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Modello Genova

Intervista a Marco Bucci: "Obbedire al governo ed evitare le chiacchiere"

Carmelo Caruso

Coprifuoco, multe, carisma. La lotta di Genova per evitare la zona rossa. "Possiamo ancora evitarla. I ristori siano distribuiti dai comuni". Parla il sindaco simbolo della ricostruzione del Ponte Morandi

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In Italia i morti per Covid sono saliti a 580 e dicono che Genova sperimenterà forse per prima la chiusura, la grande zona rossa. “Genova non è ancora zona rossa. La verità è  che questa città sta coraggiosamente lottando e che è in corso un’altra sfida che possiamo e dobbiamo vincere”. Il ponte, la ricostruzione, la pandemia. Sindaco, Marco Bucci, la sorte si è accanita su di lei? “Non scherziamo”. 

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In Italia i morti per Covid sono saliti a 580 e dicono che Genova sperimenterà forse per prima la chiusura, la grande zona rossa. “Genova non è ancora zona rossa. La verità è  che questa città sta coraggiosamente lottando e che è in corso un’altra sfida che possiamo e dobbiamo vincere”. Il ponte, la ricostruzione, la pandemia. Sindaco, Marco Bucci, la sorte si è accanita su di lei? “Non scherziamo”. 

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A Genova c’è un sindaco che le ha viste davvero tutte. “Mi descrivono come un supereroe e pensano di farmi un complimento”. Non le piace? “Non mi piace. Sa perché Genova ce la farà anche questa volta? Perché è una città che come me non perde tempo e che i conti li fa alla fine”. Anche Giuseppe Conte nel suo ultimo discorso ha detto che i conti si fanno alla fine. “Ha ragione. Non andrò mai contro il governo”. Genova è infatti arrivata prima del dpcm e ha applicato il coprifuoco alla genovese che è efficace (e buono) come il suo pesto. E’ un altro modello Bucci o è un altro modello Genova? “E’ un modello formulato da persone che riflettono e che fanno tutto quello che va fatto. Anche a me non piace la parola coprifuoco ma il senso della mia ordinanza è che a Genova dalle 21 alle 6 di mattina non si circola. Ha provocato effetti sull’economia ma era il modo migliore che avevamo per difenderci dal contagio. Mi chiede se basta? Le dico che non basta e che serve altro. Ci stiamo provando”.

 

A Genova cosa serve? “Servono ristori ma non mi limito a dire che servono ristori. Chiedo, se posso, qualcosa di più. Chiedo al governo di girare ai sindaci il denaro dei ristori”. E che modello sarebbe questo? “Il più veloce. Quello che lo scorso aprile ha evitato il collasso sociale. Sono stati i comuni a ricevere le risorse e a girarle alle famiglie. Si trattava dei buoni spesa e vi assicuro che nulla è stato sprecato. I sindaci sono capaci di farlo. Sulla base di quella esperienza noi ci candidiamo ad amministrare e distribuirli”. A Genova è stato possibile cambiare l’orologio della città, la circolazione. Non ripetete che è impossibile e non dite che gli studenti si devono mescolare con gli altri passeggeri dei bus e delle metropolitane perché è inevitabile. “Ridurre i posti sugli autobus era possibile ben prima del dpcm. E se solo si vuole, mi creda, si possono cambiare le entrate e le uscite degli uffici. Per gli studenti abbiamo riservato autobus esclusivi, abbiamo aumentato quelli su strada. Siamo stati fortunati. Avevamo già acquistato dei mezzi che ci sono stati consegnati prima della seconda ondata, ma è altrettanto vero che a Genova il trasporto pubblico funzionava già prima e che garantiva 700 mila viaggi al giorno. Oggi siamo a 230 mila che rimane un numero importante”.

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Hanno detto che la Liguria forse trucca i numeri dei contagi e ci sarebbero anche indagini: artimetica e magistratura. Quali sono i numeri di Genova? “I posti di terapia intensiva occupati sono al momento sotto la soglia del 50 per cento, quella di sub intensiva sotto il 65 per cento. La curva si sta abbattendo. Solo dei pazzi potrebbero truccare i numeri. Io non sono il tipo”. Lei non vuole chiudere? “Non conta cosa voglio fare, conta solo cosa devo fare. Sono convinto che non è pericoloso tenere i bar e i ristoranti aperti mentre sono convinto che è pericolosissimo avere assembramenti”. A Genova, racconta Bucci, è andata così: “Quando abbiamo imposto la misura che impediva la circolazione, i primi giorni ci siamo limitati ai consigli, poi alla moral suasion. Infine è stata tolleranza zero”. Le sanzioni giornaliere erano 150 ma sono ormai scese a 39. “E non perché sono uno sceriffo, ma perché ho spiegato che quello non è altro che denaro gettato. Serve solo un po’ di fermezza ma poi l’esempio passa”. L’Iss ha dichiarato ieri che in Liguria i contagi non si possono più gestire con misure locali. “E però mi sembra che la curva si stia stabilizzando. Io non farò misure diverse dalla regione. E non significa che  non mi prenderò le mie responsabilità. Ripeto: fare quello che serve ma senza processi. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Io sono il campione del bicchiere mezzo pieno”.
 

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