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Così la Pisano, e Immuni, fanno arrabbiare mezzo governo

Valerio Valentini

I ministri costretti a fare i conti coi limiti della app per il tracciamento. La sfiducia del M5s nei confronti della sua responsabile all'Innovazione. Cresce il fronte di chi vorrebbe fare della Pisano un capro espiatorio

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Il problema è diventato evidente quando ministri e Parlamentari l’hanno cominciato a soffrire in corpore vili, o quanto meno in corpore dei loro collaboratori. E non certo solo dalle parti del Pd, dove per la ministra grillina Paola Pisano non hanno mai stravisto. Il capogruppo alla Camera del M5s, per dire, dopo esser risultato contagiato dal Covid-19, ha provato per dieci giorni di fila a segnalare alla app Immuni, attraverso la sua Asl di riferimento, la sua positività. E all’ennesima tentativo andato a male, è sbottato coi suoi deputati: “Ma vi pare possibile?”.

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Il problema è diventato evidente quando ministri e Parlamentari l’hanno cominciato a soffrire in corpore vili, o quanto meno in corpore dei loro collaboratori. E non certo solo dalle parti del Pd, dove per la ministra grillina Paola Pisano non hanno mai stravisto. Il capogruppo alla Camera del M5s, per dire, dopo esser risultato contagiato dal Covid-19, ha provato per dieci giorni di fila a segnalare alla app Immuni, attraverso la sua Asl di riferimento, la sua positività. E all’ennesima tentativo andato a male, è sbottato coi suoi deputati: “Ma vi pare possibile?”.

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Al ministero degli Esteri, poi, se la sono vista ancora più brutta: perché alcuni funzionari della Farnesina sono stati avvisati da Immuni, ma quindici giorni dopo il potenziale contagio, e si è subito posto il dilemma: “Che facciamo? Evacuiamo?”. Si è provato a capire, allora, se i contatti incriminati erano avvenuti in orario lavorativo, così da capire se tra i corridoi del palazzo ci fosse il rischio di veder scoppiare un focolaio. Ma si è subito capito che no, la app non consente di circoscrivere le fasce orarie in cui è avvenuto il contatto.

 

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E dunque: tamponi per tutti. Se ne è accorta in extremis anche Paola De Micheli, che ai tecnici del ministero della Salute aveva avanzato una mezza proposta per garantire una riduzione della soglia di capienza sui mezzi pubblici al 50 per cento: e cioè, appunto, rendere obbligatorio, oltre ai ticket o agli abbonamenti, anche l’esibizione della app su autobus e metropolitane, così da poter più facilmente ricostruire gli spostamenti dei positivi. E perfino al ministero dell’Istruzione, per dimostrare l’inconsistenza scientifica delle accuse subite (“Ché non è certo in classe che ci si infetta, e anche in quei casi le scuole non diventano mai focolai di contagi”, insiste Lucia Azzolina), spingono per potere avere, attraverso Immuni, i dati sui contatti a rischio avvenuti effettivamente tra i banchi.

 

E però niente, non si può. “Problemi di privacy”, dice la Pisano, trincerandosi dietro quella giustificazione che certo ha del fondamento per i cultori del diritto - non fosse altro che uno dei componenti del collegio del Garante, al momento, è quel Guido Scorza che ha lavorato come consigliere giuridico proprio per il ministero dell’Innovazione nei tempi in cui si andava realizzando Immuni - ma che forse andrebbe accantonata, in una fase d’emergenza, ponendo il tema sul piano politico. Perché, specie adesso che finalmente le campagne di sensibilizzazione hanno portato a un aumento dei download (oltre 9,5 milioni, finora), bisognerebbe fare ogni sforzo per potenziare la app.

 

Solo che è proprio sul piano politico che la Pisano risulta debolissima. E non da oggi. Perché già a dicembre scorso, col governo rossogiallo operativo da pochi mesi, il pur mite Dario Franceschini andò su tutte le furie quando la ministra si presentò in Cdm col suo bel piano per l’identità digitale, con tanto di ringraziamenti a Davide Casaleggio, senza che ne avesse mai parlato con nessuno. E di fronte alla perplessità dei convitati, lei si difese con candore: “Ma l’avevo accennato alla Bellanova!”. Di lì, una slavina di figure un po’ così e di affannosi tentativi di rimediare.

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E così, quando ci fu da inaugurare il cantiere di Immuni, in parecchi colleghi di governo grillini le dissero di coinvolgere a pieno titolo anche il ministero della Salute, se non altro per poter poi socializzare le critiche che immancabilmente sarebbero piovute. E invece lei volle intestarselo in prima persona, quel dossier, finendo al centro di una baruffa che ha visto coinvolto mezzo esecutivo, i tecnici di Palazzo Chigi, il Copasir e i servizi segreti. E così si è finito col parlare assai del suo sacrificio sempre incombente, talvolta all’apparenza imminente, nell’ambito di un rimpasto di governo che, in verità, la pandemia rende assai improbabile.

 

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Si erano fatti anche i nomi dei possibili sostituti: il solito Riccardo Luna, sempre presente nei retroscena su digitalizzazione e dintorni; la deputata del Pd Marianna Madia, responsabile del settore per il partito; oppure Francesca Bria, che di innovazione s’è già occupata come assessore del comune di Barcellona e che ora all’inizio del 2020 è diventata presidente del fondo di Cdp che proprio all’innovazione è dedicato, con una promozione avvenuta non senza i buoni uffici di Giuseppe Conte e del suo entourage. Chiacchiere, certo, pettegolezzi. A cui però qualcuno, proprio dentro il ministero dell’Innovazione, deve pur credere, se è vero che negli ultimi mesi le diserzioni e gli ammutinamenti, nel suo staff, sono stati parecchi.

 

E gli ultimi, come quello della sua vice capo del legislativo che per la ministra curava anche i rapporti coi parlamentari, hanno fatto clamore, perché ad andarsene è stata gente molto addentro, o comunque tangente, al cerchio magico di Luigi Di Maio. Gente che insomma la puzza di bruciato la riesce a fiutare prima di altri, capendo che non sono solo problemi di carattere, quelli della Pisano: che non è solo per la sua personalità un po’ spigolosa, se l’ex braccio destro di Chiara Appendino arrivata a Roma senza grande contezza delle insidie capitoline, è così poco apprezzata da tanti colleghi.

 

Compresi, peraltro, quelli del M5s: se è vero che, nella pattuglia di deputati e senatori grillini, in parecchi stiano cominciando a depositare interrogazioni non concordate con la ministra. “Perché se basta un aggiornamento programmato da Apple, per rendere difficoltose le segnalazioni su Immuni per tutti gli Iphone, è chiaro che qualcosa potrebbe, quanto meno, funzionare meglio”.

 

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