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I doppiopesismi del Pd sulle comunali

David Allegranti

A Bologna candidato unitario, a Roma le primarie (sempre che l'emergenza sanitaria lo consenta)

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Roma. A Bologna il Pd cerca di non fare le primarie, a Roma insiste per organizzarle. L’emergenza sanitaria rischia di bloccarle comunque, ma in questo caso il problema è politico e si chiama Carlo Calenda. “Tweet muto”, scrive l’europarlamentare, candidato nella Capitale,  allegando un lancio dell’Ansa che spiega perché secondo il Pd a Bologna le primarie sono una ipotesi “non praticabile” e si lavora a una soluzione “unitaria” e a una “coalizione larga”. 

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Roma. A Bologna il Pd cerca di non fare le primarie, a Roma insiste per organizzarle. L’emergenza sanitaria rischia di bloccarle comunque, ma in questo caso il problema è politico e si chiama Carlo Calenda. “Tweet muto”, scrive l’europarlamentare, candidato nella Capitale,  allegando un lancio dell’Ansa che spiega perché secondo il Pd a Bologna le primarie sono una ipotesi “non praticabile” e si lavora a una soluzione “unitaria” e a una “coalizione larga”. 

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Interpellato dal Foglio, Calenda – non gradito al gruppo dirigente del Pd – dice di non voler aggiungere altro per non alimentare polemiche. Roberto Giachetti è meno diplomatico: “Ricapitoliamo: per il Pd a Bologna c’è l’emergenza Covid e a Roma evidentemente no. Per cui a Bologna non si possono fare le primarie e si cerca sintesi unitaria, a Roma – siccome si è candidato Calenda – bisogna fare per forza le primarie e niente sintesi unitaria. Logico, no?”. A Bologna peraltro sarebbe già stato individuato il candidato giusto come possibile successore di Virginio Merola: l’assessore all’Economia Matteo Lepore, favorito dai risultati delle ultime elezioni regionali. Lepore piace a Romano Prodi e questo non è un dettaglio. Così come non è un dettaglio che per il momento Stefano Bonaccini abbia preso tempo sulla questione.

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Insomma, a Bologna si procede granitici, più o meno, verso la candidatura unitaria. A Roma è tutto un fiorire di aspiranti sindaci per aspiranti primarie, con coté complottista annesso. Basta sentire Giovanni Caudo, presidente del III Municipio, che nella trasmissione di Radio Roma Capitale ha spiegato perché le primarie sono una figata pazzesca: “Nel III Municipio sono state fondamentali anche per costruire la squadra di governo. Inoltre ricordo che l’unica volta che il centrosinistra non ha fatto le primarie ha perso, nonostante ci fosse un candidato come Rutelli. Le primarie sono importanti non perché si parla di noi, ma perché si parla di Roma. Il programma si fa insieme alle persone, dialogando e confrontandoci”, ha detto Caudo, aggiungendo, in maniera spericolata, che “la narrazione negativa di questa città va totalmente ribaltata”. Come se il problema fosse la narrazione e non chi  gestisce Roma.

Quanto a Calenda, “c’è un’opa mediatica sulla candidatura a Roma, ci sono apparati editoriali ed economici che stanno utilizzando la candidatura di Calenda. Non cadiamo nella provocazione di discutere solo di nomi, ma parliamo delle soluzioni per questa città”. Dopo gli “apparati editoriali ed economici”, manca soltanto che qualcuno rievochi i pezzi deviati dello Stato e poi siamo  arrivati alla trattativa Calenda-Pd.

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