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le piazze in subbuglio

Le proteste contro il lockdown viste dal Viminale: "Non c'è una regia unica"

Valerio Valentini

Nessun burattinaio occulto dietro le violenze dei giorni scorsi. Ma è proprio la fluidità e l'eterogeneità delle piazze, a preoccupare la ministra Lamorgese. Che predica cautela per discernere tra disagio e delinquenza. I sommovimenti nel mondo ultras e l'allarme sui giovanissimi denunciati

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Il burattinaio non c’è. Almeno per ora. E però quando Luciana Lamorgese, ieri mattina, ha radunato al Viminale i vertici dei vari reparti per il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, la domanda è stata al centro dei colloqui riservati. Perché il coordinamento tra le varie piazze, la coincidenza delle mobilitazioni e dei tafferugli, l’eterogeneità di un fronte di teppisti che pur nella sua composita frammentazione agiva con impensabile compattezza e condivisione d’intenti, ha imposto più di qualche sospetto. E però “non sono emersi evidenti elementi su una regia unica”, hanno concluso i capi delle varie forze dell’ordine convocati dalla ministra dell’Interno. La quale, però, non per questo considera meno preoccupante la minaccia strisciante di nuovi disordini.

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Il burattinaio non c’è. Almeno per ora. E però quando Luciana Lamorgese, ieri mattina, ha radunato al Viminale i vertici dei vari reparti per il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, la domanda è stata al centro dei colloqui riservati. Perché il coordinamento tra le varie piazze, la coincidenza delle mobilitazioni e dei tafferugli, l’eterogeneità di un fronte di teppisti che pur nella sua composita frammentazione agiva con impensabile compattezza e condivisione d’intenti, ha imposto più di qualche sospetto. E però “non sono emersi evidenti elementi su una regia unica”, hanno concluso i capi delle varie forze dell’ordine convocati dalla ministra dell’Interno. La quale, però, non per questo considera meno preoccupante la minaccia strisciante di nuovi disordini.

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E anzi, per certi versi è proprio la fluidità di questo movimento, la sua fumosa consistenza, a renderne difficile la gestione. Tanto più che spesso i tafferugli si sono sviluppati come degenerazione di una protesta che, per quanto scombiccherata, è evidentemente legittima. “Il denominatore comune di questa variegata componente di manifestanti appare quello di strumentalizzare il disagio socio-economico indotto dalla emerge pandemica, con il probabile scopo di fare proselitismo e di guadagnare consensi”. Questa è la fotografia che la Lamorgese ha consegnato all’Aula del Senato, nel corso della sua informativa di ieri. Durante la quale ha anche sottolineato l’importanza che i social network rivestono, in questo contesto, nel favorire “l’estemporaneità delle manifestazioni, pubblicizzate da parte di singoli individui o gruppi, non sempre strutturati e non rispondenti a una regia unica”. In quella folla di violenti c’è di tutto: dai movimenti di estrema destra ai centri sociali, fino alle frange più estreme delle tifoserie. Quello ultras, del resto, è un mondo in profondo sommovimento: dopo mesi di inattività, con la dismissione forzata di tante attività, spesso ai limiti della legalità e anche oltre quelli, che garantivano certi introiti, le alte gerarchie delle curve trovano proprio nei disordini di questi giorni un’occasione di visibilità. Senza contare, poi, il coinvolgimento massivo dei giovanissimi: dei 28 denunciati per gli scontri di Milano di lunedì sera, 13 sono minorenni.

 

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E però proprio la complessità del fenomeno, e la delicatezza del momento, suggeriscono calma. Perché bisogna distinguere tra il disagio e la delinquenza. Quando, ieri mattina, gli operai della Whirlpool di Napoli hanno bloccato le carreggiate dell’A1 in segno di protesta, dal Viminale si sono subito attivati contattando prima il prefetto partenopeo, poi Palazzo Chigi, concordando che fosse Conte in persona a farsi carico della trattativa, e ottenendo così la conclusione pacifica della protesta. La situazione è grave, insomma, e per una volta pare anche seria.

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