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Il commissario Speranza

Covid, scuole e ristori. Come funzionerà il "lockdown differenziato"

Le conferenze parallele che hanno portato alla svolta. Il vertice di Conte con le regioni e l'assemblea di gruppo del Pd. Delrio: "Basta pensare al consenso, presidente. Lo stato faccio lo stato"

Valerio Valentini

Sarà Speranza a sancire quali sono le regioni "ad alto rischio". Poi, il ministro della Salute deciderà insieme ai governatori di turno quali misure adottare. Il rischio del conflitto, la battaglia sulle scuole medie, il tesoretto da 25 miliardi per i ristori

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La notte ha portato consiglio. Anche perché è arrivata a seguito dell’ennesimo confronto al vetriolo coi capigruppo della maggioranza. Dai quali, domenica sera, Giuseppe Conte s’è sentito rinnovare il solito invito: di dismettere le ansie del consenso, che sconsiglierebbero al premier di giocare il ruolo di chi annuncia misure dolorose, e agire nella consapevolezza della crisi. “Non è il momento di pensare alla propria popolarità”, lo ha incalzato Graziano Delrio. Ora lo stato faccia lo stato, secondo quanto prevede la Costituzione”. E così, la svolta è stata annunciata in mattinata, durante il vertice coi presidenti di regione.

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La notte ha portato consiglio. Anche perché è arrivata a seguito dell’ennesimo confronto al vetriolo coi capigruppo della maggioranza. Dai quali, domenica sera, Giuseppe Conte s’è sentito rinnovare il solito invito: di dismettere le ansie del consenso, che sconsiglierebbero al premier di giocare il ruolo di chi annuncia misure dolorose, e agire nella consapevolezza della crisi. “Non è il momento di pensare alla propria popolarità”, lo ha incalzato Graziano Delrio. Ora lo stato faccia lo stato, secondo quanto prevede la Costituzione”. E così, la svolta è stata annunciata in mattinata, durante il vertice coi presidenti di regione.

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E’ lì che Conte afferma il ruolo di guida del governo nazionale, nella complicata prova d’orchestra su cui da martedì si leverà il sipario per modulare le varie misure restrittive da regione a regione. E, manco a dirlo, proprio mentre il premier discute in videoconferenza coi governatori, il gruppo dei deputati del Pd è riunito in un’assise, virtuale pure quella, dove l’unica linea condivisa è quella della critica aspra all’indecisione che vige a Palazzo Chigi. “Servono scelte chiare e univoche a livello nazionale”. Intervengono Enrico Borghi, Fausto Raciti, Piero Fassino. S’impone come inevitabile il confronto con quanto avviene negli altri paesi europei. “E invece noi siamo passati dalla linea della precauzione rigorosa a quella della progressività esasperata, con dei tira e molla che aumentano il disorientamento della popolazione”. Tra i più duri c’è Piero De Luca, deputato di rito lottiano e figlio di quel Vincenzo De Luca che, in contemporanea, sta sbuffando tutta la sua insofferenza nell’altro vertice, quello con Conte. 

 

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Insomma, il premier capisce che una regia centrale serve. E così si decide ad affidare il distintivo del poliziotto cattivo a Roberto Speranza. Verranno definite tre fasce di rischio, a seconda dell’andamento dei contagi. “E poi sarà il ministero della Salute – spiega Conte – a sancire l’ingresso di una regione all’interno di una delle tre aree, con l’automatica applicazione delle misure previste per quella fascia”. Sulla base dei dati che le regioni forniscono all’Istituto superiore di sanità, dunque, la cabina di regia coordinata da Speranza elaborerà due volte a settimana (con conferenza il martedì e giovedì, a partire da oggi) delle griglie di valutazione del rischio per le regione stesse. Non ci si baserà solo sull’indice Rt, ma su 21 parametri.

 

Le regioni che verranno considerate “in zona 3”, dovranno adottare le misure restrittive previste nei due scenari peggiori definiti dal documento approvato il 12 ottobre scorso dalla Conferenza stato regioni. Ma quali saranno le misure? Sarà lo stesso Speranza a discuterne col governatore interessato (si partirà con Lombardia e Piemonte, e forse Calabria: ma sono ben undici le regioni “a rischio elevato”): e dunque, a seconda dei casi, la restrizione potrà avere diversi gradi d’intensità (col ministero che però avrà l’ultima parola, anche in caso di riluttanza del governatore). Di certo si chiuderanno bar e ristoranti, in quelle aree, e poi si dovrà decidere se attuare un coprifuoco anticipato o passare  al blocco generalizzato. Ci sarà poi il divieto di spostarsi da e verso le regioni in “zona 3”, se non per comprovati motivi di necessità indicati nella rediviva autocertificazione.

 

Intanto, il dpcm che verrà varato oggi farà scattare alcune misure restrittive su tutto il territorio nazionale: coprifuoco alle ventuno, chiusura dei centri commerciali nei weekend, limitazione della capienza dei mezzi pubblici al 50 per cento. Sulla scuola ci sarà un’applicazione generalizzata della didattica a distanza “fino al 100 per cento” per le superiori (con la ministra Azzolina che proverà a tutelare almeno gli allievi disabili e quelli con bisogni educativi speciali), e una possibile estensione della Dad (su cui il ministero dell’Istruzione resta contrario) anche a medie ed elementari nelle regioni più a rischio.

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E poi c’è l’incognita più delicata: quella che riguarda i ristori. Secondo le rassicurazioni di Conte ai governatori, dovranno scattare in automatico insieme alle ordinanze restrittive del ministero della Salute. Facile a dirsi, certo. Ma al Mef, a sentir parlare di “automatismi differenziati”, sentono subito puzza di bruciato. Quel che pare probabile è che quel punto e mezzo di pil che Gualtieri aveva tenuto come margine di sicurezza rispetto allo scostamento di luglio verrà ora impiegato per tamponare l’emergenza. Fanno circa 25 miliardi: per ora basteranno.

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