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"Andiamo a prenderlo a casa!". Così la Lega ha aizzato la piazza contro Gori

Il deputato Ribolla, il segretario Fassi, il consigliere Rovetta. Tutti in piazza contro il sindaco di Bergamo, chiedendo a lui cose che invece dovrebbe fare il governatore Fontana

Valerio Valentini

Esponenti locali e nazionali del Carroccio erano in piazza a Bergamo a aizzare la folla che decideva di scagliarsi contro il sindaco, ieri sera. Poi le prese di distanza, ma solo parziali: "In fondo nessuno ha distrutto nulla"

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Sono arrivati perfino dai comuni limitrofi. A dimostrazione di come, se non premeditata, di certo la spedizione sotto casa di Giorgio Gori fosse stata messa nel novero delle possibilità, da parte di alcuni militanti della Lega. Quelli di Chignolo, ad esempio, a metà della sera lo hanno addirittura gridato alla folla che nel frattempo si stava muovendo dalla piazza davanti al municipio di Bergamo: "Andiamo a svegliare il sindaco a casa sua". 

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Sono arrivati perfino dai comuni limitrofi. A dimostrazione di come, se non premeditata, di certo la spedizione sotto casa di Giorgio Gori fosse stata messa nel novero delle possibilità, da parte di alcuni militanti della Lega. Quelli di Chignolo, ad esempio, a metà della sera lo hanno addirittura gridato alla folla che nel frattempo si stava muovendo dalla piazza davanti al municipio di Bergamo: "Andiamo a svegliare il sindaco a casa sua". 

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La pagina ufficiale della Lega Salvini Premier di Bergamo, tutto il suo sdegno lo ha concentrato in un "post scriptum" striminzito. Lo ha fatto condividendo il post di Alberto Ribolla, consigliere comunale del capoluogo orobico e deputato del Carroccio. Dove però, di fatto, c'era una sostanziale rivendicazione della manifestazione appena svolta. "Centinaia di persone stasera in piazza davanti al Comune di Bergamo per protestare pacificamente contro il lockdown. Commercianti, negozianti e imprenditori esasperati. Si sente la rabbia della gente. Tutta la mia solidarietà". Poi, appunto, la laconica presa di distanze: "Ps inopportuno il corteo sotto casa del sindaco"

  

  

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E magari potrebbe sembrare che basti così. Se non fosse che ieri sera, quando il presidio di cittadini e imprenditori bergamaschi ha deciso di spostarsi dalla piazza del municipio sotto la casa del sindaco, nel momento in cui la protesta ha preso i connotati della spedizione squadrista, i colleghi leghisti di Ribolla, presenti in strada insieme ai loro sostenitori, non hanno fatto nulla per placare il tumulto, o quantomeno per condannarne gli eccessi. Anzi. Serena Fassi, segretario cittadino del Carroccio, nel momento in cui la rabbia dei cittadini è stata indirizzata contro il sindaco, era lì al centro della folla. "Le persone che sono qui vorrebbero che Gori, che abita vicinissimo, scendesse e ci raggiungesse", si urlava nei megafoni. E giù insulti ("Coniglio! Coniglio!") e giù fischi e slogan ("Gori, Gori, vieni fuori"). La Fassi era lì, intanto: e col suo cellulare riprendeva tutto e postava su Facebook

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Pochi minuti dopo, sotto l'impulso di una frangia di esagitati animata anche da militanti locali di CasaPound, è partita la marcia punitiva verso la casa del sindaco, dove per più di un'ora, scortati dalla polizia, i manifestanti hanno gridato slogan e acceso fumogeni. E quanto i leghisti bergamaschi siano risoluti nel condannare quel gesto, lo dimostra del resto Stefano Rovetta, consigliere comunale del Carroccio che stamane, a chi gli faceva notare l'inopportunità di quella piazzata sotto casa di Gori, rispondeva col tono di chi minimizza: "Mi pare tuttavia che la gente che si è recata in Via Osmano (inidirrizo di residenza del sindaco, ndr) non abbia distrutto nulla". E tanto basta, evidentemente. 

  

  

Gori, stamane, ha dichiarato di comprendere le ragioni alla base della rabbia di chi, di fronte alle nuove strette disposte dal dpcm per la Lombardia, teme per il proprio futuro prossimo. "Chi però si è mescolato a quel corteo con il solo scopo di strumentalizzarlo - ha precisato il sindaco - sa bene quali siano le competenze dei diversi livelli istituzionali. In un momento come questo, con tanta gente angosciata per il proprio futuro, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso. Perché nessuno può dirsi sicuro di governare quella protesta, una volta che l’ha scatenata". 

 

Ma al di là della degenerazione della protesta, è tutto l'atteggiamento della Lega bergamasca a denunciare un'ipocrisia consapevole e spregiudicata. Perché incitare la gente a contestare (fosse anche civilmente) il sindaco di un comune, per il lockdown disposto dal governo, è chiaramente inutile. E anche la richiesta di allentare sul territorio bergamasco le strette previste dal dpcm di due giorni fa - in virtù di dati epidemiologici che effettivamente segnalano una situazione assai meno preoccupante, a Bergamo, rispetto a quella di Milano, di Varese e della Brianza - non è certo Gori che può esaudirla. Peraltro, proprio ieri il sindaco di Bergamo, insieme a quelli di Brescia, Cremona e Mantova, ha scritto al ministro della Salute Speranza e al presidente lombardo Attilio Fontana per chiedere di valutare, di fatto,  la possibilità di misure meno severe nelle zone della regione meno martoriate dal Covid in questo momento. 

 

E, paradossalmente, il primo che ha messo le mani avanti è stato proprio il governatore leghista. “Bisogna aspettare due settimane per adottare misure di allentamento per determinati territori”, s’è giustificato ieri, come a prendere tempo, Fontana. Ma questo, a ben vedere, non è vero. Perché nel dpcm incriminato, al comma 2 dell’articolo 3 che di fatto chiude le regioni “rosse”, si legge che “con ordinanza del ministro della Salute, d’intesa con il presidente della regione interessata, può essere prevista, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico, l’esenzione dell’applicazione delle misure”. Insomma, la possibilità di diversificare le strette, Fontana potrebbe pretenderla anche subito. I leghisti di Bergamo preferiscono ignorarlo. E aizzare la piazza.

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