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I militanti riscrivono l’agenda del M5s, e c’è da ridere (o piangere)

Valerio Valentini

Dalla sostituzione del Pil col “calcolo del benessere equo e solidale” alla “Pfizer tricolore”. Bellurie in vista degli Stati generali

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E del resto, perché non anche il vaccino? Dopo le autostrade nazionali, la compagnia di bandiera nazionale, l’acciaieria nazionale, era fatale che in quest’orgasmo interventista il demone dello stato imprenditore agisse anche nel settore che più di tutti, in tempo di pandemia, anima ansie e speranze: e cioè quello sanitario. E così, ecco la trovata del M5s in vista degli Stati generali, la richiesta ricorre più o meno simile: una bella “Pfizer tricolore”. La proposta, a essere onesti, a leggerla per com’è stata formulata nei vari documenti prodotti dalle assemblee regionali di attivisti grillini alla vigilia degli Stati generali di domenica prossima, è un po’ più articolata di così. E insiste sull’esigenza di istituire un campione nazionale della farmaceutica, così da sottrarre la popolazione alla speculazione di “big pharma”.

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E del resto, perché non anche il vaccino? Dopo le autostrade nazionali, la compagnia di bandiera nazionale, l’acciaieria nazionale, era fatale che in quest’orgasmo interventista il demone dello stato imprenditore agisse anche nel settore che più di tutti, in tempo di pandemia, anima ansie e speranze: e cioè quello sanitario. E così, ecco la trovata del M5s in vista degli Stati generali, la richiesta ricorre più o meno simile: una bella “Pfizer tricolore”. La proposta, a essere onesti, a leggerla per com’è stata formulata nei vari documenti prodotti dalle assemblee regionali di attivisti grillini alla vigilia degli Stati generali di domenica prossima, è un po’ più articolata di così. E insiste sull’esigenza di istituire un campione nazionale della farmaceutica, così da sottrarre la popolazione alla speculazione di “big pharma”.

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In alcuni casi, i militanti a cinque stelle auspicano qualcosa che già esiste, e cioè “l’istituzione di una agenzia nazionale del farmaco”. Salvo poi, com’è avvenuto in Toscana, attribuirle delle funzioni improprie, come la “produzione di farmaci salvavita” (parlare di vaccini sarebbe stata un tradimento troppo esplicito del recente passato di “no vax”), che metterebbero l’Aifa, o una sua eventuale omonima sostituta, nella condizione vagamente illiberale di essere sia produttrice sia esaminatrice dei farmaci, azienda che li fabbrica e che poi stila il prontuario con cui accreditarli. Ma del resto, quei lunghi elenchi di punti programmatici stilati al termine delle lunghe assemblee virtuali condotte via Zoom nelle varie regioni italiane, di astruserie ne contengono parecchie.

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E così, oltre alla sempreverde “separazione tra banche commerciali e banche d’affari”, ecco spuntare, come prioritaria, l’urgenza di adottare il Bes come “indicatore assoluto della crescita”, sostituendo l’ormai vetusto pil col più esotico indicatore del Benessere equo e sostenibile. E poi, ovviamente, la crociata europea: “Occorre modificare radicalmente il governo economico dell’Ue ampliando i compiti della Bce, affinché contribuisca a sostenere il debito pubblico dei paesi dell’eurozona”, scrivono i militanti lombardi, ricordando ai loro ministri qual è, oggi e sempre, il feticcio da abbattere: “Spingere perché il Mes venga abolito”.

 

  

Sul Reddito di cittadinanza c’è, un po’ dovunque, un’ammissione di incompiutezza, specie per la fase che riguarda le politiche attive. E però, qua e là, ci si difende rilanciando: e così, dopo il reddito, ecco che arriva anche “l’introduzione di una Casa di cittadinanza”, con tanto di finanziamenti pubblici per il sostegno alle “politiche di co-housing”. Inutile dire che, in questa ostentazione di dogmatismo, il tema della giustizia, e del giustizialismo, è quello che mette d’accordo tutti nel chiedere pene più severe e costruzione di nuove carceri, oltre al divieto per i condannati anche in primo grado di rivestire incarichi nei cda di imprese partecipate. E così si richiede, cogliendo fior da fiore, l’abolizione del divieto di reformatio in peius e di rendere pienamente operativa la norma sul whistleblowing.

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L’unico aspetto della “legalità” su cui gli attivisti grillini esprimono disorientamento riguarda l’immigrazione: “Si richiede più chiarezza sul posizionamento politico in merito”, scrivono dalla Liguria alla Puglia. E insomma per il M5s appellarsi ai militanti per ridefinire la strategia politica è un po’ come ritrovarsi a sfogliare l’album dei ricordi per capire cosa fare da grandi. Dopo aver molto tribolato, anche a costo di contraddizioni e ipocrisie, per abbandonare la zavorra dell’oltranzismo originario, ora il grillismo, imploso sulle sue stesse abiure, prova a darsi nuovo slancio recuperando i valori primigeni, e cioè quelli che lo avevano reso incompatibile con una qualsiasi cultura di governo. Se Zingaretti, Conte e Renzi leggessero le proposte elaborate dai comitati regionali, forse smetterebbero di pensare che dalla resa dei conti di domenica prossima il partito di maggioranza relativa con cui loro dovranno avere a che fare uscirà rafforzato e maturato.

 

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