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L'emergenza

Coprifuoco, niente svago, ma sì a scuola e lavoro: ecco il lockdown all'italiana

Per domenica atteso il Dpcm per varare la stretta anti-covid. Stop alla circolazione dalle 21

Simone Canettieri e Valerio Valentini

Non dovrà essere un déjà vu, non dovrà far sprofondare di  nuovo il paese nella sindrome del panificatore e dei balconi. Sarebbero troppe le ripercussioni economiche e politiche di un bis del genere

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Ormai non è più un problema di se, ma di come farlo. E così il lockdown all’italiana prende forma. Con un’indicazione da rispettare: non dovrà essere un  déjà vu, non dovrà far sprofondare di  nuovo il paese nella sindrome del panificatore e dei balconi. Sarebbero troppe le ripercussioni economiche e politiche di un bis del genere. “Insostenibile”.
 

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Ormai non è più un problema di se, ma di come farlo. E così il lockdown all’italiana prende forma. Con un’indicazione da rispettare: non dovrà essere un  déjà vu, non dovrà far sprofondare di  nuovo il paese nella sindrome del panificatore e dei balconi. Sarebbero troppe le ripercussioni economiche e politiche di un bis del genere. “Insostenibile”.
 

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E’ questo l’assillo ma anche la convinzione del premier Giuseppe Conte; è questa la premura del presidente del Cts Agostino Miozzo: non possiamo rivedere lo stesso film di marzo.  

Sicché si cambia. E l’ultimo venerdì prima del nuovo dpcm (è atteso  domenica) è un concatenarsi di eventi che schizzano di qua e di là, ma che alla fine finiscono tutti per alimentare la sensazione di assedio che porta a una stretta ormai imminente e non più rinviabile. Vincenzo De Luca annuncia, sventolando la tac di un polmone malato di Covid, un lockdown in Campania di quaranta giorni e propone e spinge il governo a fare altrettanto: “Non voglio vedere i camion con le bare”. 

A Roma, intanto, Francesco Boccia, ministro degli Affari regionali, scopre di essere positivo, ma asintomatico. Il virus - come svelato dal Foglio.it - cammina e si intrufola ovunque. Compreso il Quirinale, dove risultano positivi lo chef e altri due addetti della mensa.  La situazione appare potenzialmente fuori controllo. Lo dicono i numeri: ai 19.143 nuovi positivi con 91 vittime, si aggiunge l’indice Rt che tocca quota 1,5 nel Paese. Con sotto la seguente didascalia firmata dall’Istituto superiore di sanità: “La situazione evidenzia segnali di criticità dei servizi territoriali e del raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali”.  

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L’evidenza porta dunque verso il nuovo dpcm. Quello della svolta, rispetto agli interventi soft degli ultimi dieci giorni. La macchina si mette in moto. Attraverso piccoli segnali rivelatori. Palazzo Chigi chiede a tutti i ministeri competenti di iniziare a scrivere le Faq per rispondere alle domande più frequenti di cittadini e imprese (tra i primi dubbi ovviamente c’è di tutto: “Potrò organizzare la sagra nel mio paese?”).

Allo stesso tempo, al ministero dello Sviluppo economico, tirano fuori dai cassetti i codici Ateco, che servirono nella fase 1 della pandemia a decidere quali attività chiudere e quali no. Insomma, ci risiamo? Non proprio. La scuola dovrebbe rimanere aperta, nonostante l’assalto del Pd alla ministra Lucia Azzolina che fa però sponda con il Cts e soprattutto con Conte. Si andrà comunque verso una regolamentazione della didattica a distanza per le superiori. Si ragiona, inoltre, su un coprifuoco dalle 21 e sullo stop a tutto ciò che riguarda lo svago, salvaguardando l’industria e la vendita al dettaglio.  

Le maglie del nuovo decreto si ampliano e si chiudono a seconda delle ali del governo con cui si parla. Dal Viminale indicano  un margine che va dal coprifuoco alle 21 in tutta Italia fino allo stop agli spostamenti tra regioni. Su questo la linea del Pd è diversa: il capo delegazione Dario Franceschini è per limitazioni molto forti nelle grandi aree metropolitane (Roma, Napoli, Milano, Torino) lasciando la corda più sciolta nelle province. 
Dunque teatri, cinema, palestre, convegni e ristoranti (eccetto per i servizi da asporto) sembrano avere le ore contate. Anche i centri commerciali sono destinati a chiusure almeno nei fine settimana. Ci siamo così con i codice Ateco. “Non stiamo andando in guerra, diciamo che è partita la corsa agli armamenti”, provano a sdrammatizzare dal ministero dello Sviluppo economico. Ma la situazione è ancora controversa.

E anche sulla scuola si scontrano le posizioni rigoriste del Pd, con quelle di Lucia Azzolina. Pronta a cedere, magari, sulle superiori, ma mai sulle primarie e sulle secondarie. Il pressing degli scienziati per arrivare il prima possibile a una decisioni drastiche entra dentro Palazzo Chigi dove per tutta la giornata fanno leggere a Conte le agenzie di stampa che annunciano i coprifuoco delle regioni. Da lunedì, per esempio, toccherà al  Piemonte. “Non inseguiamo i governatori, diamo un quadro di regole che definisca orientamento chiaro all'interno del quale manteniamo una certa flessibilità tra vari territori”, ragiona il presidente del Consiglio per cercare di sfuggire dalla morsa di questo federalismo disordinato.

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“E del resto: dovremmo seguire De Luca che invoca il lockdown, o Fontana che chiede di essere meno duri con le chiusure?", sono le domande che rimbalzano a Palazzo Chigi.

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E così per non farsi travolgere dagli eventi, per non fa passare l’idea che si sia piegato ai fatti e alle dirette Facebook dei presidenti di regione, il premier torna a ribadire a chi gli chiede come si muoverà: “Il territorio italiano ha diverse specificità, sia tra una regione e l'altra sia tra centro e periferia. Non si può non tenerne conto”. Ragionamenti che si attorcigliano, mentre la decisione prende i corridori degli uffici legislativi del governo: sarà un lockdown all’italiana. Senza movida e svago, con la possibilità di andare a scuola e al lavoro. Un film inedito
 

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