno dei nomi che Salvini gli propone come nuovi assessori, un’obiezione, un’inopportunità. Glielo dice anche chi, da Giorgetti in giù, la tesi del rimpasto l’ha perorata non poco, nei mesi scorsi, e che però ora fa notare come fosse appunto giugno, il momento giusto, e non adesso che si contano i morti a centinaia, ogni giorno.

 

E ovviamente glielo grida anche Massimiliano Salini, il coordinatore di FI in Lombardia che al vertice di maggioranza convocato oggi al Pirellone ci andrà con l’animo di chi sa che non può accettare quel che Salvini vorrebbe ottenere: e cioè un rimpasto in grande stile in cui la colpa dei disastri lombardi verrebbe addossata tutta sull’azzurro Giulio Gallera, quell’assessore al Welfare che verrebbe silurato come l’unico capro espiatorio da offrire al linciaggio. Tanto più se davvero Salvini vorrà usare il rimpasto per portare in giunta i colonnelli lumbàrd, gente che sta in Parlamento e che ha ricoperto incarichi di governo nazionale: da Dario Galli a Massimo Garavaglia, tutti preallertati e tutti, con variazioni consistenti d’entusiasmo, disponibili a soccorrere Fontana. No, così è inaccettabile, per gli uomini del Cav.: che infatti, tanto per preparare il campo, hanno fatto circolare una mezza bozza di un’interpellanza su Aria, l’Agenzia regionale degli acquisti: “Perché da loro dipende il mancato approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali, e non da Gallera”. E dire Aria significa dire Davide Caprini, assessore al Bilancio e leghistissimo, e significa anche (almeno stando ai pettegolezzi più malevoli) Giulia Martinelli, la ex compagna di Salvini che al Pirellone, da capo segreteria del presidente, fa il bello e il cattivo tempo. Alla fine, l’unica intesa che nelle prossime ore potrebbe concretizzarsi starebbe nella sostituzione di Gallera con Carlo Lucchina, l’ex direttore generale della sanità ai tempi di Roberto Formigoni. Ma anche il dover rivalutare il Celeste, per Salvini sarebbe un mezzo smacco.
 

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