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SPQR, ossia un sindaco per qualificare Roma. Intervista a Vittorio Sgarbi

Annalisa Chirico

“Sono la primavera di Roma, il Rinascimento di Roma, nel 2021 insieme al vaccino arriverò anche io e tutto tornerà a sorridere”. E sull'apertura alle unioni civili per gli omosessuali: "Papa Francesco si deve dimettere"

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“Lei, per strada, sui monumenti, trova scritto ovunque: SPQR. Il significato è chiaro: Sgarbi Per Qualificare Roma. Non c’è scritto, che so io, CPQR, con la C di Calenda, né BPQR con la B di Bertolaso…”. Vittorio Sgarbi è indomito, scivola da una stanza all’altra della casa che potrebbe diventare la residenza del futuro Re di Roma, punta la torcia ora su un dipinto ora su una scultura ora su una maiolica, ne racconta vita morte e miracoli, poi compulsa il telefonino, infine si taglia una fetta di salame. Per qualche istante riusciamo a placarlo, e allora gli chiediamo per prima cosa perché i romani dovrebbero scegliere lui. “Sono la primavera di Roma, il Rinascimento di Roma, nel 2021 insieme al vaccino arriverò anche io e tutto tornerà a sorridere”. Per non essere mera testimonianza, sul suo nome dovrebbero convergere i partiti del centrodestra. “Non vedo candidature migliori in campo. Si fa il nome di Guido Bertolaso, persona degnissima ma perfetta per le emergenze, uno come lui lo vedrei bene nel ruolo di sindaco di Ostia quando avremo promosso e vinto il referendum per farne un comune autonomo come Fiumicino. Un’altra ipotesi è Massimo Giletti, un giornalista affermato che denuncia scandali e tangenti in televisione: senza il male Giletti non potrebbe vivere. Io rifiuto invece l’idea di una città che si compiace del proprio degrado”. Lei è molto duro con i suoi potenziali sfidanti… “La questione va ben al di là di Roma: ormai parliamo soltanto di ospedali, malattie, malavita, a ogni ora del giorno e della notte. Io preferisco gioire del lato bella della vita e penso che i cittadini abbiano voglia di sapere che esistono anche teatri, musei, ristoranti…”.

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“Lei, per strada, sui monumenti, trova scritto ovunque: SPQR. Il significato è chiaro: Sgarbi Per Qualificare Roma. Non c’è scritto, che so io, CPQR, con la C di Calenda, né BPQR con la B di Bertolaso…”. Vittorio Sgarbi è indomito, scivola da una stanza all’altra della casa che potrebbe diventare la residenza del futuro Re di Roma, punta la torcia ora su un dipinto ora su una scultura ora su una maiolica, ne racconta vita morte e miracoli, poi compulsa il telefonino, infine si taglia una fetta di salame. Per qualche istante riusciamo a placarlo, e allora gli chiediamo per prima cosa perché i romani dovrebbero scegliere lui. “Sono la primavera di Roma, il Rinascimento di Roma, nel 2021 insieme al vaccino arriverò anche io e tutto tornerà a sorridere”. Per non essere mera testimonianza, sul suo nome dovrebbero convergere i partiti del centrodestra. “Non vedo candidature migliori in campo. Si fa il nome di Guido Bertolaso, persona degnissima ma perfetta per le emergenze, uno come lui lo vedrei bene nel ruolo di sindaco di Ostia quando avremo promosso e vinto il referendum per farne un comune autonomo come Fiumicino. Un’altra ipotesi è Massimo Giletti, un giornalista affermato che denuncia scandali e tangenti in televisione: senza il male Giletti non potrebbe vivere. Io rifiuto invece l’idea di una città che si compiace del proprio degrado”. Lei è molto duro con i suoi potenziali sfidanti… “La questione va ben al di là di Roma: ormai parliamo soltanto di ospedali, malattie, malavita, a ogni ora del giorno e della notte. Io preferisco gioire del lato bella della vita e penso che i cittadini abbiano voglia di sapere che esistono anche teatri, musei, ristoranti…”.

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Le sue idee per la città? “Dobbiamo tornare a illuminare le mille attrazioni della città più bella del mondo, della capitale del cristianesimo”.

 

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A proposito, Papa Francesco ha aperto alle unioni civili per gli omosessuali. “Questo Papa è ateo e, dopo una simile affermazione, farebbe bene a dimettersi, magari richiamando in servizio il predecessore. Voglio dire: il capo della Chiesa cattolica è l’ultima persona al mondo che può dire: chi sono io per giudicare un gay? Sei il Papa, fai il Papa. L’attuale pontefice si conferma vittima della più grave corruzione relativistica dei nostri tempi: se lo spirito del tempo prevale su princìpi e valori fondanti, la società è morta”. Il dialogo oltretevere comincia in salita… “Io sono un uomo libero che si muove talvolta sul piano della temerarietà intellettuale. Se Dio ha creato i gay, cazzi suoi. Per me ognuno è libero di amare chi vuole ma i sacramenti sono un’altra storia. Se divento sindaco, mi piacerebbe risarcire il rapporto tra la civiltà romana e l’attuale dimensione del popolo romano. Va restituita ai romani la conoscenza di musei, parchi, fontane e dei tanti posti che rendono questa città di gran lunga più maestosa e imponente di Parigi che si accontenta di una storia e di un’architettura modesta, pur ospitando il più prestigioso museo del mondo, il Louvre. Trasformiamo Roma in mille Ville Lumière, torniamo a celebrare la sua grandezza, da Nerone a D’Annunzio, da Villa Torlonia a Villa Albani. Perché non si possono immaginare musei gratis per tutti, perché non si possono organizzare gli eventi al Colosseo?”.

 

Lei ha detto, testualmente, che la sua ascesa al Campidoglio equivarrebbe alla fine della peste. “Certo, l’attuale sindaco non è mai esistito, è stata un’allucinazione collettiva, ha rappresentato la fase più turpe nella storia della città. Il favoloso progetto di Raggi era uno stadio con tre grattacieli che avrebbe distrutto lo skyline della città. In compenso, l’opportunità delle Olimpiadi è svanita: una città alle prese con molti problemi non può perdere delle occasioni. Perdere senza neanche partecipare non ha senso”.

 

Per diventare sindaco lei dovrebbe rivolgersi anche alle periferie che hanno problemi più urgenti: per esempio, la mobilità urbana. “Io su questo ho un’idea chiara: va potenziato il trasporto pubblico e scoraggiato quello privato. Sono contrario alla metropolitana: Roma non è predisposta esattamente come Ostia non potrebbe diventare una stazione sciistica. I dipendenti pubblici, inclusi gli autisti dei bus, andrebbero motivati con salari più alti”.

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Carlo Calenda, suo possibile avversario nella corsa a sindaco, ha detto di essere zero pariolino e di non aver mai messo piede al Circolo Aniene. “Io vado tutti i giorni al Circolo Aniene perché, pur essendo un uomo del Po, apprezzo le città attraversate dai corsi d’acqua su cui si affacciano una moltitudine di circoli e luoghi di aggregazione dove le persone s’incontrano, prendono l’aperitivo, fanno spot. Uno che non va al Circolo Aniene non può diventare sindaco. Le dico di più: in squadra arruolerei certamente Giovanni Malagò (presidente onorario del Circolo, ndr) e Vincenzo Spadafora, il migliore degli attuali ministri”.

 

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Senta, per diventare sindaco, lei deve convincere Lega, Fdi e Fi: ce la farà? “Non vedo chi potrebbe non sostenermi, non esistono candidati migliori. Se poi il mio auspicio venisse smentito dai fatti, la ragione sarebbe forse da individuare nello stesso motivo per cui Silvio Berlusconi non mi fece ministro: ‘sei ingovernabile’, mi disse. In effetti, io voglio governare, non essere governato. Le dico di più: dopo trent’anni di attività politica, in questa legislatura per la prima volta mi sono sentito un rappresentante dei cittadini, completamente autonomo dai condizionamenti di partito e perciò libero di criticare un governo che ci vorrebbe tutti sigillati in casa, paralizzati dalla paura”.

 

Su mascherine e Covid lei si è guadagnato l’epiteto di “negazionista”. “In realtà, ultimamente i 5 stelle mi hanno definito ‘riduzionista’, il che mi sembra già un passo avanti. Io non nego un bel niente, sono semplicemente realista: perché il premier Conte non si decide a diramare il bollettino quotidiano dei malati di epatite C e Aids? La gente smetterebbe di scopare. Io mi ostino a pensare che la democrazia venga prima della sanità. Una società che stabilisce la sacralità assoluta della salute è destinata a scomparire”.

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